Avvocati: in arrivo multe per chi non rispetta l'equo compenso
di Valeria Zeppilli - L'equo compenso, del quale si sente tanto parlare negli ultimi tempi, è ricomparso con una notevole stretta nella bozza della prossima legge di bilancio (qui sotto allegata), che si ispira molto alla bozza "Orlando" e limita il suo campo di intervento ad una sola categoria di liberi professionisti: gli avvocati.
Ben lontana dall'idea di equo compenso per tutti i professionisti, la norma in fieri ha quindi un campo di applicazione decisamente più ridotto rispetto a quanto sembrava in un primo momento e ciò anche dal punto di vista dei contraenti rispetto ai quali viene prevista l'equità, che non ricomprendono le pubbliche amministrazioni.
Il compenso "proporzionato alla quantità e alla qualità del lavoro svolto, nonché al contenuto e alle caratteristiche della prestazione legale" entrerà quindi solo nelle convenzioni aventi ad oggetto lo svolgimento delle attività professionali in favore di imprese bancarie e assicurative, nonché di imprese che non rientrano nelle categorie delle microimprese o delle piccole o medie imprese.
Clausole vessatorie
La bozza di legge di bilancio, inoltre, tipizza una lunga serie di clausole inserite nelle convenzioni che prevedono l'equo compenso da considerarsi automaticamente vessatorie, in quanto determinano uno squilibrio contrattuale significativo a carico dell'avvocato, anche in ragione della non equità del compenso.
Ci si riferisce, tra le altre, alle clausole che consentono al cliente la modifica unilaterale delle condizioni contrattuali, la facoltà di rifiutare di stipulare in forma scritta alcuni elementi essenziali del contratto e la facoltà di pretendere prestazioni aggiuntive a titolo gratuito da parte dell'avvocato.
La vessatorietà delle clausole comporta la loro nullità, che opera a vantaggio del solo avvocato. Il contratto, invece, resta comunque valido.
Sanzioni
L'aspetto più interessante della norma riguarda, tuttavia, la previsione di specifiche sanzioni da applicare nel caso in cui vengano giudizialmente accertate la non equità del compenso e la vessatorietà di una delle clausole della convenzione. In tale ipotesi, infatti, si prevede che il giudice non solo dichiari la nullità della clausola e determini il compenso dell'avvocato, ma disponga anche la condanna della parte soccombente o al pagamento in favore della Cassa delle ammende o del Fondo unico di garanzia di una somma che va da 258 a 2.065 euro o al versamento all'entrata del bilancio dello Stato di una somma di importo corrispondente al contributo unificato dovuto.
Sulla destinazione delle sanzioni, nella bozza della legge di bilancio sono ancora presenti entrambe le versioni.
Autore: Valeria Zeppilli