di Valeria Zeppilli - Da qualche tempo ormai, la professione forense non è più "affare di soli uomini": le donne avvocato, infatti, sono sempre più numerose e stanno colonizzando le aule di Tribunale.
Basti pensare che solo una trentina di anni fa, nel 1985, la percentuale di donne che esercitavano la professione era del 9%, contro il 47,2% di dicembre 2015 (secondo i dati diffusi da Cassa Forense).
Si tratta, chiaramente, di una crescita senza precedenti e destinata a proseguire: la percentuale di avvocati uomini, infatti, è composta soprattutto da over 50, mentre tra i giovani le toghe rosa la fanno da padrone.
Oltretutto, le donne avvocato stanno dimostrando una maggiore attitudine all'autoimprenditorialità nel settore legale: nelle più importanti partnership con studi internazionali c'è quasi sempre lo zampino di una di loro.
Sempre le donne, inoltre, dimostrano un maggior orientamento all'aggregazione, nella convinzione che fornire un servizio qualificato a tutto tondo sia la carta vincente e che il trend del futuro non sarà più quello di tutti che fanno tutto, ma quello di ognuno che fa qualcosa e lo fa in maniera specializzata.
Oltretutto, le avvocatesse hanno iniziato a guardare anche oltre i settori tipicamente "femminili" per cimentarsi nei più disparati rami del diritto, nella convinzione di non aver nulla in meno dei colleghi uomini.
A tutto ciò si aggiunge la diffusione della "carta delle pari opportunità", nota in Italia già dal 2009 e che in questi anni si sta propagando non solo tra le imprese, ma anche tra gli studi legali (si pensi all'adesione prestata, nel luglio scorso, dallo studio Dentons).
Molte iniziative femminili nel campo dell'avvocatura, infine, sono ispirate a un recupero del tempo da dedicare alla famiglia e del benessere in maniera collaborativa.
Almeno in questo campo, insomma, le donne stanno riuscendo ad insinuarsi nei piccoli spazi lasciati dagli uomini. Molta strada c'è ancora da fare, solo guardando ai redditi, ma di sicuro la via è quella giusta.