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Infortuni sul lavoro: il documento di valutazione dei rischi

Gli obblighi del datore di lavoro in materia di prevenzione degli infortuni secondo la Cassazione


Avv. Francesco Pandolfi - Lo svolgimento di qualsiasi attività lavorativa da parte di un dipendente va tutelata da parte del datore per ogni aspetto attinente la salute psicofisica: nulla può essere lasciato al caso in una materia così complessa e delicata.

Prevenzione infortuni, gli obblighi del datore di lavoro

In materia di prevenzione degli infortuni, il datore di lavoro è chiamato a:

1) predisporre ed aggiornare il documento di valutazione dei rischi, la cui disciplina si trova nel D. Lgs. n. 81/2008,
2) all'interno del documento egli deve indicare in maniera chiara e specifica i fattori di pericolo presenti all'interno dell'azienda o sede di lavoro, in relazione alla singola lavorazione o all'ambiente di lavoro,
3) inoltre deve indicare le misure di precauzione e i dispositivi per tutelare la salute e la sicurezza dei lavoratori,
4) importante sottolineare che il conferimento a terzi della delaga per la predisposizione del documento non esonera il datore dall'obbligo di appurarne l'adeguatezza e l'efficacia, di informare i lavoratori dei rischi connessi alle lavorazioni in esecuzione e di fornire loro un'adeguata formazione,
5) accertarsi che il dipendente rispetti scrupolosamente le regole in materia di prevenzione infortuni, ad esempio indossando scarpe antinfortunistiche o simili.
Si tratta di regole generali ma importantissime, tratte da una recente sentenza della Cassazione (n. 27295/2017).

La Cassazione sugli infortuni sul lavoro

Nella vicenda, la Corte di Appello riforma integralmente la sentenza di assoluzione del Tribunale, dichiarando l'amministratore unico di una società responsabile del reato di omicidio colposo con violazione della disciplina antinfortunistica (l'operaio effettua una manovra in assenza di precise indicazioni procedurali sull'utilizzo di un carroponte, manovra che si rivela per lui letale).
I profili di colpa individati sono tre:
1) il datore omette di effettuare la valutazione dei rischi,
2) omette di approntare in sicurezza lo stato dei luoghi di lavoro,
3) omette di chiedere espressamente al dipendente l'osservanza delle regole antinfortunistiche.
In pratica, prendendo spunto dalla sentenza commentata, si vede chiaramente come molte vite umane possono essere salvate semplicemente adottando una metodologia di lavoro scrupolosa, in piena osservanza dell'insieme di disposizioni normative create appositamente per il presidio e la tutela della persona che lavora.
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Data: 31/03/2018 11:37:00
Autore: Francesco Pandolfi