Interpretare il bullismo ed estirparlo
di Gennaro Iasevoli, docente di psicologia giuridica - Inutile negarlo. Il bullismo, specie in ambito scolastico, è diventato una piaga contro la quale è necessario in ogni modo intervenire.
Quando i nostri ragazzi hanno la sventura di essere vittime di episodi di bullismo la sofferenza e la frustrazione che vivono sulla propria pelle è davvero dura da digerire.
E le conseguenze non sono solo quelle fisiche ma soprattutto quelle di natura psicologica.
Ciò è spesso è dato riscontrare è la tendenza all'isolamento, la perdita di autostima e, nei casi più gravi, la depressione e il suicidio.
Purtroppo il bullismo colpisce soprattutto in una fascia di età in cui le difese dell'individuo sono ancora molto flebili e chi ne è vittima spesso non lo rivela ai propri genitori adottando un atteggiamento di chiusura in se stessi.
Ma come giustamente ha scritto Alessia Filippi nel suo saggio "Il bullismo scolastico" (UNI Service, 2007), queste forme di prevaricazione e di violenza non sono affatto un gioco ma comportamenti capaci di "lasciare profonde ferite in chi lo subisce".
Di fronte a questa spavalderia cinica ed arrogante, non è possibile restare inerti. Anche il bullismo in qualche modo è da considerarsi una forma di criminalità.
La stessa psicologia clinica studia le manifestazioni dei bulli nelle varie fasi dell'età evolutiva, fornendo utili indizi alla psicologia criminale.
Ma se passa troppo tempo, la scena criminale provocata dal bullo "sbiadisce" e le tracce, con l'ausilio del branco, vengono cancellate. Il branco, difatti, assume sempre le sembianze di un gregge pronto a difendere la bontà del gruppo, anche con il sostegno fondamentale di genitori pronti a loro volta a difendere il figlio quando si adombra un'ipotesi di una sua colpevolezza. In qualche caso i genitori dei bulli minacciano anche, più o meno velatamente, i genitori della vittima.
E' vero il bullismo è sempre esistito. Ma oggi il fenomeno sta diventando ancora più preoccupante tra la generazione dei "nativi digitali". Su internet i bulli hanno infatti la possibilità di moltiplicare la loro aggressività verso i più deboli in maniera esponenziale. L'uso delle nuove tecnologie amplifica gli effetti del bullismo e consente una riproduzione maniera seriale di messaggi offensivi e ricattatori.
L'azione intimidatoria a volte va avanti per mesi senza che nessuno intervenga, ma è il bullo stesso che assume la struttura mentale del "carnefice" sostituendo le sue ore di svago con il tempo da dedicare a perseguire le sue vittime.
Ma il bullo spesso è riconoscibile. E la sua presenza non dovrebbe sfugge agli insegnanti sopratutto perché il modo migliore per combattere il bullismo è la prevenzione che passa anche attraverso l'educazione, e l'esempio che genitori e insegnanti possono dare promuovendo valori in grado di contrastare ogni forma di violenza e di prevaricazione.
In ogni caso ogni segnale che possa far sorgere il sospetto che in un contesto scolastico si stiano verificando episodi di bullismo non deve essere mai sottovalutato, ed occorre intervenire nonostante i genitori continuino a difendere i propri figli ad occhi chiusi.
Il fenomeno deve essere osservato in un ottica professionale anche interpellando i genitori per comprendere le ragioni che possono aver portato a simili condotte.
Il bullismo spesso si manifesta attraverso una condotta volta a denigrare un compagno di classe, un conoscente o uno sconosciuto con l'intento volontario, di dimostrare la propria supremazia e con l'ulteriore fine di trarne un effetto ludico e propagandistico.
Viene da chiedersi se l'autore o gli autori di tali comportamenti, apparentemente inspiegabili ma sicuramente delinquenziali, siano consapevoli degli eventuali effetti devastanti che possono provocare sulle vittime.
A mio parere sì! Il bullo agisce sapendo di voler far male. Anzi trae piacere da questa consapevolezza.
Ma come mai ragazzi apparentemente normali arrivano a tanta crudeltà?
Come prima cosa è opportuno evitare di attribuire il bullismo a fattori di povertà o di degrado familiare o sociale. I bulli sono ragazzi o adolescenti che ad un certo punto del loro sviluppo psichico e sociale, hanno vissuto un passaggio improvviso da un vita "normale" al bisogno di aggressione.
Il pericolo maggiore è che il bullo possa "transitare" nel tempo a una sorta di "escalation" verso una vita criminale. Specie se nessuno lo ha fermato per tempo adottando i necessari interventi pedagogici ed educativi.
Ecco la principale preoccupazione che dovrebbero avere i docenti, i dirigenti scolastici, gli psicologi e, non ultimi, i genitori: osservare per poter prevenire!
E c'è sempre una significativa traccia da seguire nel tempo: osservare le carenze di apprendimento, gli sguardi assenti, la trascuratezza, i ritardi ingiustificati, il coinvolgimento immotivato dei compagni nelle proprie responsabilità, la superficialità e ogni altro segnale che un bullo può lasciare.
E se ci si accorge per tempo del possibile insorgere di fenomeni di bullismo, allora diventa possibile intervenire anche attraverso un percorso umano e didattico per estirpare sul nascere ogni forma di prevaricazione.
Certamente un bullo, per quanto possa diventare pericoloso, non compare dal nulla e all'improvviso, ma è sempre individuabile con largo anticipo.
Ogni bullo manda i suoi "segnali" inizialmente appena percettibili ma nel tempo sempre più evidenti. E sono proprio questi "segnali" che il docente deve imparare a riconoscere.
E solo riconoscendo il bullismo per tempo è possibile intervenire per estirparlo.
Per questo mi sento di dover insistere sulla necessità che i docenti imparino a "osservazione" con sempre maggiore attenzione i comportamenti dei propri alunni sapendo che senza un controllo costante e capillare non si può avere una reale prevenzione.
Data: 09/02/2016 17:00:00Autore: Prof. Gennaro Iasevoli