CGIA: allarme lavoro. Professioni manuali a rischio estinzione
La CGIA di Mestre lancia un nuovo allarme lavoro: nel prossimo decennio potrebbero scomparire molte professioni manuali dell'artigianato e dell'agricoltura. Un fenomeno che potrebbero tradursi in una perdita di almeno 385.000 posti di lavoro.Nelle mappa delle professioni a rischio estinzione figurano numerosi mestieri artigiani (falegname, muratore, carpentiere, carrozziere, meccanico auto, saldatore, elettricista, elettromeccanico e tappezziere, per citarne alcuni), i lavoratori di bestiame nel settore zootecnico, i braccianti agricoli e categorie più “generiche” come quella degli autisti, dei collaboratori domestici, degli addetti alle pulizie e dei venditori ambulanti. La CGIA è giunta a tale stima calcolando dapprima il numero di occupati impiegati oggi nelle principali professioni manuali, nelle fasce di età comprese tra i 15 ed i 24 anni e tra i 55 ed i 64 anni.Successivamente ha misurato il tasso di ricambio, stilando una prima graduatoria per mestieri e stimando il numero delle figure che, verosimilmente, verranno a mancare per ciascuna attività, risultato, quest'ultimo, della differenza tra il numero di occupati over 55 e under 24“Premesso che non siamo in grado di prevedere se nei prossimi anni cambieranno i fabbisogni occupazionali del mercato del lavoro italiano - afferma Giuseppe Bortolussi segretario della CGIA – siamo comunque certi di tre cose. La prima: fra 10 anni la grandissima parte degli over 55 censiti in questa mappa lascerà il lavoro per raggiunti limiti di età. La seconda: visto il forte calo delle nascite avvenuto in questi ultimi decenni, nel prossimo futuro si ridurrà ancora di più il numero dei giovani che entreranno nel mercato del lavoro, accentuando così la mancanza di turn-over. La terza: se teniamo conto che i giovani ormai da tempo si avvicinano sempre meno alle professioni manuali, riteniamo che il risultato ottenuto in questa elaborazione sia molto attendibile.”Per Bertolussi invertire questa preoccupante tendenza non è facile, poiché è il frutto di un vuoto culturale “che dura da più di 30 anni” e che non può essere colmato in tempi brevi. Come fare? “Innanzitutto bisogna rivalutare, da un punto di vista sociale, il lavoro manuale e le attività imprenditoriali che offrono queste opportunità. Per molti genitori – continua il segretario della CGIA - far intraprendere un mestiere al proprio figlio presso un'azienda artigiana è l'ultimo dei loro pensieri. Si arriva a questa decisione solo se il giovane è reduce da un fallimento scolastico, per cui l'occupazione presso un laboratorio artigiano diventa un ‘refugium peccatorum'. Per Bertolussi fondmentale “avvicinare la formazione scolastica al mondo del lavoro. Attraverso le riforme della scuola avvenute in questi ultimi anni e, soprattutto, con il nuovo Testo unico sull'apprendistato approvato nel luglio scorso qualche passo importante è stato fatto. Ma non basta”. Per il segretario della CGIA serve “una vera e propria rivoluzione culturale per ridare dignità, valore sociale e un giusto riconoscimento economico a tutte quelle professioni dove il saper fare con le proprie mani costituisce una virtù aggiuntiva che rischiamo di perdere”. Data: 06/11/2011 08:40:00
Autore: Nadia F. Poli