MENO UNDICI GIORNI AL VOTO - Elezioni anticipate e non in aprile, alla naturale scadenza della legislatura: in inverno si era già votato, a suffragio interamente maschile, il 21 gennaio 1849 per la Repubblica Romana ed a Macerata venne eletto Giuseppe Garibaldi cui è dedicata una statua nell'omonima piazza che quando ero ragazzo era verdognola: ora, dopo un restyling, è tornata al colore naturale; non esistevano i partiti, si votarono i candidati in un embrionale esercizio di democrazia sotto le invettive del Papa. L'Eroe dei due mondi, per dovere di cronaca, arrivò tredicesimo degli eletti.
Il Presidente della Repubblica ha forse dimenticato il dettato costituzionale? Eppure dovrebbe essere il custode della Carta fondamentale; infatti, dopo le dimissioni di Mario Monti non ha costituito un nuovo governo secondo le indicazioni delle forze politiche; non ha neppure tentato di farlo ricercando una qualsiasi maggioranza in grado di sostenere un qualunque governo che potesse ottenere la fiducia delle Camere.
Si insegna in diritto costituzionale che in un sistema parlamentare il governo nasce e muore in Parlamento, non nelle menti pur ispirate di Napolitano, Berlusconi e Monti.
Forse timore per il crescente fattore G(rillo)? Eccoci, quindi, al gelido voto nel mese di febbraio: mai accaduto prima d'ora.
La parola torna al popolo sovrano: il diritto elettorale spetta a ciascuno individualmente perché la sovranità non è attribuita al popolo come entità indivisibile, ma a tutti i cittadini; ognuno ha un diritto personale di parteciparvi con la propria volontà, ciascuno ha il diritto di perseguire il proprio orientamento politico e di mantenere in pugno l'arma del dissenso; l'elettore, in modo non episodico, bensì continuo, vigila sulla condotta degli eletti ed influenza l'azione di governo, determinando le eventuali correzioni di rotta.
Purtroppo, il Porcellum, che deve il suo nome alla definizione del politologo Giovanni Sartori mutuata da quella del creatore ("una porcata"), il leghista Calderoli, è un meccanismo di voto pressoché incomprensibile, inintellegibile ed unico al mondo che catapulta a Roma parlamentari con un sistema di reclutamento che più cervellotico non potrebbe essere.
Oltretutto, premiare le coalizioni è un errore di fondo: tale congegno non ha mai assicurato la governabilità, ma talora soltanto un'apparente stabilità che priva per vari anni gli elettori del loro diritto: si parla di dittatura della maggioranza.
Inoltre, i cittadini ce l'hanno con la Casta dei coalizzati (che nega costantemente l'arresto e l'utilizzabilità di atti d'indagine irripetibili); i politici, quelli screditati che abbiamo conosciuto in questi tristi anni, si coprono a vicenda; invece, i cittadini vogliono entità autonome dalla falange macedone del corporativismo e del consociativismo che spezzino l'infernale meccanismo delle spartizioni esistente ad ogni livello, dai consigli di circoscrizione in su, guai a chi non è connivente, viene emarginato subito dal Sistema.
Il Porcellum prevede ben quattro soglie di sbarramento, visto che alla Camera i partiti non coalizzati debbono ottenere il 4% dei voti validi, il 2% ove siano organizzati in una coalizione, mentre per il Senato la soglia balza addirittura all'8% (una follia), che scende al 3% per i partiti in coalizione.
Ha, infine, dell'incredibile, proseguendo nel nostro conto alla rovescia pre-elettorale, la regola del miglior perdente: già di per sé la locuzione è una contraddizione in termini: nello sport come nella vita o vinci o perdi.
L'astruso meccanismo vale solo per la Camera dei Deputati e prevede che i micropartiti che rimangono sotto il 2% possano essere ripescati, risultando vincitori seppur in minima parte dei 340 seggi che spettano alla coalizione vincente.
La coalizione deve, però, procacciarsi almeno il 10% alla Camera ed il 20% al Senato.
La complicazione regna sovrana quando si tratta di assegnare seggi al miglior perdente della coalizione sconfitta, che nel 2013 non sarà unica come nel recente passato bipolare.
Allora, la fetta della prelibata torta si riduce a 277 seggi, come pure abbiamo visto nella prima parte pubblicata il 12 febbraio 2013, talché il pur magro bottino potrebbe mancare del tutto.
L'aspetto paradossale risiede nel fatto che un partito non coalizzato che prende il 3,9% (mica male) resta fuori dal Parlamento, mentre un microbo da 1,8 può essere rappresentato nelle aule di Montecitorio con il recupero del miglior perdente: insomma, una colossale corbelleria.
Gli anni che abbiamo alle spalle sono stati un diuturno movimento tellurico tra malversazioni, sprechi inconcepibili, menzogne inverosimili (all'estero mentire agli elettori è il peggior crimine per un politico) che hanno screditato del tutto la categoria e l'immagine dei politici: al punto che il gesto immenso di Benedetto XVI ha sottolineato ancor di più la natura di questi omuncoli che non si dimettono mai neanche al cospetto di scandali e di corruttele osceni, a tacer del disastro economico-finanziario che hanno creato o concausato non mettendo fieno in cascina quando sarebbe stato possibile e consigliabile.
Quando lor signori si fanno da parte, è sempre per il tempo minimo indispensabile per riverginarsi, confidando nella memoria corta del popolo sovrano: il servo infedele è ladro e mascalzone, ma il sovrano poi se lo scorda e gli ridà fiducia e quello la tradisce in una coazione a ripetere ch'è sotto gli occhi di tutti.
Le sontuose dimissioni di un Papa Ratzinger saldissimo nella sua umana debolezza puntano i riflettori sul peggior male della classe dirigente italiana, la gerontocrazia: Berlusconi veleggia verso gli ottanta anni e pretende di continuare a governare (il popolo sovrano avrà memoria di quel che abbiamo dovuto tollerare?) angariando una malcapitata lavoratrice che diventa oggetto del suo scurrile dileggio: "Lei viene, quante volte viene?" con doppi sensi passati di moda perfino nelle caserme; sorprende il fatto che la gente presente alla misera scenetta non si metta a protestare; il tycoon televisivo non ha accettato il meccanismo delle primarie, di fatto annullandole ed uccidendo nella culla i vari Angelino Alfano e Giorgia Meloni.
Monti ha oltrepassato i settanta ed abbiamo visto come ha governato; avrà pure recuperato l'immagine esterna della nostra disastrata Nazione, ma un Monti bis oggi assai probabile dopo l'accordo con il Pd strangolerebbe l'economia.
Bersani biascica qualche frase, bigamo, si unisce in matrimonio sia al predetto premier uscente sia al Governatore della Puglia Nichi Vendola, ostracizzato dal Prof. bocconiano; Bersani non ha lasciato spazio di manovra al candidato che gode del maggior gradimento in assoluto, Matteo Renzi. Le stesse regole adottate per le primarie del Centro-Sinistra sono apparse confezionate su misura per la vittoria del Segretario.
La classe politica continua a chiederci sacrifici eppure è sempre pronta a dilapidare immani fortune per progetti che non hanno nessun senso e nessuna utilità per i cittadini: i costosissimi cacciabombardieri approvati dai vari governi sono pure difettosi visto che in particolari condizioni atmosferiche possono esplodere in volo; fanno mestamente pendant con le spigole a tre euro di prezzo ...politico del ristorante della Camera. A domani: ci occuperemo del fenomeno-Grillo.
» Vedi anche: ELEZIONI 2013 - Come funziona il sistema di VOTO (prima parte)
» Vai al tag: Speciale Elezioni 2013 di Paolo Storani
Il Presidente della Repubblica ha forse dimenticato il dettato costituzionale? Eppure dovrebbe essere il custode della Carta fondamentale; infatti, dopo le dimissioni di Mario Monti non ha costituito un nuovo governo secondo le indicazioni delle forze politiche; non ha neppure tentato di farlo ricercando una qualsiasi maggioranza in grado di sostenere un qualunque governo che potesse ottenere la fiducia delle Camere.
Si insegna in diritto costituzionale che in un sistema parlamentare il governo nasce e muore in Parlamento, non nelle menti pur ispirate di Napolitano, Berlusconi e Monti.
Forse timore per il crescente fattore G(rillo)? Eccoci, quindi, al gelido voto nel mese di febbraio: mai accaduto prima d'ora.
La parola torna al popolo sovrano: il diritto elettorale spetta a ciascuno individualmente perché la sovranità non è attribuita al popolo come entità indivisibile, ma a tutti i cittadini; ognuno ha un diritto personale di parteciparvi con la propria volontà, ciascuno ha il diritto di perseguire il proprio orientamento politico e di mantenere in pugno l'arma del dissenso; l'elettore, in modo non episodico, bensì continuo, vigila sulla condotta degli eletti ed influenza l'azione di governo, determinando le eventuali correzioni di rotta.
Purtroppo, il Porcellum, che deve il suo nome alla definizione del politologo Giovanni Sartori mutuata da quella del creatore ("una porcata"), il leghista Calderoli, è un meccanismo di voto pressoché incomprensibile, inintellegibile ed unico al mondo che catapulta a Roma parlamentari con un sistema di reclutamento che più cervellotico non potrebbe essere.
Oltretutto, premiare le coalizioni è un errore di fondo: tale congegno non ha mai assicurato la governabilità, ma talora soltanto un'apparente stabilità che priva per vari anni gli elettori del loro diritto: si parla di dittatura della maggioranza.
Inoltre, i cittadini ce l'hanno con la Casta dei coalizzati (che nega costantemente l'arresto e l'utilizzabilità di atti d'indagine irripetibili); i politici, quelli screditati che abbiamo conosciuto in questi tristi anni, si coprono a vicenda; invece, i cittadini vogliono entità autonome dalla falange macedone del corporativismo e del consociativismo che spezzino l'infernale meccanismo delle spartizioni esistente ad ogni livello, dai consigli di circoscrizione in su, guai a chi non è connivente, viene emarginato subito dal Sistema.
Il Porcellum prevede ben quattro soglie di sbarramento, visto che alla Camera i partiti non coalizzati debbono ottenere il 4% dei voti validi, il 2% ove siano organizzati in una coalizione, mentre per il Senato la soglia balza addirittura all'8% (una follia), che scende al 3% per i partiti in coalizione.
Ha, infine, dell'incredibile, proseguendo nel nostro conto alla rovescia pre-elettorale, la regola del miglior perdente: già di per sé la locuzione è una contraddizione in termini: nello sport come nella vita o vinci o perdi.
L'astruso meccanismo vale solo per la Camera dei Deputati e prevede che i micropartiti che rimangono sotto il 2% possano essere ripescati, risultando vincitori seppur in minima parte dei 340 seggi che spettano alla coalizione vincente.
La coalizione deve, però, procacciarsi almeno il 10% alla Camera ed il 20% al Senato.
La complicazione regna sovrana quando si tratta di assegnare seggi al miglior perdente della coalizione sconfitta, che nel 2013 non sarà unica come nel recente passato bipolare.
Allora, la fetta della prelibata torta si riduce a 277 seggi, come pure abbiamo visto nella prima parte pubblicata il 12 febbraio 2013, talché il pur magro bottino potrebbe mancare del tutto.
L'aspetto paradossale risiede nel fatto che un partito non coalizzato che prende il 3,9% (mica male) resta fuori dal Parlamento, mentre un microbo da 1,8 può essere rappresentato nelle aule di Montecitorio con il recupero del miglior perdente: insomma, una colossale corbelleria.
Gli anni che abbiamo alle spalle sono stati un diuturno movimento tellurico tra malversazioni, sprechi inconcepibili, menzogne inverosimili (all'estero mentire agli elettori è il peggior crimine per un politico) che hanno screditato del tutto la categoria e l'immagine dei politici: al punto che il gesto immenso di Benedetto XVI ha sottolineato ancor di più la natura di questi omuncoli che non si dimettono mai neanche al cospetto di scandali e di corruttele osceni, a tacer del disastro economico-finanziario che hanno creato o concausato non mettendo fieno in cascina quando sarebbe stato possibile e consigliabile.
Quando lor signori si fanno da parte, è sempre per il tempo minimo indispensabile per riverginarsi, confidando nella memoria corta del popolo sovrano: il servo infedele è ladro e mascalzone, ma il sovrano poi se lo scorda e gli ridà fiducia e quello la tradisce in una coazione a ripetere ch'è sotto gli occhi di tutti.
Le sontuose dimissioni di un Papa Ratzinger saldissimo nella sua umana debolezza puntano i riflettori sul peggior male della classe dirigente italiana, la gerontocrazia: Berlusconi veleggia verso gli ottanta anni e pretende di continuare a governare (il popolo sovrano avrà memoria di quel che abbiamo dovuto tollerare?) angariando una malcapitata lavoratrice che diventa oggetto del suo scurrile dileggio: "Lei viene, quante volte viene?" con doppi sensi passati di moda perfino nelle caserme; sorprende il fatto che la gente presente alla misera scenetta non si metta a protestare; il tycoon televisivo non ha accettato il meccanismo delle primarie, di fatto annullandole ed uccidendo nella culla i vari Angelino Alfano e Giorgia Meloni.
Monti ha oltrepassato i settanta ed abbiamo visto come ha governato; avrà pure recuperato l'immagine esterna della nostra disastrata Nazione, ma un Monti bis oggi assai probabile dopo l'accordo con il Pd strangolerebbe l'economia.
Bersani biascica qualche frase, bigamo, si unisce in matrimonio sia al predetto premier uscente sia al Governatore della Puglia Nichi Vendola, ostracizzato dal Prof. bocconiano; Bersani non ha lasciato spazio di manovra al candidato che gode del maggior gradimento in assoluto, Matteo Renzi. Le stesse regole adottate per le primarie del Centro-Sinistra sono apparse confezionate su misura per la vittoria del Segretario.
La classe politica continua a chiederci sacrifici eppure è sempre pronta a dilapidare immani fortune per progetti che non hanno nessun senso e nessuna utilità per i cittadini: i costosissimi cacciabombardieri approvati dai vari governi sono pure difettosi visto che in particolari condizioni atmosferiche possono esplodere in volo; fanno mestamente pendant con le spigole a tre euro di prezzo ...politico del ristorante della Camera. A domani: ci occuperemo del fenomeno-Grillo.
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Civilista e penalista, dedito in particolare
alla materia della responsabilità civile
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