Stretta del Governo sul diritto d'asilo
di Gabriella Lax – Tempi duri per i richiedenti asilo. Saranno previsti maggiori controlli riguardo il permesso di soggiorno umanitario. A stabilirlo è la circolare del ministero dell'Interno che è stata recapitata alle prefetture italiane e ai responsabili delle commissioni per il riconoscimento delle tutele internazionali.
Un'attività che si completa, come ha specificato il ministro dell'Interno Matteo Salvini, con lo spostamento di 42 milioni dei fondi per l'immigrazione dall'accoglienza alla voce rimpatri. Dalla rigidità del provvedimento restano esclusi donne incinte, bambini e rifugiati che potranno rimanere nel nostro Paese.
Migranti, tempi duri per i richiedenti asilo
Secondo i dati dei permessi di soggiorno presentati da Salvini essi sono quattro volte più numerosi rispetto a quelli relativi allo status di rifugiato: dunque 28% contro 7% per il 2017. Ricorda il vice premier come il permesso di soggiorno per motivi umanitari è concesso in una serie di ipotesi «collegate allo stato di salute, alla maternità, alla minore età, al tragico vissuto personale, alle traversie affrontate nel viaggio verso l'Italia, alla permanenza prolungata in Libia, per arrivare a essere uno strumento premiale dell'integrazione».
Dunque, in molti casi finora, il permesso di soggiorno è stato concesso a un gran numero di persone che, anche in base alla normativa europea sul diritto d'asilo, non avevano, al momento dell'ingresso in Italia, i requisiti per la protezione internazionale e «permangono sul territorio con difficoltà d'inserimento e con consequenziali problematiche sociali che, nel quotidiano, involgono anche motivi di sicurezza». Avvertiti dunque i collegi per il riconoscimento del diritto d'asilo sulla necessità di tirare il freno a mano riguardo «all'esame delle circostanze di vulnerabilità degne di tutela che, ovviamente, non possono essere riconducibili a mere e generiche condizioni di difficoltà».
Il primo passo della nuova regolamentazione comporta la riduzione dei tempi per l'esame delle istanze, connesso alla permanenza nei centri di accoglienza; i lunghi tempi di attesa infatti, oltre ad essere lesivi dei diritti di chi fugge da guerre o persecuzioni, non consentendo un rapido riconoscimento della protezione internazionale, comportano rilevanti oneri a carico dell'Erario. I 50 collegi valutativi, ubicati nelle diverse realtà territoriali, per questo motivo dovranno lavorare a ritmo continuativo (cinque giorni a settimana).
Data: 06/07/2018 17:00:00Autore: Gabriella Lax