di Gabriella Lax - Premialità per gli insegnanti che hanno ben svolto il loro lavoro. Tra Natale e la fine di gennaio saranno 247.782 i docenti italiani a cui verrà accreditato il bonus premiale dal dirigente scolastico, ossia il 35% dell'organico complessivo, per una cifra che raggiunge i 200 milioni di euro. Si tratta dei fondi che la "Buona scuola", riforma Renzi-Giannini ha destinato, a partire dal 2016, per valorizzare l'impegno e l'operato dei docenti per migliorare l'offerta didattica, superando ogni precedente sperimentazione (l'ultima quella dell'ex ministro Mariastella Gelmini). Un nuovo modo di intendere la scuola verso la meritocrazia, per compiere quell'atteso salto di qualità grazie anche alle premialità riservate ai più "lodevoli" saliti in cattedra. La riforma è stata bocciata dall'ala più sindacalizzata della scuola perché la nuova procedura introdotta ha eliminato qualsiasi forma di contrattazione di questo salario. Sarebbe toccato ad ogni istituto istituire un comitato di valutazione, composto in prevalenza da insegnanti, con il compito di indicare i criteri per "dare le pagelle". Azione di fatto affidata ai dirigenti che hanno successivamente scelto i docenti (solo personale di ruolo, compresi sostegno e religione e non, ad esempio, i supplenti precari) ritenuti meritevoli di un riconoscimento in denaro aggiuntivo rispetto alla normale retribuzione (aggiunta che dovrebbe corrispondere a circa 600-700 euro).
Il dato di fatto è che i bonus di merito sono partiti in tutt'Italia. Nel 99,9% di istituti sono stati attivati i comitati per la valutazione degli insegnanti che solo in 7 scuole non sono diventati operativi. Per selezionare i docenti migliori sono stati utilizzati tutti i criteri individuati nella riforma Giannini ossia si è tenuto conto della qualità dell'insegnamento, dei risultati ottenuti e della progettualità realizzata. Valutate tra i criteri anche le responsabilità assunte nel coordinamento organizzativo didattico e nella formazione del personale. Circa sei scuole su 10 (il 57%) hanno poi assegnato pesi diversi a questi criteri; e le scelte finali dei comitati sono state adottate quasi nel 100% dei casi all'unanimità.
E se da una parte «l'introduzione del premio al merito è un cambiamento importante - ha commentato Daniele Checchi, economista all'università di Milano, ed esperto di politiche scolastiche - perché si tratta di un intervento generalizzato, in tutti gli ordini di scuola e in tutte le aree del paese» come riporta il Sole 24 Ore, dall'altra c'è chi, come il maestro Lino Quartarone (lo riporta "Orizzonte scuola"), decide di devolvere la somma della premialità alla scuola, come azione di protesta costruttiva finalizzata ad alimentare il dibattito in corso su alcuni degli aspetti osteggiati della riforma 107/2015. Secondo il maestro «la discrezionalità finale, per l'assegnazione del bonus per il merito, affidata ai dirigenti scolastici non garantisce equità e trasparenza nell'utilizzo di fondi pubblici e che configurandosi come salario accessorio andrebbe riportato in contrattazione proprio come avviene per il Fis (Fondo istituzione scolastica)».
• Foto: 123rf.com