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Cassazione: genitori sempre condannati per le botte

Se la violenza è sistematica, l'animus corrigendi non vale ad escludere il reato di maltrattamenti


di Valeria Zeppilli – I genitori che maltrattano il figlio minorenne non possono nascondersi dietro alla scusa dell'animus corrigendi per salvarsi dalla condanna penale per il reato di cui all'articolo 572 del codice penale.

Con la sentenza numero 52996/2017 del 21 novembre (qui sotto allegata), la Corte di cassazione ha così confermato la condanna inflitta a una madre e un padre che avevano maltrattato il figlio minorenne "percuotendolo con bastoni, scope ed altri oggetti, schiaffeggiandolo e sculacciandolo con mano aperta o pugno, rivolgendogli bestemmie, parole scurrili ed offensive, mantenendolo in condizioni igieniche e sanitarie insufficienti per la sua salute".

Botte ai figli: l'irrequietezza non giustifica

Sposando la posizione già assunta dalla Corte d'appello, la Cassazione ha ritenuto irrilevante la tesi difensiva con la quale i genitori avevano tentato di giustificare i comportamenti loro contestati appigliandosi allo jus corrigendi. Infatti la violenza sistematica in danno del minore concretizza gli estremi del delitto di maltrattamenti sotto il profilo oggettivo e soggettivo, anche se si tratta di un comportamento sostenuto da animus corrigendi.

Di conseguenza, ai fini dell'accertamento della rilevanza penale della condotta risultava del tutto ininfluente indagare circa la causa dell'irrequietezza del minore, posto che un'eventuale risposta sul punto non avrebbe comunque potuto giustificare i maltrattamenti, riconducendoli a finalità educative.

Senza considerare che, peraltro, ogni censura in argomento risulta comunque non consentita in sede di legittimità, trattandosi, nella sostanza, di un tentativo di eseguire un nuovo apprezzamento delle prove già valutate dal giudice del merito.

Data: 21/11/2017 18:22:00
Autore: Valeria Zeppilli