I ragazzi del coro
IRAGAZZI DEL CORO
di Angelo Casella -
Immancabile, ed attesa vistala prossimità alle elezioni europee, è partita la campagna deigiornalisti “embedded” asostegno delle politiche di austerità, dell'euro e delle riformeistituzionali.
Si tratta di convincere lamassa dell'elettorato dell'assoluta bontà ed efficacia delle sceltegovernative per superare quella crisi che esse stesse hanno concorsoa determinare.
Questi articolisti, chediffondono a comando per il volgo la favola ufficiale sulla crisi esulle cure necessarie a superarla, propalano menzogne e fornisconouna legittimazione “teologica” all'azione del governo diretta adistruggere lo stato sociale.
Sostengono,altresì,che i “bravi ragazzi” di Spagna, Portogallo, Irlanda e Grecia,che hanno diligentemente applicato la ricetta dell'austerità e delleriforme hanno “imboccato la strada della ripresa”.Con risultati straordinari.
Vediamo.
1.- Privatizzazioni,nuove tasse, abolizione dei contratti collettivi di lavoro nazionali,maggiore flessibilità, licenziamenti facili, governo piùautorevole, costituirebbero la strada maestra per la ripresa.
In realtà non è affattocosì. E' agevole rendersi conto che siffatti provvedimenti nonhanno alcun effetto di stimolo, peggiorano le condizioni deilavoratori, distruggono il livello di benessere, strangolanol'economia.
E quali sarebbero i “segnalidi ripresa” individuati nei Paesi che applicano la suddetta“ricetta”?
Prima di tutto, il calo deirendimenti dei titoli di Stato, indice di una favorevole valutazionedel loro livello di rischio.
Inrealtà questo dato è insignificante. Ilfenomeno, infatti,èesclusivamente finanziario e non tocca minimamente l'economia reale eil livello di vita delle famiglie. Inoltre, dipende da fattoriesterniall'economiadel Paese .
Il secondo dato sarebbe unadiminuzione del tasso di disoccupazione, dal 17,5 al 15,3% inPortogallo, mentre in Spagna si parla di 250 mila unità (su diversimilioni di disoccupati).
Si tratta di evidenzeridicole. Inoltre, i dati sull'occupazione debbono essere letti inmodo sistemico, collegati a quelli degli investimenti e, sopratutto,della domanda. Se quest'ultima è ferma, o addirittura – come nelnostro caso – in flessione, le variazioni del tasso didisoccupazione indicano l'emergere di variabili interne al dato, comel'emigrazione (drammatica in Irlanda e Portogallo), o l'abbandonodella ricerca di un posto.
Ilterzo, molto sottolineato, è la eliminazionedei contratti collettivi nazionali, la facilità di licenziare el'aumento del lavoro precario.Tutto ciò, peraltro, costituisce solo un favore al grande capitale enon incide favorevolmente sulla ripresa economica, ma al contrario laaccresce in quanto induce le famiglie ad un maggior indebitamentoed aumenta la disoccupazione(negli ultimi anni, tra l'altro, la quota salari sul Pil risultamediamente ridotta di 12 punti nei Paesi Ue).
Ilquarto, sarebbe una riduzionedel tasso di decrescitadel Pil. Questo dato, di per sé poco significativo per la suaridotta dimensione, non è indice di un miglioramento dell'economiareale (e perciò del livello di vita), in quanto, per il suocomplesso sistema di computi, può riflettere anche solo una maggioreattività finanziaria, opera dei soliti noti.
2.- Difatto, il contatto diretto con le popolazioni già colpite dallaausterità, e in particolare di Spagna, Portogallo e Grecia, mettein luce una disperazione, una angoscia ed uno sconforto totali,proprie di chi ha perso tutte le speranze e non vede spiragli dimiglioramenti futuri.
Pretenderepoi di far credere che conl'austerità si stimoli la crescitaè come sostenere che per guarire il cavallo che soffre perché hapoca acqua, bisogna togliergliela del tutto.
Va bene che, per questipolitici, il popolo è – per definizione - “bue” (e lodimostrerebbe peraltro il fatto di averli eletti), ma qui si esagera.
L'austeritàè assiomaticamente recessiva:soffoca produzione, investimenti, posti di lavoro, domanda e statosociale.
L'austeritàè il derivato diretto dell'utilizzo mistificatorio di unaspiegazione della crisi economica per la quale essa dipende da uneccesso di spesapubblica(che avrebbe generato abissi di debito pubblico).
Questa asserzione – comeabbiamo dimostrato in altra sede – è del tutto falsa, sia sulpiano dottrinale, che su quello dei fatti concreti.
3.- Ilpunto centrale è la disoccupazione,in sé e per le sue ricadute sulla domanda aggregata. Secondo studiaccurati, un tasso di disoccupazione elevato e protratto nel tempo,esercita effettinegativi sulla possibilità di crescita.Il meccanismo è semplice: poco lavoro, poco reddito, poca domanda diconsumi, pochi investimenti. Uguale: bassa o nulla crescita.
Unatto di distrazione di massa è la spendingreviewgovernativacheè diretta a tagliare dissennatamente la spesa pubblica (proprioquando bisognerebbe inveceaccrescerla) per costringere la popolazione a ricorrere alle costosesoluzioni sostitutive offerte dai privati in tema di sanità,istruzione, trasporti, energia, ecc.
Ilprecursore è Monti, il quale ha affermato (dic. 2011) che la spesaper la sanità potrebbe divenire “insostenibile”in un futuro non lontano. E questo è il progetto in effetticoltivato.
4.- Ladomanda che ci si pone, a questo punto è : perché, nonostante ognievidenza contraria e gli esiti disastrosi ottenuti, si perseveranell'eresia dell'austerità (e connesse riforme) ?
La risposta è che ciòavviene in quanto l'obbiettivo cui si punta non è il rilanciodell'economia ma la costruzione di un nuovo ordine sociale.
I nostri governanti stannorealizzando le vecchie aspirazioni del grande capitale: smantellarelo stato sociale (il cui bilancio si valuta in 3800 miliardi di euroannui), per acquisirlo alla propria speculazione, unitamente al mondodei servizi pubblici.
L'aumentodelle tasse ha una finalità squisitamente politica:quella di rendere insostenibileil peso fiscale per far accettareall'opinione pubblica ladismissione dello stato sociale e dei servizi.Il messaggio è semplice ed efficace: “se vuoi che io Stato tiriduca le tasse, devi rinunciarealle prestazioni di cui finora hai goduto:sanità, istruzione, assistenza ad anziani e disabili, servizidiversi, ecc.”
E'l'ennesima applicazione – ma stavolta su grande scala – dellacollaudata tecnica di mandare in malora un ente o addirittura unintero settore, per poi poter dire: ”ilrisanamento costa troppo alla collettività, è più ragionevolevendere...”
Daun recentissimo studio della Confcommercio(marzo 2014) emerge che le nuovetasse introdotte assommano a 56 miliardi, cui devono sommarsi altri11 miliardi di ritocchi alle imposte indirette. E bisognaancora aggiungerei tributi degli enti locali, incrementati del 5,6%. Nel frattempovengono ridotte le detrazioni e le facilitazioni ed aumentate letasse scolastiche, gli asili nido, gli aiuti di assistenza, ecc.
E' evidente a tutti che ilpeso degli oneri fiscali, in effetti, diventerà a breve del tuttoinsostenibile.
5.- Sitratta della applicazione spietata, da parte dei governanti, diquelle che vengono definite “teorieeconomiche neoliberiste” eche rappresentano in realtà il decalogo politicodel grande capitale atto a trasformare le nazioni in un gigantescofestino di profitti e di potere, con la complicità suicida dellaclasse politica, ovunque corrotta.
Bisognainnanzitutto chiarire che queste pseudo“teorie economiche”, nate a suo tempo negli Usa (la culla fu laben nota Scuola di Chicago) e divenute, con la forza del denaro, lateoria economica dominante, nonhanno nulla di seriamente scientifico.
Chiha esaminato i testi sa bene che la struttura argomentativa di quelliche vengono posti poi come assiomi, è del tutto carente. Al lettorevengono proposte delle veritàsacrali che postulano in lui più un atto di fedeche un impegno elaborativo razionale.
Tuttala “teoria” neoliberale è infarcita non di dimostrazioniscientificamente provate,ma di affermazioniche diventano poi dogmi,utilizzati per fondare altre asserzioni che diventano a loro voltaaltri dogmi.
Quantoal piano concreto e pratico, queste “teorie” risultano del tuttosbagliate e i dogmi proposti, del tutto inconsistenti. Studiosi digrande spessore (Polley, Minsky, Roubini, Stiglitz, Krugman ed altri)lo hanno agevolmente dimostrato, additando le contraddizioni e,addirittura la pericolositàdi un paradigma di per sé difettoso, sopratutto per quanto riguardail sistema finanziario.
Ilprincipio-base del neoliberismo è che il liberomercatoè sempre espressione della massimaefficienzae si autoregola in modo equilibrato in modo da non creare bolle otensioni.
Si tratta di un dogmaampiamente smentito dai fatti.
Per non parlare degli anni'30, ancora la storia recente ha evidenziato proprio la formazione el'esplosione di enormi bolle immobiliari e finanziarie (cause nonultime della crisi), onerosissime per le popolazioni.
Inoltre, la libertà dimovimento di capitali e merci (la c.d. globalizzazione) haprodotto enorme disoccupazione e deindustrializzazione,e i mercati dei capitali hanno creato immense masse dititoli-spazzatura e quantità esagerate di denaro fittiziodel tutto scollegato dall'economia reale.
La tesi per la quale lalibera allocazione dei capitali è perfetta in quanto, se iprezzi salgono troppo, la domanda scende ed il mercato si stabilizza,è stata clamorosamente smentita.
Il recente aumentoincontrollato dei prezzi degli immobili e degli indici di Borsa, ècontinuato senza sosta fino a quando in entrambi i settori, la bollaè scoppiata. E ciò è avvenuto grazie ai tassi di interesse tenutiartificialmente bassi dalle banche a fini meramente speculativi.
6.- Aglialfieri del liberismo si deve – tra l'altro – l'elaborazione deimodelli matematici di gestionedel rischio che hanno determinato la smodata creazione di prodottifinanziari (derivati e annessi) del tutto cervellotici, fantasiosi eincontrollabili, ai quali si deve imputare buona parte dellagenesi della crisi, (unitamente all'incontrollata espansione deldenaro bancario ed allaapplicazione, da parte dei governi corrotti, dei principi di base delliberismo: deregolamentazioni, liberalizzazioni, privatizzazioni).
7.- Ma,è da sottolineare che quella, per così dire “economica”,costituisce la parte meno importante dell'ideologia liberale oneoliberale, che dir si voglia.
Allabase di essa troviamo infatti un ben preciso modellodi condotta umana –impersonato dal c.d. homooeconomicus – il qualeè costruito e diretto dal calcolodi convenienza in ogniambito, dal matrimonio, all'aiuto al disabile in difficoltà,all'acquisto di un bene qualsiasi, in una totaleeliminazione delle istanze umane ed emozionali.
Ogni gesto che non producenessuna utilità immediata e diretta per chi lo compie, deve essereevitato.
Questo dogma ha percorollario che ogni cosa ha un prezzo, un preciso valore economico eche tutto può essere comprato. La conseguenza, civile e pubblica, èche, se tutto si può comprare, nella scala dei valori sociali laricchezza occupa il primo posto ed al suo perseguimento èsubordinata ogni altra istanza umana.
Tale logica mercantile, comesi è detto, si vuole applicata anche agli esseri umani, che debbonorendersi “vendibili” e quindi conformi al modello socialesuggerito, in una prevalenza - è ovvio – di apparenze formali.
Questa concezione,concretamente alla base della vita politica e sociale degli ultimidecenni, svolge dunque effetti particolarmente corruttivi sullapersonalità individuale e sul sistema di valori della collettività.
E di ciò abbiamo avuto fintroppi esempi.
8.- E'agevole comprendere, altresì, che questa ideologia (che trova inalcuni raggruppamenti politici, come il TeaParty, la suaespressione più radicale e coerente), sposta su di un livelloesclusivamente soggettivoe personale tutte leproblematiche sociali.
In tal modo, le conseguenzedi tutti gli imprevedibili (ma normali) oneri che ogni componente lacollettività può trovarsi a dover improvvisamente affrontare permalattie, incidenti, eventi naturali, perdita del lavoro, ecc. e chepossono risultare per lui insostenibili, rimangono comunque a suocarico.
Ricordiamouna intervista di qualche tempo addietro ad una televisionestatunitense un esponente del TeaParty candidato allaCasa Bianca, il quale alla domanda di cosa si dovesse fare di ungiovane poverorimasto vittima di un grave incidente, ma privo di assicurazionesanitaria, rispose che l'infortunatoera responsabile della sua morte.
9.- Lacomune sensibilità indica invece che la responsabilità di alleviarequesti pesi troppo gravosi per il singolo, ricade su tutta lacollettività.
Ed è anzi questo uno deicompiti più alti che spettano a chi è incaricato della gestionedella società, in una prospettiva di corretta convivenza civile e dinormale progresso sociale.
10.- Purtroppo,questo schema liberista dipensiero globale è stato esteso ad ogni campo della vita pubblica,divenendo il modello di riferimento egemonico per ogni ambitodell'attività umana, a livello soggettivo e politico.
In quest'ultimo caso leinsidie, anzi, i rischi concreti che comporta, sono molto gravi.
Prendiamoil caso dell'Italia. Tolto di mezzo il Berlusconi con il gioco delrialzo dello spread,la cupola finanziaria mondiale oggi punta - per la sua speratacapacità di attrarre consensi – su un volenteroso Renzi al fine direalizzare quelle riforme istituzionali che massimizzino lecondizioni più favorevoli ad esaltare i profitti.
11.- Comesi esprimeva il querulo Warren Buffet, portavoce (non ufficiale)della cupola: “è incorso una lotta di classe, e NOIla stiamo vincendo” (eciò è – allo stato -incontestabile...!),aggiungendo poi, in altra sede: “leCostituzioni dei Paesi del sud Europa sono troppo antifasciste”.
Valea dire troppo democratiche.E la democrazia, si sa, rappresenta un grosso ostacolo alperseguimento degli interessi di una piccola parte della collettività(interessi, per giunta, opposti a quelli della massa dei cittadini).
Eccodunque perché il Renzi si affretta a demolire il bicameralismocancellando il Senato, a suo tempo costituito per temperare il poterepubblico più pericoloso, quello legislativo (delresto, in passato, già qualcun altro,parlavadi “aula sorda egrigia..”,quindi implicitamente:inutile...).
Percompletare l'opera, il Renziriforma (purcon la maggioranza ambiguadi cui dispone) il regolamentoparlamentare, ondecreare una corsia rapidapreferenziale alle leggiproposte dal governo. Ed è il primo passo verso il premierato, cioèl'abolizione appunto della democrazia parlamentare.
Larapiditàèl'applicazionedelprincipio del “fattocompiuto”,utile per scavalcare eventuali pause di riflessione che potrebberoinopportunamente sollevare perplessità o contrarietà nell'opinionepubblica. Meglionon attirare l'attenzione su ciò che viene fatto in Parlamento.
Manon è un caso se la Costituzione repubblicana, dopo l'illuminanteesperienza del ventennio, vietaal governo l'esercizio della funzione legislativa (artt. 76 e 77).Perché in tal modo le Camere vengono esautorate con l'eliminazionedel dibattito e del confronto democratico. Ma questo è proprioquello che si vuole ottenere, secondo i desideri di W.Buffett.
E'da tempo, comunque, che si lavora in questa direzione, e già oggi ilParlamento non funzionacorrettamente, per effetto dell'azione dei partiti in tal senso.
12.- Infatti, da un lato, comeavviene nell'ambito delle tifoserie calcistiche, anche i parlamentarioperano per bande, con a capo di ognuna un capobandache impartisce gli ordini di voto. Così che il testo delle legginon viene neppure guardato da chi lo deve approvare: si obbediscesemplicemente al caporione, aocchi chiusi.
Ese il comando non basta, siagita il ricatto della fiduciacosìche,a fronte del pericolo di perdere le lucrose poltrone, la banda siricompatta indefettibilmente (sarebbeinfatti come togliere al lattante la poppa materna: cosa farebbe ilpoveretto?).E', questa, una conseguenza della formazione di un sistema politicobasatosui partiti.Ciò che ha condotto alla formazione di una classepolitica, ossiaalla creazione della professionedi politicante a vita, (cosa non possibile se gli incarichi politicifossero rigorosamente temporanei).Ed è evidenteche il ricatto della fiducia è potenziato dalla esistenza dellaclasse professionale.
Anchein Germania, comunque,succede qualcosa di simile. La Merkel (cit. da Gallino) ebbe aspecificare: “viviamoin una democrazia parlamentare e la legge di bilancio è un dirittocentrale del Parlamento. Comunque (!), troveremole strade per farsì che, ciò nonostante, essa siaconforme al mercato”(cioè a chi comanda).
Dall'altro,con il provvedimento ignobile del premio di maggioranza (maiabbastanza deprecato), il partito vincente alle elezioni (magari perun voto....) dispone del governo e della maggioranza fissa inParlamento: in tal modo può far approvare tutti i provvedimentilegislativi a proprio esclusivo arbitrio, quale che ne sia ilcontenuto. Anche questo significa esautoramento delle Camere.
Tuttiquesti espedienti sono diretti a togliere di mezzo gli imbarazzantiritardi che le leggi volute dalla cupola possono incontrare, creandoincontrollabili echi nell'opinione pubblica.
13.-Leriforme del lavoro,fortemente volute dalla cupola, sono dirette a demolire i diritti ele garanzie esistenti per i salariati. Sui tratta di statuirela massima facilità a licenziare, rendere il lavoro totalmenteflessibile, cioè precario, e abolire i contratti collettivinazionali.
Suquesta strada il Renzi si è già portato avanti, ed irritandoperfino la docile Camusso, ha stabilito formalmente il principio chedovrà essere rispettato nel futuro: “ilgoverno va avanti e fa ciò che si propone, indipendentemente da ciòche la gente vuole”. Finalmente abbiamo chiarito in tutte lettere che al governo nullacale di quello che i cittadini desiderano (v. Tav).
Quanto alla demolizione dello statosociale e dei servizi pubblici, suonando l'inno dellarazionalizzazione della spesa, il Renzi alacremente taglia, ma inmodo graduale e silenzioso onde non allarmare l'elettorato.
Perquanto riguarda l'euro, strumento fondamentale per la cupolafinanziaria, ilsaltimbancoha messo in moto idonei maestri cantori per spaventare i cittadinicon le “catastrofiche conseguenze” dell'abbandono della monetaunica. Naturalmentenessuno dice che queste conseguenzepotrebbero eventualmente verificarsi solo se, contestualmente, nonvenissero assunti i necessari provvedimenti collaterali.
14.- Così,l'obbiettivo di riportare al “mercato” tutto quello che gli erastato sottratto con lo sviluppo del “modello sociale europeo”, èormai alle porte anche in Italia, completando il quadro dei “Paesidel sud Europa”che tanto preoccupa Buffet.
In tutto questo, la partecipazionecollaborativa dei mezzi di informazione svolge un ruolo fondamentale.La tipologia delle notizie, la loro selezione, le evidenze di alcunea scapito di altre, i silenzi su quelle sgradite al potere, ecc. sonodeterminanti per formare un'opinione pubblica consonante agliinteressi della cupola.
E' bensì vero che pressoché tutti imedia sono nelle mani proprio dei sostenitori della cupola, ma ciònon riduce il peso della loro responsabilità di fronte allacollettività intera.
Emblematico,in proposito, che, nello scandalo Expo, stampa radio e televisioneenfatizzino le deprecate “infiltrazionimafiose”,quando invece si tratta di una rappresentazione emblematica delnostro sistemapolitico:grandi appalti per grandi mazzette, con la collaborazionepartecipativa della criminalità organizzata (altro che“trattativa...), in una logica spartitoria di clan, confraternite ebande predatorie partitiche.
Data: 16/05/2014 12:00:00Autore: Angelo Casella