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Pedaggio: cosa rischia chi non lo paga

Per la Cassazione rischia una condanna per insolvenza fraudolenta chi prende l'autostrada con l'intento di non pagare il pedaggio


di Lucia Izzo - Rischia una condanna per insolvenza fraudolenta chi prende l'autostrada con l'intento di non pagare il pedaggio, dissimulando il proprio stato di insolvenza. Aggrava la condotta la circostanza che i passaggi autostradali furono ripetuti e svolti per un periodi significativo


Lo ha stabilito la Corte di Cassazione, seconda sezione penale, nella sentenza n. 38467/2018 (qui sotto allegata) pronunciandosi sul ricorso di due uomini (conducente del veicolo e amministratore della società proprietaria del mezzo) condannati per insolvenza fraudolenta.

Al conducente, autore materiale della condotta, era contestato l'aver preso più volte l'autostrada senza pagare, passando nella corsia riservata, dichiarando di versare nella momentanea impossibilità di adempiere al pagamento del pedaggio autostradale per il mancato possesso di denaro contante.

Innanzi agli Ermellini la difesa tenta di smontare il capo d'accusa rilevando che in una simile ipotesi non sarebbe configurabile la dissimulazione dello stato d'insolvenza richiesto dalla norma e criticando la mancanza di argomentazioni circa la consapevolezza dello stato di insolvenza, nonché con riferimento al preordinato intento di non adempiere all'obbligazione, in mancanza del quale è configurabile si sarebbe configurato un mero inadempimento contrattuale.


Gli Ermellini, tuttavia, ritengono di rigettare in toto il ricorso. Circa la sussistenza degli estremi del reato di cui all'art. 641 c.p., in particolare sotto il profilo della dissimulazione dello stato d'insolvenza, i giudici ritengono che la Corte d'Appello si sia allineata con i principi da lungo tempo precisati dalla giurisprudenza di legittimità.

Insolvenza fraudolenta prendere l'autostrada senza pagare il pedaggio

Infatti, secondo i precedenti in materia, anche il silenzio serbato al momento dell'ingresso in autostrada è idoneo alla dissimulazione dello stato di insolvenza, riscontrabile pertanto nel comportamento di chi prenda in consegna il talloncino aderendo, in tal modo, all'offerta contrattuale proveniente dal gestore del servizio autostradale (da ultimo, Cass., n 116863/2016).

Nel caso in esame, la circostanza che i passaggi autostradali furono ripetuti e si svolsero per un periodo di tempo significativo dà logicamente conto della esistenza del pregresso stato di insolvenza.

Quanto all'elemento soggettivo del reato, la Cassazione rammenta che la prova della preordinazione dell'inadempimento può essere desunta anche da argomenti induttivi seri e univoci, ricavabili dal contesto dell'azione, nell'ambito del quale anche il silenzio può acquistare rilievo come forma di preordinata dissimulazione dello stato di insolvenza, quando fin dal momento della stipula del contratto sia già maturo, nel soggetto, l'intento di non far fronte agli obblighi conseguenti.


Nel caso di specie, in coerenza con tali linee interpretative, il reiterato passaggio nella corsia riservata si configura come univocamente indicativo della volontà di contrarre un'obbligazione con il proposito di non adempierla.

Per quanto riguarda la posizione del rappresentante legale della società cui l'autocarro era intestato e, dunque, "beneficiaria" delle prestazioni non corrisposte, la particolare qualità rivestita, la natura non affatto occasionale dei passaggi e l'essersi reso inadempiente ai solleciti di pagamento rivolti alla società, configurano un quadro indiziario logicamente idoneo ad asseverare il suo personale e consapevole coinvolgimento, quantomeno a livello di concorrente morale.
Data: 19/08/2018 16:00:00
Autore: Lucia Izzo