Riforma editoria: come funziona
di Marina Crisafi – Con 275 sì e 80 no la Camera ha approvato poco fa in via definitiva il ddl di riforma dell'editoria (qui sotto allegato). La riforma, che diventa quindi legge dello Stato, era stata licenziata pochi giorni fa dal Senato (leggi:"Riforma editoria: Equo compenso e sanzioni per i finti giornalisti").
Tra le varie novità introdotte dalla legge, oltre al tetto agli stipendi Rai, anche l'istituzione del Fondo per il pluralismo e l'innovazione dell'informazione, finalizzato al sostegno dell'editoria e dell'emittenza radiofonica e televisiva locale. Diverse le novità anche per l'ordine dei giornalisti e per gli stessi professionisti.
Ecco in pillole cosa cambia con la riforma:
Il fondo per il pluralismo
L'istituendo fondo per il pluralismo verrà alimentato con risorse statali già destinate al settore, oltre a un contributo di solidarietà a carico delle società concessionarie di raccolta pubblicitaria e una parte, fino a un massimo di 100 milioni all'anno per il triennio 2016-2018, delle entrate derivanti dal canone Rai. Una percentuale del fondo potrà destinarsi al finanziamento di progetti comuni tesi ad incentivare l'offerta informativa digitale e multimediale. Prevista inoltre l'erogazione di un contributo per il sostegno dei costi sostenuti per l'uso di servizi di telefonia e connessione dati, in sostituzione delle attuali riduzioni tariffarie.
La concessione dei contributi
Ad essere modificati anche i requisiti per la concessione dei contributi che saranno erogati solo a patto che l'attività informativa, autonoma e indipendente, di carattere generale sia esercitata in via esclusiva. I finanziamenti saranno erogati a cooperative giornalistiche, a enti senza fini di lucro o imprese editrici di quotidiani e periodici il cui capitale sia dagli stessi interamente detenuto. Niente più finanziamenti invece agli organi di informazione di partiti o movimenti politici e sindacali; periodici specialistici; imprese editrici di quotidiani e periodici che fanno capo a gruppi editoriali quotati in borsa o partecipati da società quotate in borsa.
Le aziende che ricevono il finanziamento, inoltre, dovranno adempiere i regolari obblighi derivanti dai contratti collettivi nazionali o territoriali di lavoro; dovranno avere l'edizione digitale (eventualmente in parallelo col cartaceo), e dovranno pubblicare tutti i contributi ricevuti.
Saranno previsti anche criteri premiali per l'assunzione a tempo indeterminato di lavoratori under 35 e per azioni formative, nonché per l'attivazione di percorsi di alternanza scuola-lavoro.
L'Ordine dei giornalisti
La legge disciplina poi alcuni aspetti della professione giornalistica, intervenendo anzitutto sull'ordine, i cui membri del Consiglio Nazionale diventeranno 60, di cui 2/3 professionisti e 1/3 pubblicisti.
Rivisto anche il sistema elettorale al fine di garantire la massima rappresentatività territoriale.
L'operatività delle misure inserite tuttavia sarà definita da appositi decreti legislativi del governo.
Equo compenso e pensioni dei giornalisti
Stesso iter riguarderà le norme destinate ai prepensionamenti dei giornalisti. Viene previsto l'innalzamento dei requisiti di anzianità anagrafica e contributiva per l'accesso alla pensione di vecchiaia anticipata, unitamente al divieto per le aziende di mantenere un rapporto di lavoro con il giornalista che abbia ottenuto il trattamento previdenziale. Viene demandata anche la revisione della procedura per il riconoscimento degli stati di crisi delle imprese editoriali ai fini dell'accesso agli ammortizzatori sociali e ai prepensionamenti.
Quanto all'equo compenso, rimane in carica la commissione istituita per la sua valutazione, fino a che non si approverà la delibera che ne definirà i criteri e verranno completati gli ulteriori adempimenti in materia.
Le concessioni
Sul capitolo concessioni, infine, la riforma prevede che la concessione del servizio pubblico radiofonico, televisivo e multimediale abbia una durata di 10 anni e sia preceduta da una consultazione pubblica sugli obblighi dello stesso servizio.
Tetto agli stipendi Rai
Confermato definitivamente, inoltre, il tetto al trattamento economico di dipendenti, collaboratori e consulenti Rai, la cui prestazione professionale non sia stabilita da tariffe regolamentate, che non potrà superare i 240mila euro annui.
Liberalizzazione orari e vendita giornali
Viene data, infine, delega all'esecutivo per emanare un apposito decreto per la liberalizzazione degli orari e dei punti vendita dei giornali.
Data: 04/10/2016 19:00:00
Autore: Marina Crisafi