Bullismo e Hikikomori
Avv. Barbara Pirelli - Il bullismo può essere definito come un disagio sociale deviante che si estrinseca in violenza fisica e psicologica perpetrata nel tempo, in danno di soggetti particolarmente deboli; è un fenomeno che si sviluppa in ambiente scolastico o, comunque, in tutti quelle realtà aggregative frequentate da ragazzi. Le vittime di bullismo possono facilmente ammalarsi di depressione, compiere atti autolesionistici, rifugiarsi nella dimensione dell'Hikikomori o nella peggiore delle ipotesi togliersi la vita.
Ma cos'è l'Hikikomori?
Questa strana parola è giapponese e letteralmente significa "stare in disparte".
Va preliminarmente precisato che questo fenomeno nasce in Giappone intorno agli anni '80 ma nel giro di pochi anni si è diffuso anche in altre parti del mondo. I fattori scatenanti del disagio sono molteplici tra questi pare sia determinante la mancanza di una figura paterna contrapposta ad una eccessiva protezione materna. In Giappone i ragazzi colpiti da questo disagio sono principalmente maschi primogeniti appartenenti ad un ceto sociale medio alto mentre si registra una percentuale molto bassa, circa il 10%, di ragazze colpite da questo fenomeno.
In buona sostanza i ragazzi colpiti da questo disagio trascorrono gran parte delle giornate rinchiusi nella loro cameretta, dormono durante il giorno e vivono di notte, sono molto attivi nel mondo virtuale nel quale comunicano nascondendosi dietro profili fittizi.
L' Hikikomori è sostanzialmente una forma di auto-esclusione dalla società da parte di adolescenti o ragazzi maggiorenni che non hanno la forza di attivarsi nella costruzione del proprio futuro. Un altro fenomeno culturalmente collegato con l' Hikikomori è il c.d. "parasite single", con questo termine si indicano giovani donne e uomini che pur avendo superato i trent'anni decidono di continuare a vivere con i propri genitori senza rendersi autonomi economicamente; in pratica appartengono a questa categoria sociale quei giovani che qui in Italia sono definiti "bamboccioni".Si ricorda che il termine "bamboccioni" fu riproposto con successo dall'ex ministro delle Finanze Tommaso Padoa- Schioppa che il 4 ottobre del 2007, davanti alle Commissioni Bilancio di Camera e Senato disse:"mandiamo i bamboccioni fuori di casa ". Fatta questa breve digressione è importante precisare che tra le cause scatenanti il disagio dell' Hikikomori vi sono alcune forme di bullismo ma anche un cattivo rendimento scolastico. E' proprio durante il periodo scolastico che si verifica con maggiore incisività questa forma di disagio sociale;dunque, i primi campanelli di allarme sono: le assenze scolastiche, l'abbandono di attività sportive e l'uso sregolato e continuativo di Tv, videogiochi e internet.
Anche se questo disagio sociale sta prendendo piede solo di recente in Italia (le ultime stime parlano di migliaia di casi), qualcuno ha cominciato ad occuparsene seriamente; grazie a Marco Crepaldi, laureato in psicologia sociale, è stata fondata la prima associazione nazionale denominata "Hikikomori Italia" che fornisce informazione e supporto sul fenomeno. Sull'argomento sono stati scritti anche dei libri , in merito si segnalano :" Hikikomori, narrazione da una porta chiusa" e "La volontaria reclusione" entrambi scritti da Carla Ricci, antropologa culturale, casa editrice Aracne.
Si segnala, altresì, la lettura del romanzo "Welcome to the N.H.K. scritto da Tatsuhiko Takimoto e poi diventato anche fumetto Manga e Anime, cioè film di animazione giapponese. Protagonista di questo romanzo è Tatsuhiro Sato un giovane hikikomori e anche né-né (con questo termine si indicano le persone non impegnate nello studio, né nel lavoro né nella formazione). Un giorno mentre Sato è nel suo appartamento ad oziare alla sua porta bussa un'anziana Testimone di Geova accompagnata da una ragazza di nome Misaki. Questa ragazza si offre di aiutare Sato invitandolo a seguire le sue lezioni private di psicoanalisi .
Data: 27/05/2018 15:00:00Autore: Barbara Pirelli