Farmaci online
Farmaci online: vietata la vendita ma l'acquisto per uso personale non è reato. Cosa prevede la normativa italiana. Al termine un sondaggio
A dispetto delle statistiche che vedono il nostro Paese un passo indietro rispetto al resto dell'Europa negli acquisti online, gli italiani ormai si affidano a internet per acquistare veramente di tutto, medicinali compresi.
L'e-commerce di farmaci prolifera, anzi, di giorno in giorno, grazie alla moltiplicazione dei siti specializzati nella vendita, soprattutto di prodotti per il dimagrimento, contro l'impotenza e il dolore, che attirano migliaia di utenti grazie alla garanzia dell'anonimato e alla possibilità di comprare medicinali non reperibili nel Paese.
Ma è lecito vendere e acquistare farmaci online? La situazione in realtà, alla luce della differente legislazione vigente negli Stati Ue è, abbastanza controversa.
- Farmaci online: la legge italiana
- La legislazione europea
- La tesi della legalità
- Le sanzioni penali per l'importazione
- L'acquisto per uso personale non è reato
- Un divieto anacronistico
Farmaci online: la legge italiana
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In Italia è possibile vendere e acquistare online i c.d. "farmaci da banco", muniti del "bollino di qualità", grazie al recente provvedimento approvato il 14 febbraio scorso dal Consiglio dei Ministri, in attuazione della direttiva europea tesa ad impedire l'ingresso di farmaci falsificati nella catena di distribuzione.
È vietato, invece, vendere e acquistare farmaci che necessitano di prescrizione medica, la quale non può essere rilasciata a distanza (e quindi non online).
Il riferimento normativo è il D.Lgs. n. 219/2006 (c.d. "Codice dei medicinali") che all'art. 6 dispone: "Nessun medicinale può essere immesso in commercio sul territorio nazionale senza aver ottenuto un'autorizzazione dell'AIFA o un'autorizzazione comunitaria a norma del regolamento (CE) n. 726/2004".
Dall'interpretazione letterale dell'articolo potrebbe dedursi che il divieto colpisca solo la commercializzazione da parte di rivenditori italiani e non già l'acquisto dei farmaci online da siti autorizzati stranieri (operanti nei Paesi Ue dove la vendita è legale), che dovrebbe pertanto ritenersi legittimo.
La legislazione europea
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In molti Stati dell'Unione europea la vendita di medicinali online è considerata legale, come ad esempio, nel Regno Unito, dove le farmacie registrate in un apposito albo possono vendere online farmaci dietro ricetta medica. Tale ricetta è rilasciata da medici iscritti in uno specifico registro, previa compilazione di un form, di regola, associato al sito di vendita. La tesi della legalità
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A sostegno della tesi della legalità degli acquisti online da parte dei cittadini italiani su siti stranieri appartenenti ai Paesi Ue legittimamente autorizzati alla rivendita, ci sono tre ragioni: la legge non vieta espressamente l'acquisto ma solo la vendita; l'acquisto su internet dovrebbe comportare l'applicazione della disciplina del paese estero, in accordo col principio civilistico secondo il quale al contratto si applica la normativa del Paese dove lo stesso è stato concluso (quindi, quello del sito estero che riceve la conferma dell'ordine); se i farmaci sono venduti regolarmente in un paese europeo significa che hanno ottenuto le necessarie autorizzazioni, perciò considerati originali e non contraffatti secondo le disposizioni dell'Oms. Le sanzioni penali per l'importazione
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La questione si complica facendo riferimento agli artt. 55 e 147 del D. Lgs. n. 219/2006 che puniscono chiunque importa nel territorio nazionale medicinali farmacologicamente attivi senza autorizzazione rilasciata dall'Aifa (Agenzia Italiana del farmaco). Ciò significa che ogni acquisto, sebbene possa essere considerato legale, incorre, all'atto della consegna, nel reato di "importazione di medicinali senza prescritta autorizzazione", stabilito dalla normativa che prevede l'applicazione di una pena molto severa: l'arresto da sei mesi ad un anno e l'ammenda da 10.000 a 100.000 euro.
In effetti, sono diversi i procedimenti penali in corso, a seguito delle denunce da parte degli uffici doganali che hanno sequestrato i "pacchi" pervenuti sul suolo italiano, destinati a chi aveva effettuato simili acquisti. Anche in tal caso, si può obiettare che la legge sanziona l'importazione di medicinali in assenza di autorizzazione, ovvero di farmaci importati in mancanza di persone qualificate o di attrezzature idonee al controllo e ai requisiti degli stessi (medici, farmacie fisiche e prescrizione), mentre non si può dubitare che i medicinali provenienti dalle farmacie Ue online siano autorizzati e rilascino valida prescrizione da medici regolarmente iscritti all'albo.
Tuttavia, l'interpretazione della normativa è restrittiva, cosicchè sia l'Aifa che i provvedimenti dell'antitrust e delle Corti italiane (Tar Lazio n. 4216/2013), continuano a negare sia la liceità della vendita che dell'acquisto.
Secondo le corti, infatti, la normativa sanziona i medicinali "destinati ad essere messi in commercio" sul suolo nazionale, e, dunque, è indirizzata espressamente a coloro che acquistano i prodotti farmacologici per scopi industriali e commerciali e non già al singolo cittadino che acquista per uso personale. Ovviamente, deve trattarsi di farmaci registrati e riconosciuti anche in Italia (e non contraffatti) e affinchè si possa considerare "l'uso personale", è necessario che l'acquisto sia effettuato in quantità modeste e non devono ricorrere elementi che possano ricollegarlo ad un'attività di impresa destinata alla diffusione al pubblico dei medicinali importati.
Se nulla impedisce ad un cittadino italiano di recarsi all'estero in uno dei Paesi Ue in cui la vendita è consentita e acquistare i medicinali con la prescrizione e l'autorizzazione di quel Paese (poiché in caso contrario si ricadrebbe in una violazione del principio della libera circolazione delle persone all'interno dello spazio Ue), analogamente dovrebbe essere consentito l'acquisto su internet, la cui negazione, relativa a medicinali comunque autorizzati e legali in un paese membro dell'Unione, potrebbe tra l'altro tradursi in una violazione del principio di libera circolazione delle merci all'interno del mercato comune.
Da più parti, quindi, si avverte l'esigenza di un'armonizzazione della normativa europea e si reclama la liberalizzazione della vendita e dell'acquisto di farmaci online.
Secondo voi è giusto liberalizzare la vendita (e l'acquisto) dei farmaci online? Esprimete la vostra, rispondendo al sondaggio qui sotto o lasciando un commento utilizzando l'apposito form.
Data: 20/03/2014 11:30:00Tuttavia, l'interpretazione della normativa è restrittiva, cosicchè sia l'Aifa che i provvedimenti dell'antitrust e delle Corti italiane (Tar Lazio n. 4216/2013), continuano a negare sia la liceità della vendita che dell'acquisto.
L'acquisto per uso personale non è reato
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In ogni caso, la giurisprudenza interessata dei casi di importazione dei farmaci online è orientata nel senso di escludere il reato quando l'acquisto è effettuato da privati per uso esclusivamente personale (v. Trib. Bari 30.1.2012; Trib. Genova 17.5.2010). Secondo le corti, infatti, la normativa sanziona i medicinali "destinati ad essere messi in commercio" sul suolo nazionale, e, dunque, è indirizzata espressamente a coloro che acquistano i prodotti farmacologici per scopi industriali e commerciali e non già al singolo cittadino che acquista per uso personale. Ovviamente, deve trattarsi di farmaci registrati e riconosciuti anche in Italia (e non contraffatti) e affinchè si possa considerare "l'uso personale", è necessario che l'acquisto sia effettuato in quantità modeste e non devono ricorrere elementi che possano ricollegarlo ad un'attività di impresa destinata alla diffusione al pubblico dei medicinali importati.
Un divieto anacronistico
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In definitiva, in un mercato comune europeo basato sulla libera circolazione delle persone e delle merci, il divieto imposto dal legislatore italiano per gli acquisti di farmaci online sembra quanto mai anacronistico, a maggior ragione se si considera la divergenza di legislazione tra gli stessi Stati membri dell'Unione. Se nulla impedisce ad un cittadino italiano di recarsi all'estero in uno dei Paesi Ue in cui la vendita è consentita e acquistare i medicinali con la prescrizione e l'autorizzazione di quel Paese (poiché in caso contrario si ricadrebbe in una violazione del principio della libera circolazione delle persone all'interno dello spazio Ue), analogamente dovrebbe essere consentito l'acquisto su internet, la cui negazione, relativa a medicinali comunque autorizzati e legali in un paese membro dell'Unione, potrebbe tra l'altro tradursi in una violazione del principio di libera circolazione delle merci all'interno del mercato comune.
Da più parti, quindi, si avverte l'esigenza di un'armonizzazione della normativa europea e si reclama la liberalizzazione della vendita e dell'acquisto di farmaci online.
Secondo voi è giusto liberalizzare la vendita (e l'acquisto) dei farmaci online? Esprimete la vostra, rispondendo al sondaggio qui sotto o lasciando un commento utilizzando l'apposito form.
Autore: Il diritto in pillole