di Valeria Zeppilli - Ascoltare la musica alta in macchina è un'abitudine abbastanza diffusa, che può però divenire reato: in particolare disturbo della quiete pubblica.
A tal proposito si pensi che recentemente un automobilista siciliano, abituato a volumi tutt'altro che gradevoli, si è salvato dalla condanna solo grazie all'oblazione, che ha scelto come strada per veder dichiarata l'estinzione del reato di cui all'articolo 659 c.p. con riferimento al quale era stato portato in giudizio.
L'uomo, peraltro, ha dovuto patire qualche pena aggiuntiva per riavere indietro il suo stereo, tanto da doversi rivolgere addirittura alla Corte di cassazione che, con la sentenza numero 10024/2017 (qui sotto allegata), gli ha dato ragione.
In particolare, chiedendo di essere ammesso all'oblazione il ricorrente aveva espressamente domandato la restituzione dell'impianto confiscato, stante il proprio stato di incensuratezza, senza però essere accontentato.
La Cassazione, invece, ha precisato che, anche a prescindere dalla richiesta, nel caso di specie i provvedimenti ablatori hanno riguardato un bene del quale il ricorrente, all'epoca indagato, aveva sia la proprietà che la materiale disponibilità, mentre il procedimento penale instauratosi a suo carico è stato definito, come visto, con sentenza di estinzione del reato per oblazione.
In assenza di una sentenza di condanna, quindi, non poteva essere disposta alcuna confisca, considerato che l'ipotesi in analisi non rientra tra quelle per le quali la confisca è obbligatoria e si può quindi prescindere dall'eventuale condanna.
Di conseguenza, lo stereo dell'auto va restituito all'uomo che, probabilmente, ne farà ora un uso più contenuto.
Corte di cassazione testo sentenza numero 10024/2017• Foto: 123rf.com