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L'oro di Bankitalia non si tocca

Le riserve auree di Banca Italia risultano "vincolate" dalla normativa Europea, da qui la necessità di fare chiarezza sulla loro proprietà


di Annamaria Villafrate - Le riserve auree della Banca d'Italia tornano ciclicamente a far parlare di sè. Negli ultimi giorni, a far discutere è la proposta di legge del leghista Claudio Borghi che vorrebbe venisse emanata una norma interpretativa che dica chiaramente che l'oro di palazzo Koch è degli italiani.

Ma l'idea di usare le riserve auree come soluzione di emergenza ai problemi dei conti dello Stato (vendendo i lingotti) ha accarezzato vari esecutivi (a partire da Prodi e Berlusconi). Dal Governo attuale arriva la smentita sui rumor secondo cui si starebbe pensando di utilizzare le riserve auree della Banca d'Italia per evitare l'innalzamento dell'Iva. Intanto, il ministro degli interni Salvini interrogato sulla questione ha dichiarato "L'oro di Bankitalia per sterilizzare Iva? Non l'ho studiata, non è cosa che conosco. Importante che sia certificato che quell'oro è degli italiani".

In effetti, è giusto sapere se, in presenza di una crisi finanziaria è possibile attingere oppure no a questa ricchezza. E soprattutto da dove viene e quanto ammontano le riserve auree?

Vediamo insieme:

Da dove viene l'oro della Banca d'Italia

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Come si evince da documenti di sintesi della Banca d'Italia, l'istituto (nato nel 1983 dalla fusione della banca nazionale del regno d'Italia, della banca nazionale Toscana e della banca toscana di credito) aveva una dotazione aurea iniziale di 78 tonnellate di oro, la maggior parte (86%) proveniente dalla banca nazionale del regno. Con l'attribuzione del monopolio esclusivo delle emissioni alla Banca d'Italia, nella metà degli anni '20 il Banco di Napoli e il Banco di Sicilia cedettero le proprie riserve auree a Bankitalia, la quale negli anni '30 aveva una riserva aurea superiore alle 561 tonnellate. Le vicissitudini della seconda guerra mondiale fecero diminuire di molto le riserve che tornarono ad aumentare solo nel dopoguerra e negli anni successivi, sino ad arrivare alle attuali consistenze di oltre 2.400 tonnellate.

Quanto valgono le riserve auree

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La Banca d'Italia è il quarto detentore al mondo di riserve auree (dopo la Federal Reserve statunitense, la Bundesbank tedesca e il Fondo monetario internazionale). Il quantitativo totale di oro detenuto è pari a 2.452 tonnellate ed è costituito soprattutto da lingotti e per una minima parte da monete. L'oro è custodito nei caveau della banca e in parte presso banche estere.

Le riserve auree valgono circa 90 miliardi di euro.

A chi appartiene l'oro della banca d'Italia

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L'oro della banca d'Italia dunque è degli italiani? La risposta non è affatto scontata.

Ecco cosa dicono il testo unico, il regolamento di Bankitalia e le disposizioni europee:

Il testo unico in materia valutaria

Il comma 2 dell'art. 4 del DPR n. 148 del 31 marzo 1988 "Approvazione del testo unico delle norme di legge in materia valutaria", dopo le modifiche apportate dal D.Lgs. 10 marzo 1998, n. 43 così dispone: "2. La Banca d'Italia provvede in ordine alla gestione delle riserve ufficiali, nel rispetto di quanto previsto dall'articolo 31 dello statuto del Sistema europeo di banche centrali e della Banca centrale europea."

Da qui il dubbio: se Banca d'Italia gestisce le riserve auree, la proprietà di chi è, visto che nessuna norma lo prevede?

Il regolamento della Banca d'Italia

Da un'attenta lettura dell'art. 61 del Regolamento generale della Banca d'Italia aggiornato a ottobre 2018, inoltre, emerge che l'istituto centrale:

I limiti dell'Unione Europea

Come anticipato, ai sensi dell'art 4, comma 2 del DPR n. 148/1988 la gestione delle nostre riserve auree è affidata alla Banca d'Italia, ma nel rispetto di quanto sancito dall'art. 31 dello statuto del Sistema europeo di banche centrali e della BCE. Gestione che è altresì sottoposta al divieto di finanziamento monetario stabilito dall'art 123 del Trattato UE che così dispone:

La proposta di legge di Borghi

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In sostanza, non esiste una norma con efficacia erga omnes che stabilisca che l'oro del nostro istituto di credito centrale sia di proprietà degli italiani.

Da qui la proposta di legge di Claudio Borghi (sotto allegata), come documentato anche dal dossier della Camera dei deputati (sotto allegata) si pone l'obiettivo di chiarire e riaffermare il principio secondo cui le riserve auree di Banca d'Italia sarebbero di proprietà dei cittadini.

Data: 14/02/2019 11:00:00
Autore: Annamaria Villafrate