Non voleva assistere inerte alla morte del padre per soffocamento determinato dall'ingestione di cibo, così dopo aver tentato manovre respiratorie manuali e la respirazione bocca a bocca, il figlio per "liberarlo" ricorreva all'uso di un compressore, causandogli ovviamente lesioni letali per lo scoppio dello stomaco a seguito di insufflazione d'aria e finendo sotto accusa per omicidio colposo.
L'assurda vicenda aveva portato alla pronuncia del non luogo a procedere dichiarato dal GUP del Tribunale di Benevento. Il caso poi approdava in Cassazione tramite ricorso del Procuratore della Repubblica, secondo il quale, pur avendo l'indagato agito sotto lo stato di necessità, conoscendo le caratteristiche del compressore per averlo utilizzato per le pulizie domestiche, aveva ecceduto nell'utilizzo di un mezzo inadeguato e pericoloso e, pertanto, non poteva superarsi la ritenuta colpevolezza.
Secondo la Cassazione, invece, il figlio va assolto. Con sentenza n. 53070 del 19 dicembre 2014, infatti, la quarta sezione penale della S.C. ha riconosciuto la sussistenza dello stato di necessità che aveva portato all'inverosimile azione da parte dell'uomo, affermando che la semplice conoscenza dello strumento, che si asseriva essere la causa del decesso, non poteva valere a far giungere ad una soluzione differente da quella di assoluzione.
Cassazione Penale, testo sentenza 19 dicembre 2014, n. 53070