Somministrazione lavoro e staff leasing: evoluzioni della questione Francesco Chinni e Sergio Di Dato - 02/12/24  |  Il licenziamento del lavoratore a seguito di un controllo occulto e la privacy Andrea Pedicone - 24/11/24  |  La scienza smascherata United Lawyers for Freedom - ALI Avvocati Liberi - 21/06/23  |  Compiti a casa: i docenti devono usare il registro elettronico  Redazione - 12/04/23  |  Annullate multe over50: la prima sentenza United Lawyers for Freedom - ALI Avvocati Liberi - 26/03/23  |  

Assegnazione temporanea dipendenti pubblici

La tutela delle esigenze della famiglia e dei minori viene prima di quella dell'organizzazione dei pubblici uffici


Avv. Francesco Pandolfi - Nel caso in cui: a) un pubblico dipendente abbia un figlio di età inferiore ai tre anni, b) l'attività lavorativa dell'altro genitore sia localizzata presso la Provincia o la Regione della sede ambita, c) esista un posto disponibile presso la sede di destinazione, egli potrà presentare un'istanza di assegnazione secondo le regole dettate dall'art. 42-bis D.lgs. n. 151/2001.

L'istanza di assegnazione ex art. 42 bis D. Lgs. 151/01

[Torna su]

Diciamo in sintesi che lo scopo per il dipendente è dunque essere assegnato, anche in modo frazionato e per un periodo complessivamente non superiore a tre anni, ad una sede di servizio ubicata nella stessa provincia o regione nella quale l'altro genitore esercita la propria attività lavorativa.

Cosa fa l'amministrazione dopo la domanda

[Torna su]
Il beneficio di cui parliamo è sottoposto ad una valutazione relativamente discrezionale dell'amministrazione ed è soggetto ad una doppia condizione, visto che la norma lo ammette a patto che vi sia un posto vacante e disponibile di corrispondente posizione retributiva e vi sia assenso delle amministrazioni di provenienza e destinazione.
Nel caso in cui l'amministraziona decida per il "no" sulla domanda, il dissenso deve essere limitato a casi o a esigenze eccezionali e deve essere motivato accuratamente.
Quando parliamo di "amministrazione" secondo l'accezione accolta da questa particolare norma, facciamo riferimento a tutte le amministrazioni dello Stato, compresi gli istituti e scuole di ogni ordine e grado ed istituzioni educative, aziende e amministrazioni dello Stato ad orientamento autonomo, Regioni, Province, Comuni, Comunità montane loro consorzi e associazioni, istituzioni universitarie, istituti autonomi case popolari e così via.

A che cosa serve la domanda

[Torna su]

Per il dipendente, serve a rendere effettivo il diritto all'unità della famiglia, garantendo la convivenza del nucleo familiare; si tratta di una forma di tutela prioritaria per le esigenze della famiglia e dei minori, che riflette la preminenza dell'interesse pubblico alla protezione del nucleo familiare rispetto a quello dell'organizzazione e del buon andamento dei pubblici uffici.
Per l'amministrazione, serve ad individuare accuratamente le esigenze organizzative, chiarendo quali siano le eventuali carenze di organico che confortano l'eventuale diniego.

A che cosa serve il ricorso

[Torna su]
Nel caso l'amministrazione neghi il beneficio, l'Ordinamento offre al dipendente la possibilità di presentare scritti difensivi e un ricorso in sede giudiziale.
Con l'atto giudiziale il ricorrente mira a rimuovere l'ostacolo alla concessione del beneficio frapposto dall'amministrazione.
A proposito di ricorsi, va detto che gli orientamenti ultimi delle varie Corti e Tribunali vanno sempre di più verso il rafforzamento della tutela del nucleo familiare.
Altre informazioni su questo argomento?
Contatta l'Avv. Francesco Pandolfi
3286090590
avvfrancesco.pandolfi66@gmail.com
Data: 18/06/2018 11:30:00
Autore: Francesco Pandolfi