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Previdenza complementare

Cos'è la previdenza complementare, quando conviene, a chi è destinata, come funziona e in cosa si differenzia da quella obbligatoria


Cos'è la previdenza complementare

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La previdenza complementare (detta anche integrativa) si affianca, senza sostituirla, a quella obbligatoria e si è sviluppata a partire dagli anni '90 del secolo scorso, con il fine di integrare le prestazioni pensionistiche erogate dalle gestioni obbligatorie pubbliche o private al compimento dell'età pensionabile, alla luce del costante impoverimento che le ha caratterizzate nel corso degli anni.
La disciplina della previdenza complementare, per il settore privato, è contenuta nel decreto legislativo numero 252/2005.

Quando conviene la previdenza complementare

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Poiché la previdenza complementare ha la finalità di integrare le prestazioni pensionistiche, la stessa si adatta a coloro che hanno un obiettivo e anche una propensione al risparmio nel medio, ma soprattutto nel lungo termine. Trattasi di una forma di risparmio che quindi non si presta a chi ha esigenze di liquidità continue e nel breve termine.

Destinatari della previdenza complementare

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La possibilità di aderire a una forma pensionistica complementare per ottenere una rendita pensionistica o una rendita pensionistica aggiuntiva a quella ordinaria non è una prerogativa dei lavoratori, ma si estende a tutti i cittadini.
Infatti, possono scegliere di investire in tale sistema pensionistico integrativo anche:

  • i lavoratori subordinati privati;
  • i lavoratori subordinati pubblici (a cui sono dedicati i fondi negoziali Espero e Perseo Sirio, a cui si aggiungono fondi ulteriori della Regione Valle d'Aosta e Trentino Alto Adige);
  • i lavoratori autonomi;
  • i libero professionisti;
  • i soci lavoratori e i dipendenti delle cooperative di produzione e lavoro;
  • i soggetti che svolgono lavoro non retribuito per responsabilità familiari;
  • lavoratori occasionali.

Previdenza complementare e TFR

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A proposito dei soggetti destinatari della previdenza complementare, va però fatta un'opportuna precisazione: per i lavoratori subordinati è prevista la possibilità, entro sei mesi dall'assunzione, di optare per una delle seguenti opzioni:
  • lasciare il TFR presso il datore di lavoro;
  • chiedere che le quote del TFR che devono ancora maturare siano destinate a una forma di previdenza complementare;
  • decidere di destinare il TFR a una forma pensionistica complementare in un momento successivo;
  • non decidere nulla e consentire al datore di trasferire il TFR maturando alla forma pensionistica collettiva contemplata dagli accordi o dai contratti collettivi a meno con vi siano accordi aziendali che stabiliscano diversamente.

Come funziona un fondo pensione complementare

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Alla base della previdenza complementare vi è un sistema di finanziamento a capitalizzazione (e non a ripartizione, come avviene per la previdenza obbligatoria).
In sostanza ogni iscritto a tale sistema previdenziale convoglia i suoi versamenti in un conto individuale, le cui risorse vengono poi investite, da gestori specializzati, nel mercato finanziario attraverso titoli obbligazionari, azioni, titoli di Stato e così via.

I rendimenti prodotti da tali investimenti sono condizionati sia dall'andamento dei mercati che dalle scelte di gestione, anche se i comportamenti delle forme pensionistiche complementari sono sottoposti alla vigilanza della Covip - Commissione di vigilanza sui fondi pensione, che ne assicura la trasparenza e la correttezza.
Giunti alla fase della liquidazione, le prestazioni maturate dal lavoratore con riferimento alla previdenza complementare vengono generalmente corrisposte mediante una rendita, aggiuntiva alla pensione ordinaria, liquidata al momento del pensionamento e comprensiva dei risultati di gestione.
Non è tuttavia escluso né che le prestazioni maturate vengano corrisposte, a determinate condizioni, integralmente o parzialmente in capitale, né che le stesse vengano corrisposte a prescindere dalla sussistenza di una pensione derivante dalla previdenza pubblica.

Previdenza complementare: esempi

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A seconda di quale sia la propria posizione lavorativa, i lavoratori possono scegliere di aderire a tre diverse tipologie di forme pensionistiche complementari.
Innanzitutto vi sono i fondi pensione negoziali (o chiusi), che sono quelli destinati a coloro che fanno parte di uno specifico settore lavorativo. Si pensi ad esempio, tra i tanti, a Fondapi, destinato ai lavoratori delle piccole e medie imprese, a FondoPoste, destinato ai dipendenti del gruppo Poste Italiane, o a Previprof, destinato a coloro che lavorano in studi professionali.

Vi sono, poi, i fondi pensione aperti, che sono quelli destinati a tutti i lavoratori (subordinati, autonomi o libero professionisti), ai loro familiari e ai non lavoratori. Sono gestiti da banche, assicurazioni, società di gestione del risparmio e società di intermediazione mobiliare.
Una terza tipologia di forma pensionistica complementare è rappresentata dai PIP - Piani Individuali Pensionistici, che altro non sono che delle polizze assicurative a carattere individuale con finalità previdenziali.
Ci sono infine i fondi pensioni preesistenti, ossia già esistenti alla data del 15 .11.1992 e del dlgs n. 124/1993 che ha istituito la previdenza complementare.

Previdenza obbligatoria

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Sul fronte opposto della previdenza complementare c'è la previdenza obbligatoria, che è quella contemplata dall'art. 38 della Costituzione, che ha la finalità di riconoscere ai lavoratori i mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, vecchiaia e disoccupazione non dipendente dalla loro colpa.
Nel nostro ordinamento la gestione della previdenza obbligatoria è affidata prevalentemente all'INPS, che si occupa dei dipendenti del settore privato e pubblico e dei collaboratori. Sistema cui si affiancano gli Enti previdenziali dei liberi professionisti e di altre tipologie di lavoratori.

Differenza tra previdenza complementare e obbligatoria

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Evidenti alla luce di quanto detto gli elementi di differenziazione della previdenza complementare rispetto alla previdenza obbligatoria.
In particolare la complementare si caratterizza, innanzitutto, per essere volontaria e per rappresentare, quindi, una semplice possibilità e non di certo un obbligo per i lavoratori.
Il sistema, inoltre, è a capitalizzazione individuale e non a ripartizione.
La previdenza complementare è poi gestita sempre da soggetti ed enti di diritto privato ed è a contribuzione definita, in quanto il lavoratore sa sempre quanto versa.
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Data: 22/12/2022 10:00:00
Autore: Valeria Zeppilli