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Crisi economica: Prima che il gallo canti. Un tradimento istituzionale



di Angelo Casella -

Parliamo della crisi, della Grande Crisi Globale, come viene definita.
a) - Osserviamo innanzitutto l'improprietà dell'uso di questo termine, con il quale si intende “un disastro naturale e inaspettato” (T.Lemke).
In effetti, questa "crisi" non è un fenomeno “naturale”, e neppure “inaspettato”.
Come vedremo, c'è comunque chi ha tratto e trae ancora oggi vantaggio dalla crisi economica e dalle politiche di austerity che colpiscono sempre imprese, professionisti e lavoratori e quasi per nulla chi ha avuto un ruolo cruciale nel determinare la crisi. Insomma non c'è nulla di inaspettato in quanto è accaduto negli ultimi anni.
Sarebbe quindi più appropriato attribuire al termine "Grande Crisi Globale" il significato indicato da Brasset e Vaughan-Williams per i quali “è una modalità di governo, un mezzo per ridurre le risorse e i tempi necessari a convincere le popolazioni ad accettare una nuova forma di convivenza sociale, senza pensioni, sanità, istruzione, trasporti, ecc.”. In questo ordine di idee anche M.Friedman, che citeremo più oltre.
b) - In economia “crisi” significa poi una flessione temporanea, quasi ciclica (v.Kontradieff) dell'attività economica generale.

Anche sotto questo profilo, il termine non riflette la realtà, che ha i caratteri di una stagnazione con ricadute strutturali di lungo termine su produzione, domanda, occupazione, investimenti.
Grecia, Spagna e Portogallo, con le cure della “Troika” (FMI, Bce e Commissione europea) hanno subito una caduta del reddito per abitante peggiore che negli Usa della Grande Depressione degli anni '30. In Grecia, in particolare, l'economia è crollata del 25% e così, grazie alla “cura” della Troika, il debito rispetto al Pil è aumentato.
In Italia, il reddito reale delle famiglie è tornato agli anni '70.
Le voci che parlano di “segnali di ripresa” sono consapevoli menzogne dirette ancora una volta a illudere l'opinione pubblica dei buoni effetti dell'austerità. Negli Usa, culla della presunta “ripresa”, il reddito medio per abitante è sceso al livello di 25 anni fa e, a dispetto delle giulive esclamazioni di Draghi e del governo, non da alcun segno di miglioramento. Dal 2009 al 2012, poi, il 95% dell'aumento del Pil è andato all'1% della cittadinanza (Stiglitz).
Le origini.
I.- Per capire cosa stia veramente accadendo bisogna individuare le caratteristiche della “crisi” ed il tessuto nel quale si è sviluppata.
Il problema esplode negli Usa tra il 2007 e il 2008 per una esagerata espansione del denaro bancario e la enorme dilatazione del volume dei titoli emessi da banche e istituzioni finanziarie. Alla base di questa, vi è la cartolarizzazione dei mutui subprime.

Trasformati in titoli (detti Abs o Mbs), a loro volta incorporati in altri di maggior valore unitario (Cdo). Questi ultimi, “rifilati” alle società veicolo (SIV), emanazione – formalmente autonoma – delle banche stesse.
I SIV acquistati i Cdo finanziandosi con l'emissione di altri titoli, li rivendono.
A questa massa di strumenti finanziari, costruiti come una sorta di "catena di S.Antonio", ne vengono aggiunti molti altri: sia i certificati di assicurazione stipulati contro l'eventualità del mancato pagamento, sia altri titoli ancora, costruiti mediante calcoli matematici basati su complessi algoritmi (talmente complicati da risultare incomprensibili anche a chi li vende).
Tutto ciò avviene esclusivamente a scopi speculativi. E' il sistema della trasformazione dei crediti in titoli negoziabili, ideato per trasferire ad altri il rischio insito in finanziamenti di bassa qualità: a fine 2007 si calcola che circolassero in Europa 30,5 trilioni di dollari di strumenti finanziari derivati (e venti volte tanto quelli fuori Borsa).
Tutti questi titoli potevano essere convertiti in moneta contante sul mercato: la creazione e la circolazione del denaro era fuori controllo.
Questi titoli erano in parte posti dalle banche fuori bilancio, formalmente assegnandoli alle società veicolo (SIV), così da poter emettere sempre nuovi finanziamenti fuori contabilità, in modo da aggirare i limiti legali alla concessione di crediti in rapporto al capitale e riserve possedute.
Questo giochetto è avvenuto (e avviene tuttora) del tutto alla luce del sole, sotto gli occhi dei governi e delle autorità di controllo. E l'assenza di interventi sanzionatori e correttivi sottolinea uno stato di connivenza che manifestamente privilegia gli interessi poco limpidi del sistema finanziario rispetto a quelli della società intera. Una forma di evidente correità-

La criticità della situazione è aggravata dalla formazione di una finanza-ombra (shadow banking), priva di ogni regola e controllo (SIV, fondi, società finanziarie) che crea attività per un volume ameno pari a quello bancario ufficiale.
Il sistema finanziario viene posto in condizioni di estrema criticità. Il livello di indebitamento delle banche cresce smisuratamente: la media nei Paesi Ue ascende al 250% del Pil nazionale (escludendo quello della finanza-ombra).
Questo enorme castello di carte, non appena si è inceppato il meccanismo, è miseramente crollato, trascinando nella polvere produzione, consumi e occupazione e mettendo i protagonisti, le banche e le istituzioni finanziarie, sull'orlo della catastrofe, dalla quale sono state salvate dai governi (senza tuttavia né imporre nuove regole, né chiedere contropartite).
II.- E qui c'è un aspetto che lascia fortemente sconcertati. Con una operazione degna dei migliori illusionisti da avanspettacolo, i neoliberisti, con i politici a far da megafono (e, diciamolo pure, con la complicità dei media) hanno diffuso la convinzione che la “crisi” dovesse addebitarsi all'eccessivo livello del debito pubblico, trascinato da una spesa sociale a dir poco principesca (“avete vissuto tutti al di sopra delle vostre possibilità”). Poco o nulla si dice di chi si è arricchito con le risorse pubbliche sottraendole ai cittadini e rendendo sempre più fatiscenti i servizi per i cittadini. Così come si tace sul ruolo della speculazione finanziaria e dei suoi effetti sul tessuto economico.
Questa distorta e mistificatoria alterazione della realtà è divenuta la “verità” assoluta. Tanto che oggi si da per scontato che si viva in una “crisi del debito”.
Vi è in ciò un pizzico di sadica ironia poiché – come abbiamo visto – l'incremento del debito è dovuto proprio alle attività speculative della finanza.
Più che di ironia, invero, si tratta di frode, poiché questa falsa rappresentazione della realtà ha lo scopo di trarne un preciso vantaggio. Un 'crimine', dunque, di cui si sono resi colpevoli in primo luogo i governi.

1.- Cominciamo con una premessa. L'entità del debito non ha alcuna influenza sull'andamento dell'economia: tra queste due entità non vi è alcuna correlazione. Lo confermano illustri economisti non neoliberisti ed i fatti. Il Giappone, ad esempio, ha un debito di quasi il 300% del Pil, ma sta uscendo da una lunga stagnazione proprio aumentando la spesa.
2.- La colpevolizzazione delle generazioni anziane con l'accusa di aver causato la “crisi” godendo di facilitazioni al di là dei mezzi disponibili è una bugia scorretta ed ipocrita, che nasconde i veri responsabili che sono banche, istituti finanziari e politici corrotti.
Solo dei complici possono avere interesse a fare tutto questo.
3.- In realtà, la spesa sociale media nei Paesi europei si è mantenuta sempre costante dalla fine della guerra: circa il 23,9%. Nel 2008, è salita al 24,4%, e, nel 2012 al 26,5%, (ma in ragione di una contemporanea contrazione del Pil per più del 5%).
In Italia, tra il 1980 ed il 2011 la spesa per i servizi sociali è risultata inferiore alle entrate per 484 miliardi. Incidentalmente, si deve notare che più della metà della spesa per pensioni e sanità, viene finanziata da lavoratori e imprese. Ed i pensionati italiani sono costretti a pagare le imposte sulla pensione che ricevono, restituendone così allo Stato una quota consistente, pari al 3% del Pil.
4.- I veri fattori di crescita del debito in tutte le nazioni occidentali sono due. Ben diversi da quelli favoleggiati.
Il primo. Dagli anni '80 al '97 circa, a causa del livello artificiosamente elevato dei tassi di interesse (dal 12 al 20%).

Nel Bel Paese, a causa del cumulo degli interessi primari, questo incremento va dai 20 mila miliardi del 1980 ai 127 mila del 1990: circa il 12% del Pil (contro una media europea del 4%).
Questo abnorme livello dei tassi, mantenuto anche in assenza di inflazione, venne imposto dalla finanza per una gigantesca speculazione finanziaria i cui sviluppi hanno poi creato le premesse per la “crisi”.
In Italia, venne anche incentivato dall'obbligo alla Banca d'Italia (1981) di cessare la funzione di acquirente dei titoli del Tesoro rimasti invenduti alle aste, con l'effetto, voluto anche in funzione anti-sindacale, di una immediata spinta al rialzo dei tassi. La relativa legge ebbe l'attivo supporto del ben noto Ciampi.
Si può incidentalmente osservare che il livello del debito italiano è tale che genera interessi da pagare superiori ad ogni avanzo primario.
Ciò significa che questo debito non può essere ridotto, nel quadro di una normale gestione di bilancio.
5.- Il secondo fattore di crescita risiede nell'imponente aiuto elargito dai governi alle banche e istituzioni finanziarie.
Nell'insieme dei Paesi Ue, la cifra complessiva di questo soccorso arriva a 4600 miliardi di euro (pari al 37% del Pil totale). Per l'Italia, si tratta di 40 miliardi, per la Germania 620 miliardi (corrispondente, per entrambi i Paesi, al 25% del Pil).

Questi importi si traducono, per i Paesi Ue, in un incremento medio del debito di circa venti punti (dal 60 all'80% del Pil).
6.- A fine 2011, il livello delle sofferenze lamentate dai sistemi bancari italiano e tedesco ammontavano a circa il 98% del rispettivo Pil; (in Francia si trattava del 150%, in Inghilterra del 564% (dati tratti da Gallino, cit. in seguito).
Cifre che, tuttavia, non tengono conto di quanto pertiene alla c.d. finanza ombra, per un ammontare all'incirca eguale a quello della finanza ufficiale.
II.- A questo punto, la domanda è: come è stato possibile che si verificasse un simile disastro?
Le cause. Distinguiamo qui tra le condizioni, ovvero i presupposti (ossia le circostanze necessarie perché il fenomeno potesse verificarsi), e le azioni dirette che lo hanno determinato grazie a quelle condizioni.
1.- Per quanto attiene alle prime, ci riferiamo integralmente all'eccellente e meritorio lavoro di Luciano Gallino, uno dei migliori pensatori della nostra epoca (Il colpo di Stato di banche e governi, Einaudi, 2013: un testo che dovrebbe essere adottato nelle scuole).
Premettiamo tuttavia che, all'origine di tutto vi è la mutazione "genetica" della legge bancaria in tutto l'emisfero occidentale (e, successivamente, nel resto del mondo). Si tratta del "brodo di coltura" dei fattori virali che elencheremo in seguito.

2.- Abbiamo detto mutazione "genetica" in quanto il nuovo testo ha stravolto i dati organici della legge, mutandone le finalità e la natura medesima: un OGM inserito a forza nel tessuto sociale.
La legge bancaria, per intenderci, è l'insieme di regole che definisce natura, modalità strutturali ed operatività delle istituzioni bancarie.
Il testo originario (risalente agli anni '30), sia fissando rigorose separazioni tra banche di investimento e di risparmio, sia stabilendo controlli e modalità operative specifiche, aveva consentito il solido sviluppo industriale del dopoguerra.
La nuova normativa, in vigore in Italia dal 1993, è stata adottata pressoché contemporaneamente in tutte le nazioni occidentali, con ciò evidenziando quale efficace livello di interconnessione e di controllo di governi e Parlamenti, la finanza abbia raggiunto.
Nel merito: l'attività bancaria, da servizio pubblico, è trasformata in attività d'impresa avente per scopo il profitto (cioè si stabilisce che il denaro della collettività diventi strumento diretto per l' arricchimento delle banche e dei loro soci).
Queste ultime vengono totalmente privatizzate e rese autonome; viene loro consentito di dedicarsi ad attività di per se stesse pericolose per il denaro che gestiscono: gli investimenti speculativi e la partecipazione in attività imprenditoriali. Possono liberamente emettere titoli e strumenti finanziari, anche del tutto non trasparenti, senza i preventivi controlli e autorizzazioni del passato.
Una concessione palesemente densa di rischi operativi clamorosamente dissonanti con la doverosa prudenza che richiede la gestione dei risparmi della collettività.

Le banche diventano enti che possono svolgere attività finanziarie di ogni genere, a loro piacimento.
Possono creare fondi per la gestione del denaro dei clienti e concedere crediti a loro piena discrezione, in quanto vengono aboliti tutti gli esistenti controlli sul credito.
E' infine deciso il libero accesso all'attività bancaria, così favorendo la nascita di entità para-bancarie non controllate, ed operanti come banche (la “finanza ombra).
Qualcuno ha parlato di una operazione di de-regolamentazione, ma in realtà si tratta di una radicale ri-regolamentazione, diretta a produrre quella mutazione genetica del sistema bancario sopra accennata. E' l'abolizione di quelle regole che Carli, già nel 1973 chiamava “lacci e lacciuoli”, dando così fiato alle insofferenti aspirazioni speculative latenti nel sistema, (del quale il nostro avrebbe dovuto essere il guardiano...).
3.- L'accurata analisi del prof. Gallino segnala che già nel 1986 in Inghilterra una legge sui servizi finanziari ne modifica profondamente i criteri di base, promuovendo una generale finanziarizzazione dell'economia (v. Gallino, Finanzcapitalismo, 2013) ed autorizzando le banche all'attività di investimento.
Contestualmente, è posto in atto un particolare favore alla speculazione (razionalmente inspiegabile) consentendo alle Borse di effettuare la valutazione istantanea (anziché alla chiusura della giornata) di titoli, divise, ecc., rendendo così possibile il fast trading, una attività dichiaratamente solo affaristica.
Anche in questo caso le nuove regole vengono rapidamente adottate in tutto il mondo.

4.- La Ue si rende, fin dal suo nascere, parte attiva e guida diretta nel nuovo corso, al di là perfino delle posizioni, formalmente più caute, degli Usa.
a.- Già nel testo del Trattato costitutivo si legge: “sono vietate tutte le restrizioni ai movimenti di capitale”. Una statuizione da leggere alla rovescia: “le attuali limitazioni devono essere abolite”: un modo per edulcorare il dettato.
Del resto, sottolinea Gallino, da tempo l'Ocse aveva esercitato forti pressioni per la liberalizzazione dei capitali (e dell'attività bancaria).
Non solo l'Ocse, anche FMI e WTO (enti partoriti anch'essi dalla finanza) agivano energicamente in tal senso.
b.- Con una specifica direttiva del 1988 la Ue dispone, più esplicitamente, che “gli Stati membri aboliranno (!) le restrizioni sui movimenti di capitali, e (attueranno)la liberalizzazione dell'attività bancaria allargandone l'ambito ad ogni operazione in titoli e strumenti finanziari”. In effetti, la c.d. liberalizzazione dei movimenti di capitale è la chiave di volta per la speculazione.
c.- Questa presa di posizione viene ribadita e rafforzata da un “Piano d'azione” del 1999, (poi ancora ripreso e riaffermato con forza dall'Ecofin) per incentivare (!) l'emissione bancaria di titoli costruiti su modelli matematici, del tutto avulsi dalla economia reale. E' la base per la sciagurata creazione dei titoli “derivati”, uno dei peggiori mostri divoratori dei risparmi delle famiglie.
d.- Il c.d. “Patto Euro Plus” interviene più a fondo per imporre stimoli alla “libera concorrenza”, imporre la eliminazione dei contratti collettivi nazionali (prontamente attuata nel nostro Paese), sollecitare riforme del diritto del lavoro, con aumento della flessibilità, nonchè la rielaborazione restrittiva dei regimi pensionistici e della sanità pubblica. (Si tratta – alla lettera – del piano di “riforme” da tempo iniziato da Berlusconi, accelerato da Monti, proseguito da Letta ed ora spinto con forza da Renzi, sotto mascherature varie).

Incidentalmente si deve rilevare che “liberalizzare” un bene pubblico, quale che esso sia – dal denaro ai beni demaniali, all'acqua, ecc.– per affidarlo a singoli privati, significa imporre una costrizione a tutto il resto della popolazione. Sostituire regole uguali per tutti (e garanzia dei diritti di ognuno) con l'arbitrio del privato, rappresenta una coartazione delle libertà civili.
e.- In Germania, apposite leggi vengono approvate per facilitare alle banche la già ammessa cartolarizzazione dei crediti bancari (che, in tal modo salgono in tre anni da 3 a 42 miliardi di euro), le partecipazioni nelle industrie, la creazione di fondi speculativi (!), l'abolizione delle esistenti regole sull'attività finanziaria , e infine la introduzione di facilitazioni fiscali per tutti gli istituti finanziari in genere.
f.- Negli Usa viene formalmente abolita nel 1999 la famosa legge Glass-Stiegall (già resa zoppicante con interventi variamente riduttivi) che vietava alle banche di operare come banche d'investimento. Nel contempo, è realizzata una completa “liberalizzazione” dell'attività bancaria, con gli stessi contenuti di quella attuata in Europa.
5.- Questo impressionante elenco evidenzia una forsennata attività normativa dei governi e delle organizzazioni internazionali, espressamente diretta a creare alla finanza quegli spazi e quella licenza operativa che questa ha poi utilizzato per creare la c.d. “crisi”, cioè il disastro per milioni di famiglie.
Speculatori finanziari e governi, in una simbiosi criminale, hanno operato congiuntamente per realizzare condizioni straordinarie di favore per la speculazione finanziaria, con gravissimo danno (prevedibile e previsto) alle popolazioni.
La classe politica, mendace e manutengola, ha operato come rappresentante della élite finanziaria per curarne gli interessi a danno delle popolazioni.
Si tratta di una alterazione dei più basilari principi sociali ed istituzionali che non ha precedenti storici di questa dimensione.

Un inaudito tradimento, giuridico e morale, è stato posto in atto. Il patto sociale è stato vergognosamente violato da una classe politica indegna che, svestendosi delle proprie funzioni pubbliche, ha utilizzato il potere affidatole dalle popolazioni per associarsi ad alcuni privati e consentire loro di arricchirsi impoverendo la collettività.
In Italia, un Napolitano, inedito direttore d'orchestra autonominatosi in violazione della Costituzione, non essendo Berlusconi abbastanza incisivo nelle “riforme”, ha addirittura posto a capo del governo un Monti, esponente della Goldman Sach's, la banca al vertice della speculazione finanziaria mondiale. Ha poi proseguito con un Letta, l'addestrato scolaretto genuflesso. Per infine incaricare, ancora al di fuori delle scelte dell'elettorato, un Renzi, ritenuto un ottimo pifferaio d'occasione, utile per abbindolare l'elettorato con i suoi giochetti di prestigio da cabaret.
Il complotto è aggravato dalla menzogna e dall'inganno al popolo, cui si vuol far credere che la “crisi” è frutto dell'eccessiva spesa sociale (ai cui benefici deve pertanto “purtroppo” rinunciare). Inevitabili quindi, “per il bene di tutti” (!), l'aumento del precariato, la riduzione dei salari, l'incremento della disoccupazione, l'innalzamento delle imposte, la riduzione della sanità pubblica, dell'istruzione e dell'assistenza ai bisognosi, la cancellazione dei diritti del lavoro, la privatizzazione dei servizi, ecc.
Gli obbiettivi finali della crisi. Il piano politico-finanziario che i governi infidi e correi vanno realizzando per conto della cupola finanziaria mondiale - che, allo scopo, già ha realizzato idonei organismi internazionali (FMI, Bce, Ocse, WTO, ed il sistema internazionale delle banche centrali) – ha precisi obbiettivi.
a.- La privatizzazione totale dei servizi pubblici e dello stato sociale: dalla raccolta dei rifiuti all'energia, dalla sanità all'istruzione, alle pensioni, ai trasporti, ai beni demaniali, ecc. Una vasta area che promette ampie e fruttuose possibilità di investimento e lucrosi profitti, non essendo soggetta ad oscillazioni cicliche o congiunturali (secondo accreditati conteggi, il solo “stato sociale” avrebbe un bilancio complessivo, in Italia, di 3800 miliardi annui).
b.- La subordinazione di una popolazione ormai senza speranza né futuro al potere economico-finanziario. La mercificazione di beni e servizi, osserva giustamente Gallino, significa che coloro che non possono pagarli, sono costretti a rinunciarvi, aprendo la propria personale disponibilità alle soluzioni più estreme.
Come affermava il noto W. Buffet: “è in corso una guerra sociale e la stiamo vincendo”.

Infatti, e la vittoria sarà totale, ed il manicomiale Mondo Nuovo di A. Huxley è già alle porte, se le popolazioni non si libereranno rapidamente di questa classe politica corrotta per rifondare dalla base il sistema politico rappresentativo. La storia dell'Umanità è giunta ad una svolta critica: dalle decisioni che i popoli sapranno assumere dipenderà il loro avvenire.
Nota: Si poteva senz'altro sorridere al racconto di quel gruppo di paranoici, autodefinitisi “Illuminati” (?) che, in un delirio di onnipotenza, dichiaravano di voler diventare i “padroni del mondo”.
Il fondatore della setta, Amschel Rothshild, con evidenti problemi psichici di stampo edipico, usava affermare: “non mi importa di chi fa le leggi, se io posso stampare la moneta”. Eravamo ancora nel '700 e, dopo che il gruppetto di squilibrati venne dichiarato fuorilegge, pochi avrebbero creduto che potesse avere un futuro.
E invece la setta è pienamente attiva oggi e, dopo aver conquistato il diritto di battere moneta, senza troppi scrupoli ha saputo sfruttare tutti gli abissi della miseria umana per creare una classe politica, corrotta e prezzolata, al suo pieno servizio.
Una lezione che l'Umanità non ha ancora recepito.
Angelo Casella
Data: 01/05/2014 11:00:00
Autore: Angelo Casella