di Gabriella Lax - Ventimila i bambini, solo in estate, vittime in un gioco al massacro da parte di genitori separati o divorziati. A mali estremi, estremi rimedi pur di salvaguardare i diritti dei più piccoli. Da qui la proposta di Gian Ettore Gassani, avvocato e presidente Ami (associazione matrimonialisti italiani) di introdurre il reato di alienazione parentale. In estate aumentano separazioni e divorzi, ma c'è di più. Un fenomeno che durante la bella stagione cresce a dismisura e riguarda sempre le coppie già separate o divorziate: la contesa dei figli si trasforma in una vera un'emergenza nazionale poiché, sovente, uno dei due genitori impedisce all'altro di stare con i figli nei giorni in cui gli toccherebbe. Sono oggetto di denuncia. Cifre devastanti, ma ancora più devastante il fatto che «A tanti figli - chiarisce Gassani - viene impedito ingiustamente di trascorrere le vacanze insieme ad uno dei genitori. Tale situazione produce danni gravissimi nella sfera emotiva dei ragazzi».
Avvocato Gassani, come si arriva a pensare di voler introdurre il reato di alienazione parentale?
«Vedo situazioni veramente emergenziali che riguardano i minori perché al di là dei buoni propositi, della legge sull'affidamento condiviso, purtroppo c'è da rilevare una grande immaturità di fondo da parte dei genitori. Trattano i bambini come un bottino di guerra o un terreno di vendetta e di rivendicazione. Ogni anno il problema di molti tribunali è intervenire su colpi bassi dati all'altro genitore, soprattutto per le vacanze estive. È il periodo delle partenze, quello per cui il bambino finisce dal padre o dalla madre, a volte anche per lunghi periodi. Non sempre c'è la capacità, la maturità, l'affetto, il buon senso di capire che il bambino ha il diritto di stare con entrambi i genitori, soprattutto nel periodo estivo che è quello in cui si costruiscono i legami, si costruisce il rapporto. Periodi in cui la vacanza significa maggiore dialogo, gioco e condivisione, significa cementare rapporti, cosa che d'inverno, sovente, non si riesce a fare.
Per questo motivo è deleterio vedere certificati medici dell'ultimo minuto per patologie inesistenti tirate in ballo per non consegnare il bambino all'altro genitore. È brutto far saltare vacanze già organizzate con scuse dell'ultima ora, perseguitare i bambini quando stanno con l'altro genitore con continue telefonate, messaggi, dimostrando il dispiacere di non averli con sé. Quindi manipolandoli e strumentalizzandoli, non lasciandoli liberi di potersi esprimere in maniera compita con l'altro genitore. Abbiamo una casistica evidente e preoccupante delle più svariate situazioni dannose: inibire la creazione o la conservazione di un rapporto con l'altro, rovinare le vacanze al bambino. Ergo, l'estate non è certamente un periodo felice per molti bambini».Come si potrebbe evitare questo gioco al massacro?
«Io sarei molto drastico nei confronti dei genitori che non si rendono conto dei danni che fanno ai loro figli. Penso che la ricreazione sia finita per molte famiglie e che debbano cominciare a capire che al centro di ogni questione il minore prevale su tutti gli altri interessi e sulle altre istanze che possono fare i genitori. Il bambino sta al centro del diritto di famiglia, non i genitori per cui la conservazione della fitta trama di rapporti parentali deve essere un valore socialmente riconosciuto così come succede negli altri paesi europei che contemplano sanzioni gravi come succede in Inghilterra e nei Paesi Bassi con incriminazioni penali e l'arresto dei genitori che strumentalizzano ed alienano l'altro».
Dal punto di vista giuridico?
«La questione riguarda la configurazione di una nuova norma penale che preveda sanzioni significative nei confronti del genitore che frappone ostacoli al diritto di visita e frequentazione con l'altro. Il reato di alienazione genitoriale dovrebbe essere introdotto nel nostro sistema penale perché non è possibile assistere a queste situazioni senza poter stabilire sanzioni importanti. Le attuali norme, il 388 secondo comma, per esempio, unica disposizione che prevede una sanzione nei confronti di un genitore che non rispetta gli accordi relativi all'affidamento è punita con pena simbolica, non funge da deterrente. Non ricordo in 27 anni di carriera un genitore canaglia che abbia passato un brutto quarto d'ora. Alla fine è un Paese particolarmente distratto di fronte alle piccole e grandi tragedie dei bambini. Nessuno si pone il problema di quello che passa un bambino che diventa orfano di un genitore vivo. È prioritario partire da questo per costruire un diritto di famiglia credibile».
Siamo molto indietro sulla tutela dei diritti dei bambini?
«Sembrano concetti banali, tuttavia nel nostro Paese le conquiste banali sono un fatto eccezionale. La grande rivoluzione giuridico-culturale in Italia avverrà quando non ci sarà un bambino che sarà deprivato dell'affetto di tutta la sua famiglia, sia paterna che materna; fino a quando ci sarà anche un solo bambino che dovrà subire le prepotenze e le violenze in famiglia, le più brutte e subdole, non avremo pace. Quando si parla di violenze in famiglia si parla anche di strumentalizzazione del cuore dei bambini o il fatto che qualcuno faccia un lavaggio del cervello per allontanarlo dall'altro coniuge o che si demonizzi o sminuisca l'altro o lo si escluda dalla vita dell'altro. Tutto questo non può più avvenire, se lo abbiamo sopportato in questi anni adesso è arrivato il momento di dire basta. Ormai la legge sull'affidamento condiviso è stata introdotta nel 2006, dopo 11 anni il bilancio è assolutamente drammatico».
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