Animali al supermercato? Non c'è un divieto assoluto
Tanto emerge dalle recenti indicazioni del Ministero, ma occorre evitare ogni contatto tra animali e alimenti
di Lucia Izzo - È possibile portare con sé i propri animali domestici quando si va a fare la spesa al supermercato? La risposta non appare così scontata e va adeguatamente articolata tenendo presente le diverse precisazioni fornite negli ultimi mesi il ministero della salute.
Le precisazioni del ministero della salute
Da tali documenti (qui sotto allegati), compresa una recente nota (n. 32413/2017) inviata agli assessorati alla Sanità delle Regioni e delle Province autonome, si evince, infatti, che non sussiste un divieto assoluto circa l'ingresso degli animali domestici nei supermercati.
Tuttavia è necessaria una lettura in combinato con la normativa europea in materia: questa, infatti, richiede che debba essere evitato alcun contatto tra gli animali e gli alimenti, sia confezionati che non.
È il Regolamento CE 852/2004 a stabilire, all'Allegato II, capitolo IX punto 4, che all'uopo occorre predisporre procedure adeguate per controllare gli animali infestanti e per impedire agli animali domestici di accedere ai luoghi dove gli alimenti sono preparati, trattati o conservati. In sostanza si vuole impedire che l'accesso sia fonte di contaminazioni.
Ciò significa che, laddove l'accesso degli animali domestici negli spazi aperti al pubblico non contrasti con quanto previsto dal citato Regolamento Comunitario, questo debba essere consentito: in sostanza, laddove siano predisposte misure idonee ad escludere che gli animali vengano a contatto diretto o indiretto con gli alimenti sia sfusi che confezionati.
Sì agli animali nei supermercati ma con opportune formalità
In effetti, spiega il Ministero, di base l'accesso degli animali domestici, rappresentando una possibile fonte di contaminazione per gli alimenti in commercio, non è ammesso presso gli esercizi di vendita al dettaglio, ad esclusione dei cani guida per non vendenti e dei cani impiegati dalle Forze dell'Ordine.
Tuttavia, spiega la nota ministeriale, l'accesso è ipotizzabile ove sussistano condizioni per cui l'animale non si trovi nei medesimi locali dove sono preparati, trattati o conservati gli alimenti o in locali interni all'esercizio di vendita appositamente predisposti per accoglierli oppure in spazi all'esterno.
È possibile, tuttavia, che le autorità locali con propri regolamenti possono prevedere l'ingresso negli spazi di vendita, ma in tal caso l'operatore del settore alimentare (OSA) ha l'obbligo di stabilire, in autocontrollo, quali siano le potenziali condizioni in cui si può verificare contaminazione degli alimenti da parte degli animali presenti nei locali e adottare tutti gli accorgimenti opportuni, formalizzandoli in procedure scritte di autocontrollo.
L'OSA potrà prevedere di vietare l'accesso degli animali soltanto qualora non possa gestire in altro modo il rischio di contaminazione. Tuttavia, laddove contravvenga a quanto disposto dalla normativa, andrà incontro alle sanzioni previste dal d.lgs. 193/2007.
Autore: Lucia Izzo