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Le famiglie omogenitoriali nell'ordinamento giuridico italiano



Il termine “omogenitorialità” fu coniato nel 1997 in Francia per designare le famiglie in cui almeno un adulto omosessuale è genitore di almeno un bambino all'interno della nuova famiglia costituita.Germania, Spagna, Belgio, Francia e Inghilterra hanno integrato il riconoscimento delle unioni omosessuali con il riconoscimento delle famiglie omogenitoriali ma in Italia non esiste una regolamentazione giuridica in materia di famiglie omogenitoriali ed esse sono spesso costrette a vivere in una sorta di clandestinità sociale.La società è un organismo dinamico, in continua evoluzione, e anche il concetto di famiglia dovrebbe essere rivisto in un'ottica evoluzionistica poiché la disciplina giuridica deve andare a regolare fattispecie esistenti e non soltanto quelle che in passato esistevano.La famiglia, prima della scuola e del gruppo, è un'agenzia di formazione, la più importante, la prima in cui l'individuo sviluppa la propria personalità e, in quanto tale, essa dovrebbe favorire e tutelare lo sviluppo sano dei figli al di là dell'orientamento sessuale dei genitori ed indipendentemente dalla composizione del nucleo familiare. Molto spesso si tende ad interpretare le disposizioni normative in funzione degli istituti giuridici e delle fattispecie tipiche di un tempo passato e non a dare ad essi un'interpretazione evoluzionistica, in funzione di fattispecie presenti e future, dimenticando che la funzione prima del diritto è quella di regolare i rapporti tra i consociati e non quella di legare la realtà a quanto disposto per legge. Uno Stato democratico dovrebbe riconoscere i diritti dei cittadini e non imporli (altrimenti sarebbe più opportuno parlare di regime dittatoriale).La Costituzione italiana definisce la famiglia come “società naturale” e questa definizione ha spesso spinto esponenti politici ed illustri giuristi a sostenere che per società naturale si intenda l'unione eterosessuale poiché solo con essa si può realizzare la riproduzione.In realtà, a parere di chi scrive, per società naturale si intende una società che trova propria legittimazione nel diritto naturale e dunque in un diritto preesistente allo Stato e che esso deve limitarsi a riconoscere e tutelare. Infatti, l'art. 2 Cost. (precedente al prima citato art. 29 Cost. e quindi per esso vincolante) “riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità”. Vediamo, quindi, come la Costituzione non faccia mai riferimento ad unioni omosessuali o eterosessuali e quindi non riservi alcun diritto in base all'orientamento sessuale.Introdotte le interpretazioni dei concetti di “omogenitorialità” e di “famiglia” appare chiaro che precludere a persone omosessuali la possibilità di dare vita ad una famiglia sia non sono incostituzionale ma, in funzione della data interpretazione del concetto di “famiglia come società naturale”, sia contrario al diritto naturale.Le voci contrarie al riconoscimento delle famiglie omogenitoriali sostengono che una simile condizione provocherebbe nei bambini dei disturbi comportamentali. In realtà, come dimostrato da innumerevoli studi in materia, i bambini cresciuti in famiglie omogenitoriali devono spesso confrontarsi con i pregiudizi culturali subiti dai genitori, ma il loro sviluppo personale e sociale ha un andamento del tutto normale tanto quanto quello di bambini cresciuti in famiglie eterosessuali. Dunque fatte salve le difficoltà derivanti ancora oggi dagli atteggiamenti e dai giudizi della parte più retriva della società, non si può che affermare che la validità di un nucleo familiare non si fonda sul suo modello strutturale o sulla sua supposta “naturalità”, ma, piuttosto, sulla qualità delle relazioni tra le persone che lo compongono.Piuttosto che schierarsi contro il riconoscimento innanzitutto del diritto del bambino di crescere in una famiglia e, in secondo luogo, del diritto dei genitori a scegliere liberamente la composizione del proprio nucleo familiare (purchè non pericoloso per il bambino) sarebbe più opportuno e più rispondente alle caratteristiche di uno Stato democratico, quale l'Italia, schierarsi contro il pregiudizio e la cattiva e, per alcuni versi, carente informazione in materia. Data: 28/08/2013 09:00:00
Autore: Maria Francesca Ciriello