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Il ruolo della memoria nella psicologia forense



Roberto Zagatti - info@studioforex.it

Il lavoro dei giudici
Il ragionamento logico-induttivo è il processo di risalire alle cause sconosciute, partendo dagli effetti noti.
Il ragionamento deduttivo è un processo mentale attraverso il quale si perviene alla conoscenza di conseguenze ignote, partendo da cause note.
Il lavoro del giudice coinvolge entrambi gli aspetti della logica razionale, in quanto dalle tracce oggettivamente o soggettivamente osservabili ha l'onere di risalire alla hidden hand, cioè a colui o coloro personalmente e soggettivamente responsabili di aver causato questa efficacia sulla natura o
vita sociale, quindi pieno utilizzo della logica induttiva nella fase disconiscitiva della scena del reato.
Mentre attiverà la sua mente deduttiva nel momento che, data una norma e relativa sanzione certa, porterà a valle il ragionamento, ponendosi quale strumento della norma, e quindi permettendo alla norma stessa di creare effetti prevedibili sulle persone imputate.Mentre nel primo caso abbiamo una direzione da valle a monte, in questo ultimo caso osserviamo la direzione del ragionamento opposta.

E' evidente come ci si trovi presto in un campo minato, dato che la manifesta illogicità è uno degli obiettivi di valutazione della Corte di Cassazione. Ma cosa è la illogicità? Come si manifesta? Chi l'ha catalogata e misurata?
Ogni decisione processuale dovrebbe essere scevra da:
1. Cattivo uso della memoria
2. Emozioni che inficiano la purezza del pensiero
3. Euristiche ed altri errori cognitivi presi in considerazione nel primo capitolo
Il testimone.
All'interno del processo penale, la testimonianza rappresenta una prova fondamentale per la ricostruzione del fatto.

In deroga all'art. 220 c.p.p. , è accolto il principio peritale dell'attendibilità del teste, e quindi entriamo nel mondo delle percezioni e della psicologia. Inoltre andrebbe definito il concetto di attendibilità: si tratta di valutare la sanità mentale del teste, o si tratta di esaminare il caso specifico?
Un teste può essere attendibile in senso lato, ma non attendibile nel caso in oggetto? O viceversa?
Se è vero, come io ritengo e come affermano Cherubini,Costanzo,Petruccelli,Viciconte nel libro Diritto,Elementi di psicologia giuridica, che il recupero della memoria è un processo ricostruttivo, e non meramente riproduttivo, ecco che le cose si complicano. Abbiamo un teste che ricostruisce il fatto. Fatto che dovrebbe essere semplicemente riprodotto come e quanto rimasto impresso nelle sue immagini mentali, viene invece ricostruito in sede di interrogatorio! E come può venire alterata la capacità di ricostruzione di un fatto?
Il fornire di nuove informazioni al teste, nello spazio temporale che va dal fatto al presente, può modificare la percezione del fatto (Loftus,1970)
Le domande che affermano, invece di limitarsi a domandare, inducono e sono fuorvianti (Gulotta,1990)
Il cambiare un articolo, da indeterminativo a determinativo, modifica lo stato d'animo del teste.
Esempio: “Hai visto la finestra rotta?” invece che “Hai visto una finestra rotta?”

Lo stesso atto del ricordare modifica il ricordo, in quanto l'azione del ricordare il fatto sopprime ricordi di altri fatti (Anderson,1990)
Una informazione appena ricevuta crea pregiudizio nel ricordo del fatto antecedente (Hirt,1999)
Una difficoltà nel ricordo viene risolta dal teste con “quanto probabilmente dovrebbe essere accaduto. 
Entriamo qui quindi nell'uso del calcolo probabilistico da parte del teste! (Conway,1984)
Un individuo può ritenere che un evento sia accaduto nella sua infanzia, se in base alla statistica egli possa ragionevolmente ritenere che possa essere accaduto (Mazzoni,1999)
A seconda di dove era diretta l'attenzione del teste al momento del fatto, esso sarà ricordato in modo diverso (Cherubini,2011)
Aggiunge lo scrivente che rilevante sarebbe anche valutare quanto spazio libero fosse presente nel deposito della memoria (disco fisso) del teste al momento dell'input di informazioni (visive,sonore,percettive,emotive).Quante informazioni relative al fatto il teste ha potuto assorbire?

Catalogare? Archiviare? Un problema di vita del teste presente al momento, potrebbe modificare l'esattezza dell'input? Probabilmente si.
In vecchi film polizieschi si vede la polizia interrogare una persona a conoscenza dei fatti, continuando a ripetere la stessa domanda, sotto la luce abbagliante di una lampada. L'elevato numero di colloqui fa emergere false rievocazioni, e fittizie ricostruzioni soggettive del fatto. Ad un certo punto il teste è pienamente certo del fatto (Schacter,2011).
Recentemente la Società Britannica di Psicologia ha redatto alcune linee guida sulla memoria, a beneficio delle forze di polizia e dei giuristi (Forza,2010).Esse sono:
1. I ricordi non sono registrazioni fedeli degli avvenimenti, bensì la registrazione di ciò che il teste matura in relazione all'avvenimento 
2. I ricordi non riguardano solo l'evento in oggetto, ma sono la sommatoria delle esperienze e conoscenze acquisite dal teste nel corso della sua vita
3. Ricordare è un processo costruttivo, e non descrittivo. Una persona informata sui fatti descrive l'episodio davanti l'autorità indagante diversamente da come, in qualità di teste, lo descriverebbe al giudice
4. Il ricordo è sempre frammentario e mai completo.

5. E' molto improbabile che un teste, interrogato molto dopo i fatti, possa rievocarne i dettagli. Al contrario la testimonianza sarà confusa e lacunosa.
6. La capacità del teste di ricordare un dettaglio specifico non lo rende un teste attendibile sulla generalità dell'episodio in oggetto.
7. Un evento soltanto immaginato, può essere raccontato dal teste, in buona fede, come effettivamente vissuto.
Le false confessioni
Gli indagati o imputati possono persino confessare un crimine che non hanno commesso, in certe particolari circostanze (Kassin 2003)
1. False confessioni volontarie, quando rese per mania di protagonismo
2. False confessioni per ottenere un vantaggio immediato, una scappatoia alla pressione psicologica ed emotiva alla quale la pesona è sottoposta dall'inquisitore.

3. False confessioni generate in un soggetto confuso e stanco, che può cominciare a credere di aver veramente commesso il crimine addebitatogli.
Le caratteristiche della pressione suggestiva sono:
1. Forte pressione durante l'interrogatorio
2. Alternarsi del poliziotto cattivo e poliziotto buono
3. Ansia della situazione inusuale, soprattutto per un soggetto non abituato a certi ambienti e a certi comportamenti
4. Offerta di una via d'uscita
E' stato sperimentato in laboratorio (Forza, 2010) che queste procedure possono portare a false confessioni nel 45% dei casi, anche in assenza di patologie mentali.

Michel Gazzaniga, neuroscienziato, ha detto: “Di tutte le cose che ricordiamo, il fatto davvero sorprendente è che alcune cose sono vere”.
Data: 27/12/2013 18:05:00
Autore: Roberto Zagatti