Il dramma dei padri separati ridotti a bancomat
di Valeria Zeppilli – Il dramma dei padri separati, in Italia, c'è ed è ormai innegabile. Recenti studi condotti dall'Università Cattolica di Milano hanno raccontato che il 15% degli uomini che, a seguito di una separazione, versano il mantenimento ad ex e figli a fine mese trova in tasca un reddito residuo di soli cento euro. I più fortunati, invece, aprendo il portafoglio ne trovano quattrocento.
Nelle mense dei poveri sparse per il paese, inoltre, si registra la crescente presenza di uomini in giacca e cravatta che a viso basso sono costretti a sfruttare il servizio di pasto gratuito per sperare arrivare a fine mese.
Nei giorni scorsi, in Brianza, si è addirittura svolta una manifestazione di protesta da parte di padri che si trovano in questa spiacevole situazione e che chiedono un intervento del Governo per sistemare questo aspetto, delicato, della separazione, nella consapevolezza che tutti, anche loro, ne escono spesso come parti lese.
Sotto il cartello "Papà c'è" si sono radunati numerosi uomini, alcuni che si sentono meri bancomat, altri che nonostante l'affido condiviso passano pochissimo tempo con i propri figli, tutti insoddisfatti del modo in cui le vicende della loro separazione sono state gestite dal sistema.
Qualche mese fa, proprio a testimonianza di come il problema sia sentito nel nostro paese, in Consiglio dei ministri è approdata una proposta di legge, fatta dalla Regione Friuli Venezia Giulia, nella quale si prevede sia l'introduzione di un assegno mensile a sostegno dei padri divorziati in difficoltà economica che la creazione, per loro, di una corsia privilegiata nella stesura delle graduatorie per gli alloggi pubblici (leggi: "Padri divorziati: arriva la tutela per legge").
Autore: Valeria Zeppilli