I Tribunali italiani e i rinvii dell'ultima ora
di Valeria Zeppilli – La questione dei rinvii dell'ultima ora delle udienze è un problema a cui purtroppo ci siamo assuefatti. E che riguarda fin troppi tribunali del Bel Paese. Lo potremmo forse annoverare tra quei comportamenti tipicamente italiani a cui non si può o non si vuole porre rimedio. Eppure, basterebbe davvero poco per evitare inutili perdite di tempo e, soprattutto, per trasmettere un'immagine più professionale e decorosa del sistema giudiziario.
E se ogni tanto un rinvio dell'ultima ora lo si può anche "accettare", la cosa diventa alquanto fastidiosa quando diventa un'abitudine. Poco male se nello stesso giorno si hanno altre incombenze da svolgere, ma se si è andati in Tribunale solo per quella udienza?
Prendiamo il caso delle udienze fuori sede. Capita a tutti di dover raggiungere un tribunale che si trova in una città diversa dalla propria. E capita altrettanto spesso di trovare un "rinvio a sorpresa" di cui non c'è stato alcun preavviso. Il risultato? Un viaggio a vuoto, con conseguenti perdite di tempo, soldi ed energie.
Una vera e propria mancanza di rispetto nei riguardi di tutte le parti coinvolte: avvocati, rispettivi clienti, testimoni, consulenti tecnici. Tutti si dovranno rassegnare ad aver perso inutilmente la mattinata.
Per carità, nulla quaestio se il rinvio è davvero giustificato da un'emergenza dell'ultimo minuto, ma negli altri casi, perché mai la decisione di rinviare un'udienza non viene comunicata per tempo quando i motivi del rinvio sono già noti, anche se solo la sera prima? Basterebbe avvisare i soli avvocati che a loro volta potrebbero informare le altre parti. Del resto tutti gli avvocati dispongono di un indirizzo di posta certificata e bastano pochi secondi per inviare loro un messaggio.
Insomma è in primo luogo una questione di rispetto oltre che di decoro. Ma è proprio vero: dove non c'è spessore umano, inizia la maleducazione e l'arroganza.
E poi non credo sia così difficile pensare a un sistema di gestione del calendario delle udienze basato su criteri di professionalità e scevri da ogni forma di sciatteria.
I frequenti rinvii "a sorpresa", comunicati solo quando si arriva in tribunale, trasmettono la sensazione che alcuni tribunali italiani siano gestiti con superficialità con il rischio che di analoga trascuratezza si possa poi trovare traccia anche nel modo di decidere le controversie.
Basterebbe uno sforzo minimo per dimostrare quello spessore umano che è diventato oggi una esigenza sempre più imprescindibile nelle aule dei tribunali.
Cosa possono fare intanto gli avvocati? Forse cominciare a esigere che il rispetto sia reciproco e non solo unidirezionale, cosa che, se non altro, gioverebbe a tutto il sistema.
Autore: Valeria Zeppilli