Spending review: che cosa (forse) non ci sarà più
In questi giorni il Consiglio dei nostri tecnici governativi si sta riunendo ad oltranza per perfezionare, o meglio rivedere, alcuni punti del decreto sulla spending review. Un lavoro che pare non essere semplicissimo anche per la rentrée di figure politiche (o anti-politiche,) di cui da tempo immemore non si sentiva parlare: i lobbysti. Certo, non i grandi numeri che disturbavano i gabinetti dei governi passati di Craxi o D'Alema, ma comunque sufficienti a creare un po' di fastidio. Impassibili attendono dietro alle transenne e cercano, ciascuno di loro, di osteggiare o far rivedere una o quell'altra voce del decreto. Ognuno è portavoce di un ministero (Istruzione, Beni pubblici, tutti i colpiti insomma) e cercano di evitare troppi tagli in casa. E pare che lo facciano con garbo e passione; sono lobbysti pubblici e non più privati come un tempo, parlano a nome di un partito non di singole realtà private.Intanto oltre ai lobbysti anche il susseguirsi di minacce, di cui molte messe in atto, di scioperi ecco che Monti e i suoi fidi hanno deciso di rivedere alcune voci che proprio non riescono ad andare giù. Per avere la conferma ufficiale delle modifiche si dovrà aspettare oggi o domani, se non addirittura settimana prossima, ma intanto alcune sono quasi certe. Frutto di nottate insonni di brain-storming.Innanzitutto si rivedranno gli aumenti di sconto imposti a farmacisti e aziende farmaceutiche, come da richiesta di queste ultime e grazie anche al pugno di ferro dei farmacisti, che comunque hanno svolto "regolarmente" lo sciopero di ieri. Ma soprattutto della coalizione, che non sembra aver lasciato via di scampo al Governo, tra Federfarma e sindacati.
Altro punto che quasi certamente si cambierà è il taglio di fondi previsto per i singoli comuni, dati i risultati negativi di molti comuni sulle previsioni di gettito Imu. In comuni come Lecce ha raggiunto a malapena un terzo, con la prospettiva dunque di dover tagliare sugli stipendi (le famose tredicesime da far saltare) dei propri impiegati pubblici. Per evitare una sommossa generale forse i tecnici hanno optato per un ammorbidimento. Così come riguardo alla riduzione delle province, alcune (Terni, Isernia e Matera) si manterranno, per poter applicare la regola del due. E cioè per ciascuna Regione minimo due province, come da emendamento voluto dai relatori; e pazienza se non rientrano nei parametri elettivi.Oltre al fatto di aver preso atto che in quasi tutti i comuni italiani pesano moltissimo sui bilanci i residui attivi, cioè delle entrate contabilizzate si ma non ancora riscosse, come ad esempio tutte le vecchie multe. Soldi che ormai si danno per persi.
Molto probabilmente si rivedrà anche la voce sulla privatizzazione di società appartenenti ad enti locali: ne saranno escluse infatti quelle che svolgono funzioni amministrative ma non sono centralizzate.Non ci sarà invece il tanto sperato (dai sindacati soprattutto) aumento del numero di esodati che potranno accedere a benefici e sostegni economici pre-pensionamento.
Insomma ancora qualche giorno (o forse meno) e avremo idee più chiare (!) di ciò che ci aspetterà. Oops, dimenticavo, tra le altre proposte alla Camera (extra spending review, ma che comunque toccherà a noi onorare) è anche passata quella di Catia Polidori di introdurre l'Iva del 4% sull'arredamento (non solo su quello di lusso o design, of course!). Data: 27/07/2012 09:20:00
Autore: Barbara LG Sordi