Responsabilità medica: la prova del nesso causale
Riflessioni sulla sentenza del Tribunale di Lecce n. 1021/2017
Avv. Francesco Pandolfi - La responsabilità di un sanitario (nel caso si pensi ad un suo sbaglio mentre svolge l'opera medica), va provata nel corso del giudizio per il risarcimento del danno.
Di particolare importanza, in questo tipo di cause, è la prova del nesso causale tra fatto ed evento.
Nella pratica il paziente viene accettato in ospedale per un ricovero o per una visita ambulatoriale: ne scaturisce un particolare rapporto in forza del quale alla persona è dovuta l'assistenza sanitaria che, a sua volta, comprende da un lato le prestazioni di carattere medico e, dall'altro, vitto alloggio e assistenza.
I vari tribunali e la stessa Corte di Cassazione in tanti anni si sono adoperati per classificare e definire questo tipo di "contratto" o fonte di obbligazioni.
Gli orientamenti sulla prova del nesso causale
Secondo un primo orientamento, è il paziente che prova la connessione causale tra azione (o omissione) del medico e il danno da lui riportato.
Un altro orientamento invece ritiene che il medico deve provare l'assenza del nesso di causalità tra il suo intervento e il danno patito dalla persona assistita.
Il Tribunale di Lecce (sentenza n. 1021/2017) ricorda che la Suprema Corte negli anni recenti si è accostata più al primo orientamento, sostenendo che in tema di responsabilità dell'ente ospedaliero per inesatto adempimento della prestazione sanitaria (inquadrabile nella responsabilità contrattuale) è a carico del danneggiato la prova dell'esistenza del contratto e dell'aggravamento della situazione patologica, oltre al nesso di causalità con l'azione o con l'omissione dei sanitari, restando a carico di questi ultimi la prova che la prestazione sia stata eseguita in modo diligente.
La vicenda
Ragionamenti e conclusioni, quelli sopra rappresentati, tratti dal caso specifico portato all'esame del Tribunale di Lecce: il paziente, per la prima volta presso il reparto di traumatologia della struttura sanitaria convenuta viene operato (osteotomia di valgizzazione tibiale sinistra).
A distanza di tempo però lamenta forti algie al ginocchio che compromettono la deambulazione.
Successivamente viene sottoposto a nuovo intervento chirurgico di artroprotesi ginocchio sinistro in forma completa: sennonché, anche in questo caso, dopo alcuni mesi riprendono i dolori, che man mano si aggravano.
Più in avanti nel tempo, viene certificato il "fallimento della protesi di impianto e revisione", quindi sottoposto a nuovo intervento.
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Autore: Francesco Pandolfi