di Marina Crisafi - È arrivato ieri il via libera della Camera alla riforma degli appalti, a un anno esatto dalla presentazione del testo in Parlamento. Con 343 sì, 78 no e 25 astenuti Montecitorio ha approvato la delega che assegna al Governo il compito di ridisegnare la normativa sugli appalti, sulla base di ben 75 criteri direttivi che faranno dire addio all'attuale disciplina, nell'ottica di un vero e proprio "azzeramento" degli oltre 600 articoli attuali, e muovendosi invece verso quello che gli inglesi chiamano "soft law".
Il testo ora passa al Senato, ma dati i tempi stretti per il recepimento delle direttive europee (da importare nell'ordinamento entro il 18 aprile prossimo), si tratta di un passaggio meramente "formale", un sì obbligato che non lascia spazio a ulteriori modifiche.
"Dobbiamo correre" ha affermato infatti il ministro dei trasporti, Graziano Delrio durante il voto per la delega, accennando alla condivisione preliminare già esistente al Senato dove si avrà una rapida approvazione, con l'obiettivo, ha aggiunto, di avere il nuovo Codice degli appalti, entro "inizio estate, a giugno".
Ecco i contenuti principali del testo approvato:
Più poteri all'Anac
Vero e proprio cuore della riforma è il rafforzamento dei poteri all'Autorità nazionale anticorruzione, probabile riflesso delle varie inchieste che hanno attraversato il mondo degli appalti negli ultimi tempi. L'Anac avrà poteri di intervento cautelari, con la possibilità di bloccare in corsa le gare irregolari, oltre a poter vincolare amministrazioni e imprese al rispetto degli atti di indirizzo al mercato (linee guida, pareri, bandi, ecc.) e a qualificare le stazioni appaltanti. Nella stessa ottica di trasparenza e di rispetto delle procedure, è prevista la nascita di un albo nazionale dei commissari di gara istituito presso l'Anac per la moralizzazione del settore.
Niente scorciatoie per le gare e pubblicità online
Niente più scorciatoie normative per le gare relative alla realizzazione dei grandi eventi, con deroghe ammesse soltanto in caso di emergenze di protezione civile.
Oltre a questa rilevante novità, si favoriranno le gare telematiche con la pubblicazione dei bandi sui siti web, assicurando l'accessibilità alle persone con disabilità.
Stretta sulle varianti e valorizzazione dei progetti
Per arginare la durata infinita dei cantieri, introdotto un giro di vite sulle varianti ai progetti, che in genere causano l'aumento dei costi per i due terzi delle grandi opere, con la previsione di rescindere il contratto superato un determinato tetto. I progetti inoltre dovranno essere definiti prima di arrivare al cantiere, e si investirà sulla valorizzazione, introducendo il divieto di aggiudicazioni al massimo ribasso, anche per i lavori. Il criterio normale dell'assegnazione sarà quello dell'offerta più vantaggiosa, basata quindi non solo sul prezzo ma anche sugli aspetti organizzativi del cantiere e di miglioramento dei progetti. Le imprese saranno valutate anche in base alla "reputazione" guadagnata sul campo e alla "buona condotta" (rispetto dei tempi, basso contenzioso, rating di legalità, ecc.), mentre le grandi opere si dovranno guadagnare il consenso attraverso il "debat public".
Meno ricorsi al Tar
Arriva anche la stretta sui ricorsi al Tar, con il fine di decongestionare il settore.
Nello specifico, è previsto che già nella fase cautelare il giudice dovrà tenere conto dei casi nei quali l'annullamento dell'aggiudicazione causa l'inefficacia del contratto.
Verrà inoltre introdotto un rito speciale camerale per pervenire alla risoluzione immediata dei contenziosi (come ad esempio, per le esclusioni dalla gara per eventuali carenze dei requisiti, ecc.).
Il testo della delega sugli appalti approvato alla Camera