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Città indietro: Trieste e gli 'aiutini' parentali



Già parlammo del bell'esempio di civiltà dimostrata dal sindaco di Belluno. Ora un'altra città, molto poco italiana e più mitteleuropea, rivela invece un lato assolutamente italianissimo. Quello che in un articolo dell'ineguagliabile Gian Antonio Stella viene definito come "parentopoli", cioè la tendenza molto nostrana (ma anche all'estero non scherzano, soprattutto nei Paesi neo-capitalisti come la Cina e la Russia) di favorire i propri parenti (ma anche amici). Nel caso specifico della città si parla di donazioni in denaro a parenti stretti e non, che una legge, la 7 del 10 marzo 2000 (Testo unico delle norme in materia di procedimento amministrativo e di diritto di accesso), regolamentava, evitando così abusi nella pubblica amministrazione. L'articolo 31 cita infatti che "non è ammissibile la concessione di incentivi di qualsiasi tipo a fronte di rapporti giuridici instaurati, a qualunque titolo, tra società, soci, ovvero tra coniugi, parenti e affini sino al secondo grado. Tale disposizione si applica qualora i rapporti giuridici instaurati assumano rilevanza ai fini della concessione degli incentivi". Una legge di grande civiltà e voluta, udite udite, dal centro-destra.

Che proprio qualche settimana fa (4 luglio) ha però deciso di modificarne leggermente il testo, escludendo dai sopra menzionati organismi, tutti gli enti no-profit a sfondo sociale, culturale e di volontariato. Parrebbe un gesto quasi sensato e di rara umanità. Perché infatti negare a tante signore caritatevoli della Trieste bene di intrattenersi in impegni benefici? Che forse i soldi pubblici destinati ad ospedali o scuole, non si possano invece liberamente impiegare per sovvenzionare party, per raccogliere fondi per salvare specie di orchidee in via di estinzione? Oppure, come ricorda Stella, finanziare associazioni che distribuiscono pasti a chi in difficoltà, ma con la facoltà di votare? E questo solo perché i beneficiari sono parenti di un qualsiasi assessore o segretario della PA.

È quello che la giunta deve aver pensato, affrettandosi alla modifica prima che potesse essere impedita da un avvicendamento politico atteso (e temuto) con le prossime regionali 2013. E per cercare forse di evitare il ripetersi di conseguenze spiacevoli ad episodi "irregolari". Come quello, finito nel mirino di un'indagine del procuratore generale della Corte dei Conti, in cui 400mila euro pubblici sono stati investiti per la promozione turistica della regione, con tanto di dj set di Radio Rtl in pieno centro città. Evento voluto dall'assessore alle attività produttive, la leghista Federica Seganti, e appaltato ad una società della di lei capo segretaria.

Peccato. Una chance di dimostrare vera democraticità andata a farsi benedire!

Data: 10/09/2012 09:30:00
Autore: Barbara LG Sordi