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Facebook deve impedire che i link rimossi tornino online

Dopo il caso Cantone le piattaforme web sono responsabilizzate nella lotta al cyberbullismo


di Valeria Zeppilli – Con riferimento alla spiacevole e nota vicenda che ha interessato Tiziana Cantone, morta suicida dopo la diffusione sul web di un video che la ritraeva in atteggiamenti intimi e privati, dal Tribunale di Napoli è arrivata una decisione molto importante per la lotta al cyberbullismo, che costituisce un importante punto di svolta per le tutele contro questo odioso fenomeno.

Nel caso di specie ad essere interessato direttamente della questione è il social network Facebook, ma è chiaro che la decisione può essere replicata per ogni altra analoga piattaforma.

In sostanza il giudice partenopeo ha affermato che tutti i link relativi ai video hard della ragazza dovevano essere rimossi, a prescindere da un ordine in tal senso dell'autorità amministrativa o giudiziaria.

Ciò, in generale, vuol dire che i social network devono rimuovere tutti i contenuti illeciti che siano stati loro segnalati, senza attendere che la rimozione sia imposta coattivamente.

La lezione che esce fuori dal caso di specie (e che ha ora tutte le basi per divenire un principio da replicare) è, insomma, che i fornitori dei servizi di rete devono essere parte attiva nella tutela delle vittime dei reati fatti per il tramite dei social network e sono onerati di un'importante vigilanza "a posteriori".

Se, quindi, l'articolo 17 del decreto legislativo numero 70/2003 non permette di gravare Facebook e gli altri soggetti equiparati agli hosting provider dell'onere di sorveglianza preventiva, ciò non vuol dire che ad essi non possa richiedersi di sorvegliare sugli ulteriori caricamenti. Anzi: limitare l'attività loro richiesta a quella di semplice rimozione "a comando" è ingiusto e riduttivo.

In conclusione, può dirsi che nei giorni scorsi è nato un vero e proprio obbligo di monitoraggio avente ad oggetto il contenuto di link segnalati in quanto illegali, nella speranza di una responsabilizzazione delle piattaforme web che, si spera, possa arginare il dilagare di certi fenomeni.

E che dire degli effettivi ordini di rimozione? Il loro adempimento è presidiato in maniera molto rigida. Tornando al caso Cantone, il Tribunale di Napoli ha stabilito il pagamento di 100 euro per ogni violazione o inosservanza e per ogni giorni di ritardo, sino ad arrivare al massimo a 10mila euro.

Data: 09/11/2016 21:00:00
Autore: Valeria Zeppilli