Se non ci fosse la corruzione
La corruzione con i suoi effetti devastanti appartiene alla storia umana. Essa si diffonde sia nell'economia privata che in quella pubblica infettando come un virus ogni strato della popolazione e rappresentando uno dei principali ostacoli allo sviluppo economico e civile della comunità.
Nel nostro paese la corruzione ha raggiunto una intensità tale da investire ogni settore produttivo divenendo gradualmente il principale fattore di distorsione del PIL.
Si tratta di qualcosa che si pone al centro delle attività affaristiche delle organizzazioni criminali che ormai sono in grado di riciclare capitali sempre più ingenti grazie anche all'appoggio di politici o di burocrati corrotti.
Ovviamente non si tratta di un fenomeno esclusivamente italiano ma analizzando i fatti accaduti in Italia, in particolare quelli dell'ultimo ventennio, è possibile ricostruire un percorso di progressiva ingerenza di interessi privati nella cosa pubblica caratterizzato da una produzione legislativa che finisce col tutelare questi interessi.
Si pensi non solo al decreto legge n°112 del 25 Giugno 2008 che sopprime l'"Alto Commissario per la prevenzione e il contrasto della corruzione nella pubblica amministrazione" attribuendo di fatto le sue funzioni al "Dipartimento per la pubblica amministrazione e l'innovazione", ma a tutta quella serie di iniziative legislative, rientranti negli schemi delle liberalizzazioni e della semplificazione, il cui scopo è quello di ridimensionare il conflitto tra interesse privato e interesse pubblico rinviando all'esercizio di poteri di autotutela come le revoche e l'annullamento d'ufficio.
Tali discipline non essendo supportate da strumenti adeguati di controllo basati sull'accertamento dei fatti, minano ancor di più la stabilità del rapporto tra cittadini e pubblica amministrazione offrendo stimoli ulteriori al verificarsi di ipotesi corruttive.
Dalle indagini condotte dalla magistratura nel 1992 durante la stagione di Mani Pulite, emerse un sistema di corruzione generalizzata in cui gruppi di imprese consorziate pagavano tangenti ad uomini della politica e ad esponenti delle istituzioni per ottenere illecitamente appalti e agevolazioni.
In seguito allo scandalo di Tangentopoli i finanziamenti pubblici ai partiti furono abrogati dal referendum popolare dell'Aprile 1993 ma una serie di leggi successive ha poi regolato la materia in modo tale da reintrodurre di fatto i finanziamenti pubblici sotto forma di rimborsi elettorali alimentando ulteriormente un sistema corruttivo interno ai partiti politici sfociato recentemente negli scandali che hanno avuto come protagonisti i tesorieri della Margherita, della Lega Nord e dell'Italia dei Valori.
Secondo le stime della Corte dei Conti il costo della corruzione supera i sessanta miliardi di euro l'anno incidendo negativamente sul debito pubblico, consumi, imposizione fiscale, occupazione e assistenza.
Il fiorire della corruzione in Italia è dovuto essenzialmente al fatto che le istituzioni sono fragili e il principio di legalità è debole; tra la gente domina un profondo senso di sfiducia nella politica e nelle istituzioni che aumenta il sentimento di indignazione e la paura di perdere il benessere e la tranquillità acquisite con tanta fatica.
Si sempre invocata da più parti la necessità di una legge anti corruzione efficace, capace di godere di un forte consenso da parte dell'opinione pubblica e di contrastare effettivamente i fenomeni corruttivi attraverso il potenziamento degli strumenti amministrativi e il rafforzamento del sistema disciplinare.
Di recente qualche passo si stà registrando: Le leggi n°110 e n°112 del 28 Giugno 2012 hanno ratificato la Convenzione di Strasburgo sulla corruzione firmata dall'Italia e dai paesi membri dell'Unione Europea nel 1999, introducendo così nuove ipotesi di reato e misure volte a prevenire e reprimere più efficacemente la corruzione e l'illegalità nella pubblica amministrazione.
Prima di allora la legge italiana non contemplava come reato: l'auto riciclaggio, la corruzione tra privati, il traffico di influenze illecite, l'abuso d'ufficio e il falso in bilancio.
Un discorso a parte merita invece il conflitto di interessi disciplinato attualmente dalla legge n°215 del 13 Luglio 2004, cosiddetta legge Frattini, che non prevede sanzioni né penali né amministrative a carico del funzionario pubblico in conflitto di interessi che favorisce se stesso o altri.
Solo di recente il Parlamento Italiano ha approvata un disegno di legge anti corruzione recante misure volte a prevenire e reprimere la corruzione nella pubblica amministrazione.
Il disegno di legge in questione introduce inoltre importanti modifiche alla disciplina dei reati contro la pubblica amministrazione contenuta nel codice penale. Ma la strada non è ancora conlcusa.C'è solo da fare una riflessione: se non ci fosse la corruzione o se solo fosse possibile recuperare quello che la corruzione è costata allo Stato negli ultimi 10 anni (ben 600 miliardi di euro) oggi non solo non saremmo in crisi ma non avremmo intaccato le nostre pensioni, avremmo potuto pagare meno tasse, non avremmo potuto bisogna di tagli sulla spesa pubblica.Forse prima di adottare provvedimenti che colpiscono sempre i soliti tartassati bisognerebbe riflettere sulla possibilità di attivare azioni mirate all'effettivo contrasto della corruzione e, solo, anche far pagare la crisi a chi la effettivamente determinata. Data: 01/12/2012 16:11:00
Autore: A.V.