Portarsi l'amante in casa è reato
Per la Cassazione integra il reato di maltrattamenti in famiglia il marito che costringe la moglie ad accettare passivamente la presenza dell'amante in casa. Ne parliamo in "Diritto pret-a-porter" la rubrica dell'avv. Barbara Pirelli
Nella puntata di oggi della rubrica "Diritto-pret-a-porter" ideata dall'avv. Barbara Pirelli, parliamo del reato di maltrattamenti in famiglia. Secondo la Cassazione (cfr., sentenza n. 16543/2017), il marito che costringe la moglie ad accettare passivamente la presenza dell'amante in casa, con il quale l'uomo intrattiene rapporti intimi, è responsabile del reato ex art. 572 c.p.
Mettere le corna in casa alla moglie è reato
Una vecchia canzone di Renato Zero, ancora attualissima, diceva: "il triangolo no, non l'avevo considerato".
E sicuramente un menage a trois, all'interno del proprio matrimonio, non l'aveva considerato la donna protagonista di questa vicenda giudiziaria.
La donna, per tanto tempo, era stata costretta dal marito ad accettare passivamente che lo stesso portasse in casa la propria amante, per avere rapporti intimi.
La moglie tollerando, suo malgrado, l'atteggiamento prepotente del marito, aveva sopportato sofferenze fisiche e morali. Giunta al limite della sopportazione decideva di ribellarsi denunciando l'uomo.
La Suprema Corte di Cassazione, con la sentenza in commento, ha ritenuto l'uomo, per le azioni umilianti inflitte alla moglie, responsabile per il reato di maltrattamenti in famiglia di cui all'art. 572 c.p.
Determinante per inchiodare l'uomo, alle proprie responsabilità, sono state la relazione di servizio e il contenuto delle telefonate intercorse tra l'imputato e la persona offesa.
Le dichiarazioni della donna sono state ritenute attendibili sia "sotto il profilo della intrinseca linearità sia sotto il profilo della correttezza estrinseca".
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La moglie tollerando, suo malgrado, l'atteggiamento prepotente del marito, aveva sopportato sofferenze fisiche e morali. Giunta al limite della sopportazione decideva di ribellarsi denunciando l'uomo.
La Suprema Corte di Cassazione, con la sentenza in commento, ha ritenuto l'uomo, per le azioni umilianti inflitte alla moglie, responsabile per il reato di maltrattamenti in famiglia di cui all'art. 572 c.p.
Determinante per inchiodare l'uomo, alle proprie responsabilità, sono state la relazione di servizio e il contenuto delle telefonate intercorse tra l'imputato e la persona offesa.
Le dichiarazioni della donna sono state ritenute attendibili sia "sotto il profilo della intrinseca linearità sia sotto il profilo della correttezza estrinseca".
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Autore: Barbara Pirelli