di Marina Crisafi - Parenti serpenti dice il proverbio. E tali erano senza dubbio per un uomo che costretto ai domiciliari nella casa della sorella e del cognato, un giorno non ha retto più e si è spontaneamente recato alla stazione dei carabinieri più vicina per chiedere di essere riportato in carcere.
La Cassazione lo ha accontentato.
D'accordo con le conclusioni dei giudici di merito, da piazza Cavour, infatti, hanno confermato la condanna dell'uomo per evasione (cfr. sentenza n. 8614/2016 depositata il 2 marzo e qui sotto allegata).
La condotta dell'imputato, pur dettata dalla rabbia causata dalla convivenza forzata e dall'ennesimo scontro familiare senza alcuna "connotazione dolosa nel proprio comportamento" come asserito dallo stesso, non è giustificabile, né comprensibile.
La sesta sezione penale ha ritenuto l'uomo responsabile del "reato di evasione", per essersi allontanato arbitrariamente dall'abitazione della sorella e del cognato, "dove si trovava ristretto in regime di arresti domiciliari".
Pur non mettendo in dubbio "l'effettività della motivazione alla base dell'agire", i giudici della S.C. ricordano che integra il reato di evasione la mera "condotta di volontario allontanamento dal luogo di restrizione domiciliare e di presentazione presso la stazione dei Carabinieri ancorché per chiedere di essere ricondotto in carcere".
Qualsiasi condotta di volontario allontanamento dal luogo degli arresti domiciliari
- prosegue difatti la sentenza - "in difetto di previa autorizzazione da parte della competente A.G., vale ad integrare il reato previsto e punito dall'art. 385 cod. pen., comportando la lesione dell'interesse protetto dalla norma incriminatrice al rispetto dell'autorità delle decisioni giudiziarie, a tale riguardo non assumendo alcun rilievo, in senso contrario, né la durata o la distanza dello spostamento, né i motivi alla base della determinazione dei soggetto agente, ove pure riconducibili al deterioramento del rapporto con i familiari conviventi, trattandosi di situazione ad esempio ovviabile mediante la richiesta di mutamento del domicilio della restrizione".Per cui il desiderio dell'uomo è stato esaudito: egli potrà tornare nel carcere di Poggioreale per scontare altri due mesi di reclusione.
Cassazione, sentenza n. 8614/2016
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