Asset swap: definizione e funzionamento
- Asset swap, come funzionano
- Reverse asset swap
- Asset swap: valore del contratto
- La nullità del contratto di asset swap
Asset swap, come funzionano
La determinazione dei flussi di cassa scambiati in un asset swap presuppone l'individuazione di uno specifico sottostante, rappresentato da un titolo di debito a tasso variabile (ovvero fisso) acquistato da una delle due controparti la quale, attraverso l'asset swap, desidera convertire la sua attività a tasso variabile (ovvero fisso) in una a tasso fisso (ovvero variabile) [1].
Nel caso in cui il titolo sottostante sia a tasso fisso, l'asset swap buyer paga il tasso fisso e riceve quello variabile, assumendo quindi una posizione lunga nello swap (c.d. long swap position). Per converso, l'asset swap seller riceve il tasso fisso e paga il variabile, assumendo quindi una posizione corta nello swap (c.d. short swap position). In caso di default del titolo obbligazionario, l'asset swap buyer cesserà il pagamento del tasso fisso, mentre l'asset swap seller continuerà a corrispondere il tasso variabile per la durata del contratto.
Reverse asset swap
Nei contratti di asset swap è possibile che la cedola legata all'obbligazione sia a tasso fisso o a tasso variabile.
Nel primo caso si parla semplicemente di asset swap, mentre nel secondo caso si parla più correttamente di reverse asset swap.
L'asset swap buyer corrisponde l'interesse ottenuto dall'obbligazione; in cambio, riceve dall'asset swap seller un interesse di altra natura.
Asset swap: valore del contratto
Gli asset swap sono generalmente strutturati in modo che il valore del contratto alla data di inizio dello stesso sia nullo. Questa circostanza si verifica in due casi[2]:
a) il valore attuale delle due gambe dello swap — ove l'attualizzazione viene eseguita
scontando entrambi i flussi di pagamenti con la stessa curva dei tassi spot — è il medesimo;
b) il prezzo del titolo sottostante è esattamente pari a 100[3].
La nullità del contratto di asset swap
Qualora non si verifichino i casi sub a) e b) il valore del contratto non è nullo. Per riportarlo al valore zero si può operare secondo due modalità[4]:
1) si innesta uno spread (denominato asset swap spread) sul tasso che definisce i flussi
di pagamenti periodici della gamba variabile;
2) si determina un contributo una tantum (denominato par adjustment).
Nella prassi operativa di mercato, l'ingegnerizzazione degli asset swap come sopra indicata, cioè che tenda a rendere nullo il valore del contratto al momento della stipula, comporta che la presenza di un asset swap spread svolge un ruolo segnaletico sulle caratteristiche del titolo sottostante in termini di classe di rating, scadenza e cedola, vale a dire in termini di valutazione del rischio di credito e di tasso di interesse implicito nell'obbligazione.
[1] Si precisa che qualora il titolo sottostante sia a tasso fisso il contratto si denomina reverse asset swap. Tuttavia questa distinzione terminologica non sempre viene adottata nella pratica operativa, definendo generalmente anche tale tipologia come asset swap.
[2] Si precisa che tali due casi rappresentano un'unica equivalenza matematica e che in tali computazioni si include sia il rischio di tasso di interesse sia il rischio di credito.
[3] Tale valore rappresenta infatti il prezzo di un titolo privo di rischio di credito a struttura cedolare corrispondente alla curva dei tassi spot al momento della stipula del contratto. Va da sé che in tal caso si ipotizza che la gamba variabile non presenti alcuno spread sulla curva dei tassi spot.
[4] Le due modalità non sono mutuamente esclusive e possono anche essere concorrenti al fine di raggiungere l'obiettivo dell'annullamento del valore del contratto. Va da sé che tali modalità possono anche essere utilizzate — in talune circostanze — per rendere diverso da zero il valore dell'asset swap ovvero per personalizzare la periodicità e i controvalori dei flussi di cassa oggetto dell'asset swap.
Data: 03/08/2017 16:30:00Autore: Giampaolo Morini