di Valeria Zeppilli - Se si guarda al quadro che, come ogni anno, ha recentemente dipinto l'Istat, la nostra cara Italia, nel complesso, non si presenta un granché bene.
La giustizia è ancora molto lenta, con quattro milioni e mezzo di cause pendenti nel solo campo civile, e il mercato del lavoro, sebbene in crescita, resta lontano dalla media dell'Europa. Da dietro, infatti, ci guardano solo Croazia e Grecia.
Senza parlare dell'aumento dei furti e del persistente problema del sovraffollamento delle carceri.
Le iscrizioni all'università hanno poi subito un netto calo: complice, probabilmente, la crescente sfiducia nel sistema, solo il 49,7% dei ragazzi decide di proseguire i propri studi una volta conseguita la maturità.
Non vanno meglio gli affari di cuore, con un aumento dei matrimoni giunti al capolinea.
L'Italia non perde, poi, le sue amate tradizioni: si continua a considerare il pranzo un momento "sacro" (per il 67,2% dei cittadini è il pasto principale) e lo si continua a consumare a casa (almeno dal 73,4% della popolazione).
Va poco lo sport, praticato solo da un italiano su tre.
Resta poi altissima e tipica rispetto al resto d'Europa la percentuale di famiglie proprietarie delle abitazioni in cui vivono: ben il 71,2%. Quasi una su cinque, tuttavia, per godere di tale beneficio sta fronteggiando un mutuo.
Le buone notizie sono che si vive più a lungo, si visitano di più i musei e, dopo diversi anni, non diminuiscono i lettori.
Chissà cosa ci riserverà l'anno a venire.