di Marina Crisafi - Quella dell'arresto in flagranza per chi causa un incidente dove ci scappa il morto è una delle modifiche che ha subito maggiori limature nel corso dell'iter parlamentare della legge che introduce nel codice penale il reato di omicidio stradale.
Nel testo che ha ricevuto ieri il via libera al Senato e ora in attesa di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale (leggi: "L'omicidio stradale è legge"), la norma ha trovato la sua veste definitiva rischiando fino all'ultimo un'ulteriore estensione del non obbligo di arresto in flagranza (come prevedeva un emendamento a firma di Carlo Giovanardi - Gal, respinto) evitato a seguito della "blindatura" della fiducia posta dal governo.
La norma definitivamente approvata - con il fine di evitare che il colpevole resti in libertà e di dare una risposta alle centinaia di familiari e amici delle vittime della strada, spesso offesi dal fatto che veri e propri pirati restassero impuniti o venissero scarcerati pur dopo aver causato incidenti terribili - prevede in sostanza che l'arresto in flagranza diventi obbligatorio, ma soltanto per chi ha causato l'incidente avendo assunto alcol o avendo guidato sotto effetto di droghe.
Tuttavia, l'accertamento delle circostanze non sarà semplice. Basta pensare ai diversi fattori che rientrano nella valutazione dello svolgimento dei fatti e alle difficoltà degli accertamenti dello stato di alterazione dovuto ad alcol o droghe, dati i numerosi dubbi sull'attendibilità dei test e sulla loro esecuzione a distanza di tempo dall'accaduto.
Negli altri casi, invece, l'arresto sarà solo facoltativo.
Inoltre, a seguito dell'approvazione a Montecitorio a voto segreto dell'emendamento presentato da Francesco Paolo Sisto (FI), l'arresto sarà sempre escluso quando ci sono solo feriti (anche gravissimi), se il responsabile si ferma "e occorrendo, presti assistenza a coloro che hanno subito danni alla persona, mettendosi immediatamente a disposizione degli organi di polizia giudiziaria".
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