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Avvocati: mantenimento alla donna che lascia la toga

Per la Cassazione se la professione è abbandonata per curare gli interessi del marito, l'assegno va corrisposto anche se il matrimonio è stato breve


di Valeria Zeppilli – Il matrimonio è stato brevissimo? Non importa: se la ex ha lasciato la professione di avvocato per curare gli interessi del marito le spetta l'assegno di mantenimento.

Ha vinto anche in terzo grado una moglie che, subito dopo aver appeso la toga al chiodo per aiutare in tutto il partner, aveva visto naufragare il suo breve connubio: dovrà continuare a godere del tenore di vita assaporato, anche se per poco, con l'uomo.

Con la sentenza numero 1162/2017 del 18 gennaio (qui sotto allegata), la Corte di cassazione ha infatti ribadito che la breve durata del matrimonio può rilevare solo ed eventualmente ai fini della qualificazione in concreto dell'assegno di mantenimento, mentre essa non assume nessuna efficacia preclusiva del diritto all'assegno di mantenimento ove sussistono gli elementi costitutivi dello stesso, ovverosia la non addebitabilità della separazione al beneficiario, l'assenza da parte di questo di redditi propri tali da permettergli di godere di un tenore di vita analogo a quello goduto durante il seppur breve matrimonio e la disparità economica tra gli ex coniugi.

Dato che essi ricorrevano tutti nel caso di specie, il ricorrente non ha più alternative: l'assegno di mille euro mensili a favore dell'ex avvocato, sposato per soli due anni, resta. E il marito paga anche le spese del terzo grado di giudizio.

Data: 20/01/2017 22:00:00
Autore: Valeria Zeppilli