Pubblicità immobiliare: a rischio caos
di Marina Crisafi - La pubblicità immobiliare è a rischio caos e il motivo è direttamente connesso alla direttiva dell'Agenzia delle Entrate n. 74638 del 17 maggio 2016. A denunciarlo è il sindacato dei dirigenti e direttivi della P.A. (Dirstat), con una nota a firma del vicesegretario generale Pietro Paolo Boiano.
Tale direttiva delinea, infatti, il nuovo assetto organizzativo sul servizio di pubblicità immobiliare (confluito dall'Agenzia del Territorio a quella delle Entrate con legge n. 135/2012, art. 23-quater, con separazione fisica tra gli uffici), disciplinando il conferimento degli incarichi di capo-reparto addetti negli uffici provinciali del territorio e prevedendo per la figura il possesso di requisiti soggettivi e il superamento di brevi corsi teorici.
Proprio per questo la direttiva è finita nel mirino del sindacato, intervenuto più volte sull'argomento su uno dei servizi più delicati del diritto civile.
"Va ribadita la peculiarità del servizio di pubblicità immobiliare e confermato il principio che il diritto ipotecario è un ramo complesso del diritto civile e richiede pertanto adeguata preparazione tecnico- giuridica, fermo restante che la teoria è un patrimonio culturale non certamente sufficiente ad affrontare e risolvere le tante difficoltà presenti nel quotidiano" afferma infatti Boiano nella nota. Un servizio che allo stato, sconta le criticità dell'operazione di incorporazione effettuata a suo tempo (oltre all'essere "in affanno" per la soppressione delle conservatorie) e che regge grazie "alla disponibilità al senso del dovere ed al grande impegno degli addetti ai lavori tant'è che non si registrano casi in cui lo Stato sia stato chiamato a risarcire danni causati a terzi".
È giusto pertanto che l'amministrazione finanziaria "intraprenda un percorso di rinnovamento e di formazione delle nuove leve – prosegue la nota, ma il rinnovamento dei ranghi deve - assicurare la buona continuità dell'azione amministrativa in termini di efficacia e di efficienza".
Sarebbe quindi "un errore fatale – denuncia Boiano - ritenere che bastino il possesso dei requisiti soggettivi e brevi corsi teorici per affrontare nuove esperienze di lavoro considerando che l'errore del responsabile del servizio, anche se di buona fede, non è riparabile, secondo il principio 'factum infectum fieri nequit', e può essere economicamente incommensurabile".
Il che significa, chiosa il vicesegretario "che se dall'errore deriva danno al terzo, lo Stato è chiamato al risarcimento, fatta salva, naturalmente, la instaurazione del giudizio di responsabilità dinanzi alla Corte dei Conti come avviene a carico dei pubblici dipendenti incolpati di danno erariale. In sintesi alla teoria necessita la pratica che va acquisita sul campo significando l'affiancamento di funzionari agli attuali responsabili del servizio".
Data: 22/07/2016 16:00:00
Autore: Marina Crisafi