Pensioni donne: due anni in meno per chi ha figli
di Gabriella Lax - Fino a due anni in meno di contributi per le lavoratrici con figli. Questa è una delle ipotesi del Governo a proposito di Ape social al femminile. Della seconda fase della riforma previdenziale si è discusso ieri, al tavolo con i sindacati al ministero del Lavoro. Il ministro Giuliano Poletti ha precisato di voler tornare, dal 2019, al sistema di rivalutazione delle pensioni, per l'adeguamento degli assegni al costo della vita, rispetto alla riforma Fornero del 2012.
Pensione: sconto per le donne con figli
Una delle ipotesi per l'accesso delle donne all'Ape social è la riduzione dei requisiti contributivi per le donne con figli che intendono accedere alla misura. L'intenzione del Governo è allargare la platea delle donne che possono farvi ricorso. L'anticipo pensionistico consente il ritiro a 63 anni, senza costi per il lavoratore ed è riconosciuto ad alcune categorie svantaggiate.
In particolare, per le donne lo sconto sarebbe di sei mesi per figlio, fino a un massimo di due anni (con 4 figli). Così per le donne disoccupate gli anni di contributi richiesti scenderebbero da 30 a 28; le lavoratrici che svolgono attività gravose, scenderebbero da 36 a 34. Con questi cambiamenti il numero di donne che potrebbero accedere all'Ape social quest'anno arriverebbe a 15 mila, dalle 11mila iniziali.
L'obiettivo è riequilibrare le domande presentate dagli uomini, molti di più rispetto alle donne, in percentuale minore in ragione della carriera e dei versamenti previdenziali e contributivi.
Commissione mista per la rivalutazione delle pensioni
«E' meglio compiere prima un'analisi in modo da capire l'effetto della modifica del paniere sulla rivalutazione». Con queste parole Poletti ha evidenziato l'avvento di una commissione mista sulla separazione degli interventi di natura assistenziale e previdenziale, per la verifica della composizione del paniere relativo all'indice dei prezzi, punto di partenza per la rivalutazione delle pensioni.
La commissione sarà composta da ministero, sindacati e istituti interessati Istat, Inps e Eurostat.
Le critiche dei sindacati
Una proposta giudicata "minimalista" dalla segretaria generale della Cgil, Susanna Camusso, che, al contrario, invoca una "misura universale" che possa «valorizzare il lavoro di cura che svolgono prevalentemente le donne».
Come riporta il Sole 24 Ore per la Cisl si tratta di una risposta "parziale". Secondo Annamaria Furlan: «Assolutamente insufficiente – tuttavia - una misura importante perché allarga la platea dell'Ape social, cui pochissime donne hanno potuto accedere ma non basta». E il segretario generale Uil Carmelo Barbagallo afferma «sul lavoro di cura faremo noi una proposta perché quella avanzata dal Governo ci appare, seppur accettabile, ancora minimale – giudicando invece - positiva la decisione di costituire finalmente una commissione per procedere alla separazione della previdenza dall'assistenza».
Il prossimo incontro tra Governo e sindacati è fissato il 13 settembre.
Data: 08/09/2017 15:00:00Autore: Gabriella Lax