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Evasione fiscale: le presunzioni amministrative non giustificano una condanna penale

Per il Tribunale di Genova occorre tenere in debito conto sia le fatture attive che quelle passive


di Valeria Zeppilli – Nella valutazione della rilevanza penale di un'evasione fiscale, per quanto riguarda in particolare l'accertamento IVA, occorre procedere a un'attenta valutazione delle fatture, sia attive che passive.

Evasione fiscale: le fatture passive vanno tenute in debito conto

Con la sentenza numero 1461/2017 (qui sotto allegata), il Tribunale di Genova ha infatti precisato che al predetto fine è fondamentale tener conto delle fatture passive, specie laddove l'imputato svolge un'attività per la quale necessita di acquistare quantità significative di materiali. In tali casi, infatti, non è ragionevole omettere di considerare ai fini dell'accertamento dell'IVA in un determinato periodo di imposta le fatture passive, giustificando (come avvenuto nel caso di specie) la mancata considerazione con un'asserita promiscuità dell'uso con altri soggetti.

La vicenda

Nel caso di specie, nel corso delle indagini condotte, si era giunti ad accertare un'evasione rilevante, ma utilizzando delle presunzioni vigenti in ambito amministrativo.

Gli accertatori infatti, contrariamente a quanto poi rilevato dal Tribunale, non avevano tenuto alcun conto delle fatture passive di un'impresa, facente capo all'imputato, che per la natura della sua attività (produzione di materiale plastico) era costretta all'acquisto di ingenti materiali per la produzione. Peraltro le fatture passive erano effettivamente state rinvenute, addirittura unitamente alle scritture ove, benché solo digitalmente, le stesse erano registrate insieme alle fatture attive.

Inoltre, in assenza di alcuna giustificazione circa i movimenti bancari, gli accrediti dell'imputato erano stati considerati come ricavi aggiuntivi rispetto a quelli emergenti dalle fatture, ma tale conclusione era stata raggiunta facendo uso di una presunzione tributaria e senza tenere in alcun conto la circostanza che gli accrediti si riferissero alle fatture attive.

Nel corso del processo, invece, il consulente nominato dal giudice ha rinvenuto la giustificazione di tali accrediti e ha riscontrato l'assenza di alcuna evasione IVA considerando correttamente sia le fatture passive che le fatture attive.

Gli imputati, con riferimento a tale aspetto, vanno quindi assolti perché il fatto non sussiste.

Data: 08/05/2017 15:00:00
Autore: Valeria Zeppilli