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Diritto militare: rivelazione di notizie di carattere riservato



Avv. Francesco Pandolfi - cassazionista

Reato militare, rivelazione di notizie di carattere riservato

L'attivita' di addestramento militare rientra o meno tra le materie qualificabili come “riservate” ed in relazione alle quali la violazione dell'obbligo di riservatezza può avere rilevanza penale?

La risposta è no: se la notizia è relativa ad un “singolo momento addestrativo” non vi è carattere di riservatezza in quanto non è contemplata tra quelle normativamente qualificate come tali ai sensi del punto 2 dell'allegato al Regio Decreto n. 1611 del 1941 richiamato dal D.P.C.M. 12 giugno 2009, n. 7.

Con sentenza del 1xxxxx la Corte militare di appello confermava la condanna ad anni uno e mesi dieci di reclusione inflitta dal GUP del Tribunale militare all'esito di giudizio abbreviato, a carico di xxxxxxx, giudicato colpevole, nella qualita' di tenente colonnello comandante del 409 gruppo s.t.o. del 9 stormo A.M. in (OMISSIS), dei reati di rilevazione aggravata di notizie riservate (articolo 47, n. 2 e articolo 93 c.p.m.p.), forzata consegna aggravata (47 n. 2 e 140 c.p.m.p.), nonche' di truffa aggravata e continuata (articolo 81 c.p. articolo 47, n. 2 e articolo 234 c.p.m.p., comma 2). In (OMISSIS).

I fatti di causa risultano ricostruiti nelle sentenze di merito sulla base dei documenti acquisiti nonche' delle testimonianze dei militari a vario titolo coinvolti nella vicenda.

Accadeva cioè che l'imputato consentiva alla signora ttttttt, con la quale era impegnato in approcci sentimentali, l'ingresso nella base aerea militare di G, rivelandole, in detto contesto, le modalita' di funzionamento dello Shelter Radar della zona operativa dello stormo e facendola partecipare al suo utilizzo nel corso di una esercitazione operativa notturna.

A tal fine, per consentire cioe' l'ingresso nella base aerea, l'imputato, secondo l'ipotesi accusatoria, aveva forzato le consegne del piantone imponendogli, in forza del grado rivestito, l'accesso in compagnia della (OMISSIS), sprovvista del prescritto "pass".

Nel corso del mese di agosto veniva infine accertato che l'imputato, durante l'espletamento del servizio, in luogo di prestare l'attivita' di istituto, si intratteneva a lungo in contatti telematici con la ttttt.
Sulla base delle acquisizioni documentali e delle testimonianze di cui innanzi l'imputato veniva rinviato a giudizio e poi condannato sia in primo grado, nelle forme del giudizio abbreviato, che in secondo grado perche' giudicato colpevole dei reati contestati, con la limitazione, per il delitto di rivelazione di notizie riservate, soltanto a quelle relative all'esercitazione (in realta' attivita' addestrative) in aerea notturna, con esclusione, pertanto, delle altre condotte riportate in rubrica.

Ricorreva quindi avverso la sentenza di appello l'imputato, sviluppando due motivi di impugnazione.

Col primo denunziando la violazione delle norme incriminatici, dell'articolo 521 c.p.p. nonche' difetto di motivazione sul punto, in particolare osservando che la sera del 22222 si tenne non gia' una esercitazione operativa, bensi' una semplice attivita' di addestramento, esclusa tra quelle per le quali, ai sensi del punto 2 dell'allegato al Regio Decreto n. 1611 del 1941, e' legislativamente previsto il carattere di riservatezza per fini militari.

Detta differenziazione nella indicazione dell'attivita' militare oggetto della rivelazione riferibile all'imputato era importante sia sotto il profilo della rilevanza penale della condotta, da escludersi per le ragioni appena dette, sia nei suoi profili processuali, dappoiche' non corrispondente la condanna, inflitta per la rilevazione di una attivita' di addestramento, alla contestazione, viceversa riferita alla rivelazione di una esercitazione militare.

Con il secondo motivo di impugnazione denunciando la violazione dell'articolo 63 comma 2, articoli 191 e 442 c.p.p. nonche' difetto di motivazione sul punto, sul rilievo che le dichiarazioni accusatorie rese dai testi (OMISSIS) ed (OMISSIS) non erano utilizzabili giacche' entrambi fortemente indiziabili quanto meno del reato di omessa denuncia ex articolo 361 c.p. in quanto, il primo come piantone ed il secondo quale comandante della guardia, avrebbero direttamente percepito un illecito che avevano il dovere di riferire.

La Corte di Cassazione ( sentenza n° 4036/2012 ), esaminando i due motivi anzidetti, ritiene fondato il ricorso nei limiti di seguito indicati.

Il primo motivo di ricorso pone la questione giuridica se l'attivita' di addestramento militare rientri o meno tra le materie qualificabili come riservate ed in relazione alle quali la violazione dell'obbligo di riservatezza abbia rilevanza penale.

Al fine di dare adeguata risposta al quesito come innanzi posto e' necessario verificare l'ambito normativo delle materie militari riservate, operazione interpretativa correttamente eseguita dalla corte di merito, che ha richiamato l'articolo 235 del codice dell'ordinamento militare il quale stabilisce che il segreto sugli atti e' disciplinato dalla legge n° 124/2007 e da decreti amministrativi della presidenza del consiglio, tra i quali il D.P.C.M. 12 giugno 2009, n. 7, esplicitamente rimanda, con l'allegato C), ai fini di delimitare l'ambito di riservatezza delle notizie militari, al Regio Decreto 11 luglio 1941, n. 1611, atto normativo quest'ultimo abrogato dal d.lgs n° 66/10 comma 1, con la decorrenza prevista dall'articolo 2222 comma 1 del cit d. lgs e cioe' dal di' 8 ottobre 2010, ma, cionondimeno, parzialmente recuperato nella sua vigenza normativa dal richiamo legislativo appena indicato.

Orbene, secondo detta norma l'elenco delle materie di carattere militare, o comunque concernenti l'efficienza bellica del paese, di cui nell'interesse della sicurezza dello Stato deve intendersi vietata la divulgazione di notizie, per quanto di interesse nel presente processo, sono indicate al punto sub 2 dell'allegato, il quale recita testualmente:

“Efficienza ed impiego delle Forze armate. Esercitazioni e manovre delle forze armate e forme di cooperazione fra esse: incidenti durante le esercitazioni; ricognizioni di frontiera, escursioni alpine; rapporti relativi, grado di addestramento e di allevamento del personale; situazione morale e materiale in cui possono trovarsi temporaneamente unita', equipaggi, che comunque possano influire sulla loro efficienza; entita' delle perdite, impiego del naviglio mercantile in guerra”.

Interpretando tale norma i giudici di merito hanno ritenuto che l'attivita' addestrativa in atto in Gr., attivita' consistente in un volo notturno con atterraggio in condizioni di bassa luminosita', sia riferibile alla nozione di "grado di addestramento" in quanto idonea a rendere riconoscibile all'esterno detto indice di capacita' operativa, mentre, ad avviso della difesa, un'azione addestrativa e' concetto giuridico diverso da quello di "grado di addestramento", di guisa che, nella fattispecie in esame, si deve escludere la ricorrenza dei requisiti richiesti dalla norma incriminatrice poiche' non rivelata alcuna notizia riservata.

Ad avviso della Corte è fondata la soluzione giuridica data alla fattispecie dalla difesa ricorrente.

Invero l'attivita' addestrativa data dal volo tattico di aereo militare in ora notturna con atterraggio in condizioni di bassa luminosita', pur considerando le caratteristiche delle operazioni svolte, di particolare difficolta' e finalizzate a fronteggiare specifiche condizioni ambientali da superare in contesti di pericolo, non puo' considerarsi di per se' espressiva del grado di addestramento raggiunto dalle forze aeree, grado di addestramento che la norma considera meritevole di riservatezza nell'interesse della sicurezza dello Stato.

Il grado di addestramento, infatti, e' dato non dalla singola esperienza addestrativa, ma dagli esiti consolidati della complessiva opera di formazione, della quale il singolo episodio operativo e' mero momento preparatorio.

Il reato contestato, pertanto, non sussiste, giacche' le notizie relative al singolo momento addestrativo non hanno carattere di riservatezza in quanto non contemplate tra quelle normativamente qualificate come tali ai sensi del punto 2 dell'allegato al Regio Decreto n. 1611 del 1941, richiamato dal D.P.C.M. 12 giugno 2009, n. 7 ( sul punto, conclusivamente, vi è l'annullamento della condanna perche' il fatto non sussiste, e nel contempo viene disposto il rinvio ad altra sezione della Corte militare di appello in quanto è necessario provvedere alla rideterminazione della pena tenendo conto della decisione della Corte di Legittimita' ).


Avv. Francesco Pandolfi diritto militare diritto amministrativo

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Data: 04/08/2014 09:40:00
Autore: Avv. Francesco Pandolfi