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I giudici di pace devono lavorare di più

Lo dice il Csm nel parere sulla riforma della magistratura onoraria esprimendosi anche su competenze, compensi e ufficio per il processo


di Valeria Zeppilli – L'approvazione della riforma della magistratura onoraria si sta avvicinando a grandi passi, ma nel suo percorso deve fare i conti con istanze provenienti da più fronti, tra le quali quella ovvia e autorevole del Csm.

Più giorni di lavoro

Con il parere qui sotto allegato, il Consiglio ha innanzitutto chiesto l'ampliamento dell'impegno lavorativo preteso dai giudici di pace, così come dai magistrati onorari di tribunale e dai vice procuratori onorari, con innalzamento a tre giorni a settimana, comprensivi della partecipazione a non più di due udienze. Diversamente, la loro opera rischierebbe di risultare inadeguata alle effettive esigenze degli uffici e "disfunzionale al sistema".

Oltretutto, anche lo stesso concetto di "impegno" va meglio specificato nella riforma, chiarendo se esso comprenda solo l'attività di udienza o il lavoro complessivo che il magistrato onorario deve svolgere.

Stop all'aumento delle competenze

Il Csm invita anche ad andare cauti con l'incremento delle competenze dei giudici di pace, specie per i settori dei diritti reali e della comunione, come già sottolineato dalla commissione giustizia. Per il Consiglio, anche l'attribuzione di competenze nella materia della volontaria giurisdizione è "piuttosto ampia".

Sebbene, insomma, le motivazioni alla base della scelta di potenziare le competenze del giudice di pace nella materia civile siano reali e non arbitrarie, tale scelta è "non condivisibile e da rimeditare".

I compensi

Il Csm si occupa anche del trattamento retributivo, ritenendo che l'importo dell'indennità debba corrispondere all'impegno lavorativo richiesto, con aumento in misura pari ai 2/3 dei complessivi contributi previdenziali dovuti.

Ufficio per il processo

Il Consiglio superiore della magistratura, infine, valuta positivamente la decisione di impiegare i magistrati onorari all'interno dell'ufficio per il processo.

Tuttavia, andrebbe rimeditata l'esclusione totale del settore penale dal novero dei provvedimenti decisori: in tal modo, infatti, il supporto che il giudice professionale penale riceverebbe nell'ufficio per il processo risulterebbe notevolmente ridimensionato.


Data: 21/06/2017 15:00:00
Autore: Valeria Zeppilli