Per ludopatia si intende l'incapacità ad astenersi dall'impulso del gioco d'azzardo e dalle scommesse nonostante che il soggetto sia consapevole che dal suo comportamento ne derivino gravi conseguenze. Tale patologia non è risultata indifferente al legislatore, il quale con il Decreto Legge 13 settembre 2012 numero 158 (modificato poi con Legge 8 novembre 2012, numero 189), ha inserito questo disturbo nei LEA, ossia nei Livelli Essenziali di Assistenza. Proprio la ludopatia è stata oggetto di un'importante decisione della Suprema Corte (cfr. sentenza n. 18162/2016), con la quale gli Ermellini si sono pronunciati su un ricorso avverso un'ordinanza del giudice dell'esecuzione, statuendo la non assimilazione di tale patologia con la tossicodipendenza, osservando quindi uno dei principi cardini del diritto sostanziale, il quale vieta il ragionamento per analogia.
La fattispecie
Nella vicenda portata all'attenzione della S.C., il giudice dell'esecuzione, con ordinanza 58/2014 del Tribunale di Napoli, rigettava l'istanza presentata dal condannato volta ad ottenere l'applicazione dell'articolo 81 del Codice Penale (Concorso formale. Reato continuato) e dell'articolo 671 del Codice di Procedura Penale (Applicazione della disciplina del concorso formale e del reato continuato), relativamente a sette reati commessi tra il 1996 ed il 2004.
La tesi difensiva lamentava, inoltre, l'omissione da parte del GE nel non aver considerato che alcuni dei reati erano stati commessi a distanza temporale molto ridotta (ossia tre reati stati consumati nell'arco di due mesi, mentre altri due reati erano stati commessi a distanza di un giorno, quindi 24 ore).
La decisione
Per quanto concerne il primo aspetto, i Giudici di Piazza Cavour richiamando il decreto Legge 158/2012 asseriscono che la ludopatia, pur avendo in comune con la tossicodipendenza ovvero l'alcolismo o il tabagismo una dipendenza patologica, affonda le proprie radici in aspetti della psiche del soggetto e non presenta, al momento attuale, quegli aspetti di danno che l'esperienza ha dimostrato essere alla base dei comportamenti derivanti cui, nell'ambito della discrezionalità legislativa, la modifica normativa ha inteso porre rimedio".
La modifica cui si riferisce
Altro aspetto affrontato dalla Suprema Corte è quello della continuazione dei reati, quindi della unicità del disegno criminoso. A tal proposito, gli Ermellini statuiscono che tale disegno consiste nella realizzazione di un univoco programma nella mente del reo, specificando che nel momento in cui si dà inizio alla prima fattispecie criminosa essa deve essere conseguentemente legata alla realizzazione di quel quadro criminoso nella mente del reo che sfocia poi in un unico intellettivo disegno criminoso, come un pittore che dà vita alla sua creazione senza mai staccare il pennello dalla tela. Relativamente all'aspetto cronologico,
Abogado Francesca Servadei
Studio Legale Servadei
Corso Giacomo Matteotti n. 49
Albano Laziale (Roma)
Tel. 069323507
Cell.: 3496052621
e-mail: francesca.servadei@libero.it