Si fa presto a dire "Non hai le palle". Ma per una frase del genere si rischia una condanna penale per ingiuria. Parola di Cassazione. Nel caso preso in esame dal palazzaccio, la frase ingiuriosa era stata pronunciata da un giudice di pace durante una accesa discussione con un suo cugino avvocato. Il caso era finito nelle aule di giustizia ma dopo una condanna in primo grado, la sentenza veniva riformata in appello sulla base del rilievo che una simile espressione, magari poco felice, non avesse una carica offensiva specie perchè pronunciata nel contesto di una contesa familiare. Contro la sentenza assolutoria (perché "il fatto non sussiste") l'avvocato offeso si è rivolto alla suprema Corte che, con sentenza n. 30719 del 31 luglio 2012 ha accolto il suo ricorso annullando con rinvio la sentenza impugnata. "Nel caso in esame - affermano i giudici di legittimità - a parte la volgarità dei termini utilizzati, l'espressione ha una evidente e obiettiva valenza ingiuriosa, atteso che con essa si vuole insinuare non solo, e non tanto, la mancanza di virilità del destinatario, ma la sua debolezza di carattere, la mancanza di determinazione, di competenza e di coerenza, virtù che, a torto o a ragione, continuano ad essere individuate come connotative del genere maschile.". Inoltre, si legge nella sentenza, la frase fu pronunciata in contesto lavorativo (ufficio giudiziario), a voce alta ed udibile anche da terze persone. "In tali circostanze il pericolo di lesione della reputazione non poteva essere aprioristicamente escluso sulla base una pretesa "evoluzione" del linguaggio e volgarizzazione delle modalità espressive.".
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