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Paradisi fiscali

Cosa sono i paradisi fiscali, spesso meta di evasori, che in virtù di accordi e convenzioni che accrescono i controlli sono destinati a diminuire


di Annamaria Villafrate - Si rassegnino tutti coloro che hanno in mente in futuro di fuggire "fiscalmente" dall'Italia in uno dei tanti agognati paradisi fiscali. Da qualche anno, a livello europeo e internazionale sta aumentando la collaborazione tra paesi per evitare questo fenomeno.

Vediamo di capire esattamente che cosa si intende per paradiso fiscale, quali sono i criteri per etichettare un paese come tale e infine che cosa sono la black list, la white list e che cosa si intende per paesi a concorrenza fiscale dannosa.

Cosa sono i paradisi fiscali

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Per paradisi fiscali si intendono tutti quei paesi che, soprattutto su conti o depositi bancari, applicano tasse ridotte o nulle. La politica fiscale applicata da questi Stati attrae capitali, spesso con la finalità, da parte del contribuente straniero, di eludere il fisco del proprio paese d'origine.

Quando si parla di paradisi fiscali però non si fa riferimento solo a paesi che applicano condizioni di favore limitatamente ai contratti bancari. Si tratta spesso anche di paesi con normative che, grazie a un segreto bancario rigido riescono a tenere nascoste certe operazioni o che offrono condizioni di particolare favore a chiunque voglia aprire una società al loro interno o che non richiedono troppi requisiti per ottenere le licenze necessarie per effettuare investimenti o ancora che permettono l'emissione di particolari titoli azionari.

Per tutte queste ragioni, i paradisi fiscali sono spesso meta ideale sia della criminalità organizzata, ma anche di società multinazionali che voglio guadagnare risparmiando il più possibile sulle tasse.

Classificazione OCSE

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Chiarito che cosa si intende per paradiso fiscale, occorre precisare che i paesi considerati "paradisi fiscali" sono stati classificati dall'OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) in base alle seguenti determinate caratteristiche:

Concorrenza fiscale dannosa

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Sempre l'OCSE ha coniato un termine, ovvero paesi a concorrenza fiscale dannosa, per definire quei paesi che, in presenza di determinate caratteristiche fiscali di favore, costituiscono un pericolo per gli altri paesi, perché impediscano agli altri stati di concorrere economicamente su un piano di parità. Si tratta di paesi con una legislazione fiscale interna che non favorisce lo scambio di informazioni tra stati, che applicano tassazioni pressoché nulle, che non sono trasparenti nel compiere certe transazioni, che presentano condizioni fiscali di favore solo per i redditi prodotti in paesi esteri e che sono capaci di attirare società estero al solo fine di mascherare i flussi di denaro e movimenti di capitali.

Black list dei paradisi fiscali

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Nel tempo, al fine di individuare quei paesi che presentano regimi fiscali di favore, è nata la black list dei paradisi fiscali, una vera e propria lista nera all'interno della quale sono elencati tutti quei paesi che si caratterizzano per una tassazione minima o pari a zero e per un sistema di comunicazione che non prevede alcuno scambio informativo con gli altri Stati, meccanismo che agevola l'evasione fiscale da parte dei contribuenti.

Tornando alla black list dei paradisi fiscali, è necessario precisare che in realtà ne esistono di due tipi, in base a due diverse classificazioni:

Presunzione residenza fiscale

Questo criterio di classificazione riguarda la presunzione di residenza relativo alle persone fisiche. L'elenco dei paesi è contenuto nel Decreto ministeriale del 4 maggio 1999, emanato per dare attuazione all'art. 2, comma 2 del DPR n. 917/86, che disciplina proprio la residenza fiscale delle persone fisiche che si trasferiscono in uno dei paesi della black List.

Ai sensi dell'art. 2, nel momento in cui un soggetto si trasferisce in uno dei paesi della lista nera viene posto a suo carico l'onere probatorio contrario alla presunzione di residenza fittizia straniera.

Insomma, per il nostro sistema fiscale, chi si trasferisce all'estero deve dimostrare che lo ha fatto per ragioni diverse a quelle legate al mero "risparmio" o evasione fiscale.

Alla luce di quanto detto, ecco quali sono i paradisi fiscali ai fini IRPEF, elencati nell'art. 1 del D.M. 4 maggio 1999:

Misura della tassazione

Il secondo criterio di classificazione dei paesi considerati paradisi fiscali riguarda la misura della tassazione, così come indicato nell'art 167, comma 4, del DPR n. 917/86.

Criterio che, frutto delle indicazioni OSCE, si basa sulla presenza nello Stato di residenza o localizzazione della società partecipata o controllata di un livello nominale di tassazione inferiore al 50% rispetto a quello applicabile in Italia, intendendosi per livello nominale di tassazione del regime fiscale generale di uno stato l'aliquota nominale di imposizione societaria, tenendo comunque presenti le regole di formazione della base imponibile, visto che anche queste potrebbero contribuire a definire un livello di tassazione decisamente più favorevole.

Detto questo, come deve essere effettuato il raffronto tra tassazioni di due paesi diversi per stabilire se il livello nominale di tassazione societaria del paese straniero è inferiore a quella italiano?

Per verificare se un paese possa o meno rientrare nella lista bianca (White List) in contrapposizione alla Black list, si deve fare applicazione dei criteri indicati dalla circolare Agenzia delle Entrate n. 51/E/2010 considerando:

Ecco i paesi per i quali la valutazione di paradiso fiscale avviene in base alla misura della tassazione applicata:

White List dei paesi collaborativi

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Così come è stata redatta la black list, si è pensato anche si redigere una white list contenente l'elenco di tutti i paesi che hanno aderito a convenzioni e accordi di trasparenza e collaborazione amministrativa e fiscale, al fine di scongiurare il fenomeno elusivo che negli ultimi anni, a causa della crisi economica, ha recato non pochi danni alla nostra economia e tra i quali meritano di essere menzionati:

Questi i paesi che nel 2018 rientravano nella white list:

Data: 08/02/2019 12:00:00
Autore: Annamaria Villafrate