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Pensioni: uscita anticipata con prestito previdenziale

Tra le ipotesi allo studio del Governo per l'anticipo prevale quella dell'"accompagnamento" alla pensione


di Marina Crisafi - Il capitolo pensioni rimane la spina nel fianco del Governo (non solo dell'attuale) e se da un lato i sindacati scendono in piazza per invocare la riforma globale della Fornero, dall'altro i dati mostrano problemi di copertura finanziaria, l'Europa guarda con attenzione alla nostra traiettoria pensionistica e la Corte dei Conti avverte che, nel bene e nel male, la riforma ha contribuito a tenere sotto controllo la spesa negli ultimi anni (altrimenti, le pensioni sarebbero costate quasi due punti del Pil).

La via definitiva (forse) dovrebbe essere imboccata con la legge di bilancio 2017 (come si chiamerà dal prossimo anno la "vecchia" legge di stabilità) e in quella vigente per il 2016 gli unici correttivi adottati hanno riguardato l'opzione donna e il part-time, oltre al mancato ripristino del meccanismo di indicizzazione in vigore prima della "stretta" e alla mancata rivalutazione degli assegni a fronte di un indice Istat negativo.

Ma, nell'attesa, qualcosa bisogna pur fare. E i tecnici di palazzo Chigi sono al lavoro sulle ipotesi che potrebbero trovare applicazione già durante l'anno, sempre che si trovino le coperture "ponte" per far fronte alla spesa innescata senza impatti sulla finanza pubblica.

La nuova flessibilità quindi potrebbe arrivare prima di ottobre, con un mix di interventi, seppur non strutturali.

Vediamo le ipotesi:

Prestito pensionistico

Tra le opzioni a prevalere nettamente sulle altre è quella del prestito previdenziale.

Si tratta dell'ipotesi di studio più accreditata e sostenibile (per il bilancio dello Stato) che consiste in una sorta di accompagnamento per il lavoratore che vuole andare prima in pensione, il quale avrà la possibilità di accedere ad un sostegno economico con anticipo di qualche anno rispetto alla decorrenza del diritto, restituendo poi la somma ottenuta con un prelievo "a vita" sull'assegno.

Così, se per le casse dello Stato, quella del prestito pensionistico rappresenterebbe la soluzione più "neutra" e plausibile da attuare nel 2016, i costi tuttavia ricadrebbero totalmente sui lavoratori che riuscirebbero a percepire la pensione qualche anno prima ma, una volta ottenuta, dovrebbero restituire il prestito con dei micro-prelievi strutturali sui ratei mensili.

Un'ipotesi che si muove guardando anche all'agevolazione inserita nella legge di Stabilità 2016 che permette ai dipendenti privati che maturano i requisiti di vecchiaia entro il 2018 di optare per un part-time, con l'accordo che l'azienda versi i contributi che sarebbero stati a suo carico in caso di full-time.

L'opzione donna

La seconda ipotesi allo studio del Governo, sempre se si trovano le coperture, è quella di rendere strutturale ed estendere la c.d. opzione donna.

Opzione, si ricorda, che consente alle lavoratrici dipendenti l'uscita anticipata dal lavoro con 57 anni e 35 di contributi, ma accedendo al ricalcolo contributivo (e non retributivo) della pensione.

Le altre soluzioni

Quanto alle altre soluzioni più "strutturali" la strada, date le premesse, si fa in salita.

Attualmente al vaglio, rimangono le ipotesi da tempo all'esame del Parlamento (tra cui quella elaborata dall'ex ministro del lavoro, Cesare Damiano, attualmente all'esame della Commissione Lavoro alla Camera) e quella del presidente dell'Inps, Tito Boeri. Tutte accomunate dall'equazione: anticipo della pensione=penalizzazione. Con percentuali variabili dal 2 al 3% (o superiori) in base agli anni di contributi e all'età. Ipotesi in campo, si ribadisce, ma che prima dovranno passare dalla risoluzione dei problemi di copertura finanziaria.

Data: 03/04/2016 14:00:00
Autore: Marina Crisafi