di Marina Crisafi - Se la "dimenticanza" del capo dello Stato Mattarella che, davanti al Consiglio Superiore della Magistratura, ha omesso di ricordare che tra le vittime dei fatti di Milano c'era anche un giovane avvocato, limitandosi a commemorare il giudice ucciso, ha scatenato l'indignazione e la rabbia degli avvocati, ci pensa il Cnf a sedare gli animi inviando una lettera all'intera categoria.
Una categoria che non è certo figlia di un dio minore, ma "privilegiata" - ci tiene a sottolineare il neopresidente Mascherin nella lettera pubblicata ieri sul sito del Cnf - perché la stessa Costituzione della Repubblica l'ha posta "a fianco e a protezione dei diritti fondamentali dei cittadini".
Tuttavia, ricorda Mascherin agli avvocati, "noi siamo lavoratori e la grande maggioranza di noi cerca di svolgere i propri compiti con coscienza e scrupolo professionale lontano dalla ribalta e dai facili guadagni, pertanto le vittime del nostro lavoro sono vittime come qualsiasi altra".
Niente eroismi, dunque, né polemiche o strumentalizzazioni, che è meglio lasciare ad altri, invita dunque Mascherin, ma i fatti di Milano e tutto ciò che ne è seguito devono spingere gli avvocati verso una scelta responsabile nel comunicare la propria identità "rifuggendo ogni tentazione autoreferenziale".
Senza dimenticare mai che la professione forense, conclude il presidente del Cnf, è "una funzione ma anche una missione", perché proprio gli avvocati sono "custodi dei diritti e guardiani di una democrazia che deve pensare prima ai deboli e poi ai forti e, se serve, contro i forti".
Leggi la lettera del Cnf agli avvocati