Reati contro la P.A.: arriva l'agente sotto copertura
Il ddl "spazza corrotti" ammette di avvalersi di agenti infiltrati nei pubblici uffici al fine di scovare chi si rende colpevole di reati in materia di corruzione
di Lucia Izzo - Il ddl anticorruzione approvato dal Consiglio dei Ministri alcuni giorni fa (leggi Approvato il ddl spazzacorrotti: tutte le misure) ha previsto una serie di misure per contrastare la corruzione nella P.A. fortemente volute dal Movimento 5 Stelle, che ha presto ribattezzato il provvedimento predisposto dal ministro Bonafede come legge "spazza-corrotti".
per approfondimenti: Approvato il ddl spazzacorrotti: tutte le misure
Spazzacorrotti: arriva l'agente sotto copertura, "moderno Donnie Brasco"
In attesa del vaglio parlamentare, ha destato particolare scalpore la proposta di impiegare il c.d. "agente sotto copertura" nei pubblici uffici. Gli agenti di polizia in incognito, quindi, non saranno più utilizzati, come avvenuto sin ora, per smascherare i colpevoli che si macchiano di reati inerenti la mafia o al terrorismo oppure, come praticato dalla Polizia Postale, nelle inchieste contro la pedopornografia.
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Nella sua "Lettera ai corrotti (o potenziali tali) d'Italia" pubblicata su Facebook, il vicepremier Di Maio ha avvertito che, con lo Spazza Corrotti, "mentre ti propongono la tangente ci potrebbe essere un infiltrato delle forze dell'ordine proprio al tuo fianco perché pensi che faccia parte della combriccola. E invece è lì per arrestarti, un moderno Donnie Brasco".
Di Maio ha aggiunto che "La figura dell'infiltrato, infatti, potrà ora occuparsi anche di corruzione grazie al nostro impegno. Avrete il terrore di accettare quella tangente e quindi magari non lo farete.".
L'infiltrato nei pubblici uffici
Il provvedimento approvato dal CdM va a modificare la legge 16 marzo 2006, n. 146, sostituendo con un nuovo dettato l'art. 9, comma 2, della legge stessa: la norma prevede la causa di non punibilità per tutta una serie di agenti di polizia che svolgono specifiche operazioni al fine di acquisire elementi di prova per tutta una serie copiosa di delitti.
Secondo il passaggio inserito nella bozza diffusa recentemente (qui sotto allegata), si escluderebbe la punibilità per coloro che "corrispondono denaro o altra utilità in esecuzione di un accordo illecito già concluso da altri, promettono o danno denaro o altra utilità richiesti da un pubblico ufficiale o da un incaricato di pubblico servizio o sollecitati come prezzo della mediazione illecita verso un pubblico ufficiale o un incaricato di pubblico servizio o per remunerarlo o compiono attività prodromiche e strumentali".
In sostanza, gli agenti faranno in modo di entrare nel giro, fingendo di partecipare attivamente alle attività, ma in realtà si occuperanno di acquisire informazioni sufficienti prima di entrare in azione contro i colpevoli.
Inizialmente, la rivoluzione M5S in materia di corruzione, prevedeva l'inserimento anche del c.d. agente provocatore il quale avrebbe avuto un ruolo attivo, "provocando" i funzionari ad accettare le tangenti (leggi: L'agente provocatore). Tuttavia, a seguito delle stroncature alla misura, l'agente provocatore è stato abbandonato ed è rimasto solo quello sotto copertura, ovvero l'infiltrato negli uffici pubblici.
Tuttavia, anche nei confronti dell'agente undercover, già previsto dalla Convenzione Onu di Merida del 2003, ruotano diverse perplessità, in particolare quelle di autorevoli esponenti della magistratura. Dall'altro, invece, l'innovazione è supportata da giuristi ed esperti ben più possibilisti che guardano all'esempio di paesi dove questa prassi è consolidata da tempo, ad esempio gli Stati Uniti.
Autore: Lucia Izzo