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Il diritto all'adolescenza, il diritto dell'adolescenza

Un'analisi dell'età adolescenziale attraverso fonti giuridiche internazionali e testi letterari


Abstract: L'Autrice offre una lettura appassionata e coinvolgente dell'età adolescenziale scavandone il senso tra le pieghe di fonti giuridiche internazionali e testi letterari

"Possiamo definire la personalità come l'organizzazione della condotta adattiva di un individuo all'interno di un ambiente sociale, o come il risultato finale del processo di individuazione psicologica in una determinata cultura. La personalità può venire analizzata attraverso il comportamento e il suo variare in circostanze differenti, in ruoli e stati comportanti scelte collettive e individuali": ciò che scriveva la grande psicologa Angiola Massucco Costa è ancor più osservabile e fondamentale nell'adolescenza durante la quale si verificano proprio le crisi di adattamento per divenire, poi, adulti. Crisi di cui si parla ma non sempre congiuntamente tra i vari esperti e non sempre con i diretti interessati, gli adolescenti. Sarebbe opportuno un approccio olistico come per tutto quello che riguarda la persona.

Le parole dello scrittore Simone Perotti sono eloquenti: "Quello che non torna, merita rispetto. Come era già successo per la mia adolescenza". L'infanzia, l'adolescenza, la giovinezza, la vita sono uniche e, per questo, belle ed esigono, pertanto, massimo rispetto, concetto molto più profondo di quello che può essere stabilito giuridicamente. "Rispetto", da "guardare indietro, guardare di nuovo": ogni relazione esige educazione dello sguardo, educazione allo sguardo.

I bambini hanno diritto al rispetto, ma al tempo stesso devono portare rispetto, come si ricava dall'art. 29 (relativo all'educazione) lettera c della Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia: "inculcare al fanciullo il rispetto". Adultizzare o infantilizzare un bambino è mancanza di rispetto e tutto ciò non fa altro che generare un circolo vizioso che si può e si deve spezzare. Anticipi o prolungamenti sono una mancanza di rispetto. Duccio Demetrio, filosofo dell'educazione, spiega: "Ormai assistiamo ad anticipi e prolungamenti di ogni genere. I ragazzi, quando non addirittura i bambini, si proiettano precocemente nel mondo degli adulti, i quali a loro volta fanno di tutto per non abbandonare i privilegi dell'infanzia e dell'adolescenza. Il risultato è la mancanza, sempre più drammatica, di un contesto che sia educativo in senso globale, nel quale le differenze vengano rispettate e valorizzate. L'immagine più evidente è fornita dall'industria della moda, che ha ormai abolito ogni distinzione fra l'abbigliamento dei ragazzi e quello degli adulti. Così sono venuti meno quei passaggi iniziatici che, in passato, rappresentavano un elemento simbolico forte e condiviso. Nel momento in cui smetteva di indossare i pantaloni corti, per esempio, il bambino sentiva di essere incamminato verso il mondo dei grandi. Allo stato attuale una simile ritualità sociale appare inconcepibile, così come ogni altro indizio di asimmetria fra chi educa e chi viene educato. E questo perché, semplicemente, ci si è voluti persuadere che educare non sia necessario. Il bambino può e deve fare quello che vuole, ogni distanza nei confronti degli adulti è caduta".

Nella Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia sono presenti espressioni come "suo benessere" (art. 3), "sue capacità evolutive" (art. 5), "sua età" (art. 12), "suo grado di maturità" (art. 12), "suo sviluppo" (art. 27) per sottolineare che ogni bambino ha diritto alla propria infanzia e alla propria adolescenza quali fasi incancellabili e imprescindibili della propria vita, come in una corsa a staffetta in cui ogni passaggio è unico, irripetibile e, perciò, necessario. Nella Convenzione, inoltre, si ripetono più volte gli aggettivi possessivi riferiti al fanciullo per rimarcare ancora tutto ciò che appartiene al bambino e che fa la sua unicità. Durante l'adolescenza si verificano le crisi anche perché il ragazzo non si riconosce in come o in quello che hanno voluto sino a quello stadio i genitori (o altri) e va alla ricerca della sua specificità. Quel processo descritto da Fulvio Scaparro, psicologo e psicoterapeuta: "Come nel finale di Pinocchio, il ragazzino «di ciccia» si erge trionfante davanti alle spoglie inanimate del burattino di legno. Affinché Pinocchio sia accettato nel mondo dei grandi, gli si chiede di abiurare. Nessuno di noi ha mai fatto questo per scelta, ma solo per piegarsi alle esigenze della «maturità» e diventare come i grandi volevano".

Michele Visentin, educatore, precisa "[…] ciò di cui i ragazzi hanno bisogno, oggi più che mai: spazi e momenti di appropriazione personale (e solitaria) di ciò che accade dentro la mente, fuori di sé, lontano da sé, attorno a sé. Lavoro oscuro, personale, intimo che deve avvenire in momenti non prescritti dall'esterno; momenti in cui si decide di tirarsi via. I preadolescenti, infatti, si trovano a loro agio in uno spazio simbolico che li isola dal mondo, e che, nel segreto della loro cameretta, li mette allo stesso tempo in contatto con il mondo". Nell'art. 12 della Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia si legge: "Gli Stati parti devono assicurare al fanciullo capace di formarsi una propria opinione il diritto di esprimerla liberamente e in qualsiasi materia, dando alle opinioni del fanciullo il giusto peso in relazione alla sua età ed al suo grado di maturità. A tal fine, verrà in particolare offerta al fanciullo la possibilità di essere ascoltato in qualsiasi procedimento giudiziario o amministrativo che lo riguardi, sia direttamente, sia tramite un rappresentante o un'apposita istituzione, in conformità con le regole di procedura della legislazione nazionale". Bisogna tutelare il diritto all'ascolto delle persone minori di età non solo in alcune sedi o quando questo diritto è violato, ma soprattutto in alcune fasi della vita come quella particolare di transizione della preadolescenza, spesso trascurata e "saltata".

"[…] la solitudine non è un albero in mezzo alla pianura, dove ci sia solo lui, è la distanza tra la linfa profonda e la corteccia, tra le foglie e la radice" (dal pensiero di Fernando Pessoa)#. Non si deve trascurare il silenzio e la solitudine dei figli, soprattutto adolescenti, davanti a televisore, computer, tablet o altro, perché silenzio e solitudine possono frapporre una distanza sempre maggiore tra genitori e figli e da inquietudine può diventare disagio e devianza dei figli.

Oggi i bambini e gli adolescenti sono a rischio di ogni povertà, a cominciare da quella relazionale, perché, pur circondati da tante persone, sono poche quelle che si fermano per parlare loro e con loro. Come spiega lo psichiatra Eugenio Borgna: "La coscienza della fragilità è propria solo delle persone «etiche». Avere coscienza del valore della fragilità significa non compiere azioni, gesti che possano fare del male agli altri. Se non si ha coscienza della fragilità degli altri, si creano disastri nelle scuole, nelle famiglie… Un conto, lo ribadisco, è riconoscere la nostra fragilità, ma ancora più importante è cogliere quella degli altri, cosa però difficile se non abbiamo in noi almeno qualche scheggia di fragilità". Nella Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia si parla due volte di "comprensione" e "tolleranza" (Preambolo e art. 29): occorre educare alla comprensione e alla tolleranza di se stessi, soprattutto durante l'adolescenza e, poi, alla comprensione e alla tolleranza degli altri.

Lo psichiatra Borgna aggiunge: "Innanzitutto la fragilità è un elemento costitutivo di ogni adolescenza e di ogni giovinezza; anche se queste vivono in un clima culturale che guarda alla fragilità come a una esperienza di vita inutile che rallenta la realizzazione delle cose. Meno vita interiore e meno consapevolezza della nostra debolezza abbiamo, e più siamo portati ad agire istintivamente, senza grandi riflessioni". "Sviluppo fisico, mentale, spirituale, morale e sociale": questo è il percorso di crescita delineato nella Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia (in particolare è richiamato in questa successione di aggettivi negli articoli 27 e 32). Questo deve essere il percorso dell'adolescente, "colui che cresce", attraverso le sue fragilità e con le sue fragilità, per divenire "adulto", colui che è cresciuto, senza rimanere "adultescente".

Il sociologo Vittorio Filippi sostiene: "[…] curare una delle grandi infelicità della nostra epoca: il non saper amare o essere amati. Educando sin dall'adolescenza all'affettività, enorme motore psichico che richiede equilibrio e conoscenza di sé". I bambini e ancor di più i ragazzi non hanno bisogno di educazione sessuale (che si riduce a sterili lezioni o nozioni di anatomia), di educazione gender, di educazione sentimentale (di quel che si sente e, poi, non si può sentire più), ma di educazione all'amore, vivendo e condividendo amore: "[…] il fanciullo per il pieno ed armonioso sviluppo della sua personalità deve crescere in un ambiente familiare, in un'atmosfera di felicità, amore e comprensione" (dal Preambolo della Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia).

Nello spettacolo teatrale "Bones" (sulle difficoltà adolescenziali) si sente dire: "Ho paura dell'indifferenza e dell'ignoranza; ho paura per gli adolescenti che crescono con le orecchie piene di suoni, gli occhi pieni di immagini e che non sentono quasi mai le parole utopia, ideale, sogno". Gli adolescenti (participio presente) non hanno bisogno delle parole utopia, ideale, sogno, ma di ascolto, attenzione, in una sola parola di amore. Hanno bisogno degli adulti (participio passato), che non siano apparenti o sedicenti.

Già Quintiliano, avvocato e educatore dell'antica Roma, diceva: "Non pretenda il maestro da un fanciullo ciò che solo l'adolescente può dare, né da un adolescente quanto ci si aspetta da un adulto. Gli dica, quando ha bene imparato: «Sei già qualcuno!». E aggiunga: «Il meglio di te è di là da venire!». Così lo incoraggia, lo stimola e gli spalanca le vie della speranza". I genitori e gli educatori in generale devono saper distinguere le caratteristiche dell'infanzia da quelle dell'adolescenza, saper stimolare la giusta autostima e coltivare infinita speranza: "[…] impartire a quest'ultimo [il fanciullo], in modo consono alle sue capacità evolutive, l'orientamento e i consigli necessari" (art. 5 Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia).

Adolescenza: età "turbo-lenta" (connaturalmente contraddittoria), sfera di diritti personalissimi e relazionali, assimilabile alla sfera di cristallo usata nella divinazione. Gli adulti devono essere chiaroveggenti sinceri e veri: devono aiutare a vedere chiaro nelle cose future senza ingannare, devono interpretare senza mistificare, senza aggiungere qualcosa di proprio. Affinché bambini e adolescenti siano tali e non piegati o ripiegati a divenire "adulti involontari" (locuzione dello scrittore Erri De Luca).

Data: 04/11/2016 12:00:00
Autore: Margherita Marzario